A Bologna il film intero di PPP “Appunti per un romanzo sull’immondezza” (1970)

La proiezione che avrà luogo mercoledì 3 febbraio 2016 alle ore 18 al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna costituisce un vero e proprio evento. Il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna presenterà infatti le riprese filmate integrali che Pasolini  effettuò alla fine di aprile del 1970 per un film che doveva intitolarsi Appunti per un romanzo sull’immondezza (1970), di cui scrisse il commento in versi ma senza mai realizzarne il montaggio.
Sono ottantacinque minuti inediti nella loro interezza che sono stati ritrovati grazie a Mimmo Calopresti in qualità di direttore dell’ Archivio audiovisivo del Movimento Operaio, che tuttora li conserva.  Calopresti realizzò anche un documentario sul film incompiuto, Come  si fa a non amare Pier Paolo Pasolini (2005).
Appunti per un romanzo sull’immondezza nacque come tipico intervento pasoliniano: filmare lo sciopero degli spazzini di Roma che all’epoca lavoravano in drammatiche condizioni sanitarie, l’umiltà del loro lavoro quotidiano fra i rifiuti e gli scarti della società, nelle piazze e nelle strade romane. Pasolini filmò anche i volti dei netturbini impegnati nelle discussioni di rivendicazione e ne derivò uno straordinario quadro antropologico su un’umanità ignorata.

"Appunti per un romanzo sull'immondezza" (1970) di Pasolini. Fotogramma
“Appunti per un romanzo sull’immondezza” (1970) di Pasolini. Fotogramma

Come scrive Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi Pasolini di  Bologna, nel saggio Gli ultimi uomini, pubblicato su “Cineforum”, n. 549, novembre 2015, «Pasolini evoca paradossalmente una bellissima giornata di sole che coincide con il primo giorno dello sciopero (24 aprile 1970) e mescola l’italiano al romanesco “mimetico” e al latino. Quella bella giornata è un paradosso perché “gli scopini stavano a casa loro” e quindi Roma appare invasa dalla sporcizia e  dai rifiuti, ma è un giorno speciale perché per la prima volta i cittadini sono costretti a misurarsi con gli ultimi lavoratori della catena umana, i più disprezzati e ignorati, i più umili. Si deve  prendere coscienza “ch’esser scopino è un gran mistero. / Nessuno sa né dove né quando / viene ‘sta vocazione. / Tocca cercà, tocca cercà: e dove ti ritrovi? / In fonno ar mondo: laggiù/ bruciava un foco, magari sur mare; / o sotto ‘na montagna ci stava la carogna/ d’una pora gatta, che gli aveva detto male:/ chi l’avrebbe immagginato che sarebbe toccato a noi? / Eppure è venuta la vocazione / Noi apparteniamo all’Ordine degli Scopini / Ci rassomigliamo tutti come i  frati: / il primo voto sarebbe quello del silenzio”.
“In fondo al mondo” è una dimensione che Pasolini ha evocato sempre. È la stessa del mondo contadino friulano, delle borgate romane e del Terzo Mondo. Nei romanzi e nelle poesie, del resto, ha spesso  descritto le forme, la materia, i colori e il fetore dell’immondizia  che pullula nei paesaggi periferici di Roma come del Terzo mondo, segno di un’unica condizione umana di abbandono ed emarginazione, dove si staglia spesso un’immagine di morte (qui “la carogna/ d’una pora gatta”). Reietti sono anche coloro che l’immondizia devono pulirla e cancellarla dal corpo urbano e Pasolini li immagina come una confraternita di frati (quindi li investe di una luce di religiosità) che parlano fra loro in latino, celando così l’ignomia “impura” della loro condizione lavorativa (“in pratis et in cavernis  cum amicis meis / actos impuros feci”) e un’assoluta, irrimediabile solitudine (“et viam incepi / quam nullus amicus, nullus homo cognoscit”). La poesia si conclude con un’immagine quasi chapliniana degli scopini che, una volta usciti dall’oscurità e mostratisi agli altri umani, assumono sembianze angeliche.
È probabile che Pasolini avesse in mente un film dove la denuncia della condizione degli spazzini sarebbe stata affidata alle immagini delle assemblee sindacali, quindi a interviste (il cui sonoro è appunto attualmente irreperibile), mentre le immagini, commentate da quei versi, avrebbero mostrato la dura realtà del loro lavoro ai Mercati Generali.
La presenza nel titolo della parola Appunti è significativa. Indica che Pasolini aveva concepito il film nell’ambito del progetto Appunti  per un poema sul Terzo Mondo, dedicato agli universi culturali e sociali ai margini del processo di sviluppo occidentale, che rimase anch’esso incompiuto (realizzò soltanto il mediometraggio prodotto per la RAI, Appunti per un film sull’India nel 1968 e il lungometraggio Appunti per un’Orestiade africana, fra il 1968 e il 1970). Il progetto avrebbe acquisito la forma di “film da farsi”, deliberatamente “non finito” e che proprio nella sua incompiutezza di opera aperta, basata su appunti preparatori, trova il suo senso».
Il film sarà introdotto da Roberto Chiesi che presenterà anche il  commento originale scritto da Pasolini e pubblicato in Bestemmia.Tutte le poesie (Garzanti, 1993).