A Bologna debutto della pièce su “Pasolini che dicono non ami il teatro”

Sabato 21 gennaio 2017, alle ore 21, presso il Teatro degli Angeli di Bologna, diretto da Claudia Rota con la consulenza artistica di Gabriele Baldoni, debutta in prima assoluta lo spettacolo Carmelo dice che non ami il teatro, per l’interpretazione di  Emanuele M. Landi, anche autore del testo, e di Saverio Mazzoni.
Si tratta di una
conversation pièce tra un uomo e un Pasolini rievocato, che – assicurano gli artisti- sarà proposto in aspetti inusuali  della  sua personalità di uomo e di artista. Ciò, anche grazie anche ad uno spunto ricavato da un’affermazione di Carmelo Bene, attore d’avanguardia ammirato dal regista che lo volle nel film Edipo re.
Sul lavoro pubblichiamo qui i materiali pubblicati sul sito di Teatro Condiviso, il gruppo che produce lo spettacolo, in linea con una specifica vocazione per la scena di intenzioni civili.

La memoria, il cantore e il teatro
o di Pasolini che dicono non ami il teatro
a cura della Redazione

www.teatrocondiviso.net – 9 gennaio 2017

Ciò che rende ancor più rilevante il debutto di Carmelo dice che non ami il teatro è che è inserito nel mese di gennaio che il Teatro degli Angeli in Bologna dedica al tema della memoria. Il debutto di questa novità assoluta avverrà in questo luogo affascinante  diretto da Claudia Rota con la consulenza artistica di Gabriele Baldoni, che ,giunto al secondo anno di attività, vanta un sempre maggiore successo di pubblico e ottime recensioni grazie a proposte artistiche di grandissimo valore, affezionati artisti e un pubblico di appassionati.
Parlando di memoria, dobbiamo considerare che viviamo in un periodo storico, nel quale ogni cosa è macinata, triturata, digerita e gettata via come spazzatura. Il ritmo forsennato, col quale ci siamo assuefatti a convivere, ci porta a non soffermarci sul presente e addirittura a sorvolare su avvenimenti lontani da noi. Purtroppo è un’abitudine consolidata, tanto siamo convinti che “passato” sia sinonimo di superato e quindi da dimenticare. Ecco allora che, come attori ed autori teatrali, avvertiamo la necessità di raccontare per conservare la memoria storica. Sentiamo il bisogno di parlare anche alle nuove generazioni, affinché le nostre radici non siano dimenticate, ricordando gli avvenimenti che sono all’origine dell’attuale società attraverso le storie di vita delle persone che, dopo feroci dittature e una guerra devastante, hanno reso possibile questa democrazia, che ha saputo resistere anche a numerosi attacchi in tempi più recenti, grazie anche al valore assoluto della memoria.
Non poteva esserci miglior contesto per una pièce che racconta, in un modo assolutamente inusuale, di un intellettuale quale Pier Paolo Pasolini che in tutta la sua vita artistica e professionale è stato testimone attento ed originalissimo del concetto di memoria, quale cantore, inteso nella sua più classica accezione.

"Carmelo dice che non ami in teatro". Locandina
“Carmelo dice che non ami in teatro”. Locandina

A proposito di Pier Paolo e Carmelo
intervista a due voci: Emanuele M. Landi e Saverio Mazzoni
a cura di Persio

www.teatrocondiviso.net – 28 dicembre 2016

Nell’avvicinarsi del debutto del nuovo lavoro di Emanuele M. Landi, Carmelo dice che non ami il teatro,  il 21 gennaio 2017 al Teatro degli Angeli di Bologna, abbiamo intervistato l’autore e Saverio Mazzoni, protagonisti dello spettacolo del quale condividono anche la messa in scena e la regia. La novità teatrale presto in scena  segna inoltre il loro ritorno sul palcoscenico, in formazione a due, consolidando quel connubio che ha dato vita negli ultimi sei anni a lavori di teatro civile, che hanno riscontrato ottime critiche e grande rispondenza di pubblico.
Il testo che si pone ancora una volta nel solco del teatro civile, apre ancora di più, a mio avviso, ad importanti novità stilistiche e di contenuto, consolidando inoltre quella continua ricerca evolutiva già più volte esplicitata nel teatro del nostro autore, che il pubblico ha imparato ad apprezzare e che la perfetta intesa artistica tra gli interpreti ben valorizza.

Persio
Emanuele, vorrei cominciare col chiederti del lavoro a partire da quel titolo così particolare.

Emanuele
Il testo ha avuto un lungo iter, prima di assumere la peculiarità di scrittura scenica; infatti si tratta della rielaborazione di quattro post pubblicati su questo blog nel febbraio del 2010 che ho scritto di getto a seguito della lettura della biografia di Carmelo Bene, che ad un certo punto fa una affermazione a dir  poco strana a proposito di Pasolini.  Terminata la lettura, a distanza di pochissimo tempo ho cominciato a scrivere, quasi di getto, i quattro post. Una volta riletti per pubblicarli, ho constatato che ne usciva un’immagine di Pasolini assolutamente inusuale. Ero soddisfatto di quanto avevo scritto, ma in un primo momento non avevo pensato ad una possibile trasposizione per la scena, tanto che per vario tempo sono rimasti a dormire tra le pagine del blog, salvo poi ogni tanto rileggerli o farli leggere ad amici che spesso mi consigliavano di valutare la possibilità di elaborarli per la scena, ma è stato, a dire il vero, su sollecitazione di mia moglie che mi sono convinto a riprenderli e a iniziare ad elaborarli. E’ stato davvero appagante farlo e il risultato mi è apparso subito molto ben riuscito.

Persio
Puoi dirmi in che termini affronti il personaggio e se, una volta decisa la messa in scena, hai subito pensato a Saverio?

Emanuele
Abbiamo un uomo seduto ad un caffè che si ritrova a conversare con Pasolini e, partendo da una presunta affermazione di Carmelo Bene, tra i due inizia un dialogo che apre a scenari davvero imprevedibili. L’uomo esterna dubbi e perplessità sulla sua azione sociale e lo stimola ad esaminare temi che probabilmente non aveva mai completamente approfondito, portandolo a confrontarsi con la realtà dei nostri giorni. L’azione scenica è come sospesa in una dimensione non ben definibile, ma non per questo avulsa dai reali accadimenti della vita di Pasolini, che a dire il vero sono accortamente ripercorsi. Non svelando altro, per ovvi motivi, posso dirti che per sommi capi l’elaborato è questo. Scrivendola ho capito, ben più che in mille riflessioni o discussioni fatte negli anni e in varie occasioni e con diversi interlocutori , quali fossero le mie convinzioni sul personaggio trattato. Devo dirti che la scrittura è stata assai stimolante tanto da desiderare che nel più breve tempo possibile il frutto del mio lavoro si palesasse in scena, ed è qui che immediatamente ho pensato a Saverio. Per due ragioni, in primo luogo perché era tempo che noi si affrontasse di nuovo la scena assieme e poi perché scorrendo il testo mi convincevo sempre più che pareva scritto per lui.

Persio
Saverio, posso chiederti quale è stata la tua prima reazione alla lettura del testo a seguito della proposta di Emanuele di portarlo assieme in scena?

Saverio
Ho apprezzato il testo sin dalla prima lettura: sono rimasto folgorato dall’idea narrativa immaginata da Emanuele. Poi l’ho riletto varie volte e abbiamo iniziato a studiarlo insieme per metterlo in scena ed è lì che ci siamo resi conto di quanti fossero i piani presenti in questa pièce … piani paralleli e sfasati, temporalità indefinite, tratti onirici, che avvolgono lo spettatore in mille possibili riflessioni e lo portano dallo spiazzamento alla concretezza della memoria, attraverso parole e poesie pasoliniane.

Persio
Vorrei fare una domanda ad entrambi. Credete che la figura di Pasolini come intellettuale  sia ancora proponibile alle nuove generazioni, che hanno ben poca dimestichezza  con ciò che ha rappresentato per la vostra generazione la figura dell’intellettuale?

Emanuele Landi e Saverio Mazzoni
Emanuele M. Landi e Saverio Mazzoni

Emanuele
Non ricordo chi ha detto che le risposte alle nostre domande, sia esistenziali che più semplicemente quotidiane, le possiamo trovare nel nostro comune passato, piuttosto che nel cercare di immaginare il nostro futuro. Questo lo tradurrei così: che, per quanto cambi la nostra vita con la tecnologia, la rete, i social network e affini, noi siamo costituiti dalla summa  degli avvenimenti che ci hanno preceduto, nulla può cancellare quel bagaglio culturale che è impresso nel nostro Dna, che ci viene tramandato  ben oltre il codice genetico genitoriale, ma che abbiamo dentro in quanto appartenenti al genere umano. A riprova di questo, basta vedere come in molteplici situazioni, quando alle nuove generazioni si propone l’ascolto di testi o affermazioni di personalità della cultura, quale appunto Pasolini, questi dopo un primo momento di smarrimento finiscono col cercare di approfondire, magari trovando chiavi di lettura che a noi erano sfuggite. Questa nostra prerogativa ci salva dall’oblio al quale lo svuotamento e l’impoverimento della società ci porterebbero, e credo che una cosa ci accomuni, seppure per molti non sia subito chiara: il non poter fare a meno della memoria del passato. Il teatro è indubbiamente il luogo ideale per favorire la conoscenza, visto che per convenzione è il luogo che  libera da ogni dogma e sovrastruttura, azzardando e sperimentando come fa la filosofia, attraverso la parola, il gesto e  persino i silenzi, dando vita ad una profonda empatia con quanti partecipano a quel rito che è l’azione teatrale. […]Se questo lavoro consentirà di dar di nuovo voce, e portare alla conoscenza, in particolare presso le nuove generazioni, di quell’intellettuale e molto di più chiamato Pier Paolo Pasolini, avrà perfettamente adempiuto alla sua missione. E se poi stimolerà un novello spirito critico, ed il gusto alla discussione, per molti versi dimenticata, non potrà che essere, per noi teatranti, fonte di grande soddisfazione.

Saverio
Credo che la figura dell’intellettuale sia un’immagine alquanto appannata nelle nostre menti di italiani contemporanei. Infatti nella società di oggi sono molto rari i modelli culturali o mentori capaci di profetizzare con spirito critico, partendo dall’analisi sociologica del quotidiano, senza farsi guidare da pre-giudizi o da faziosità pre-confezionate.
A mio avviso l’intellettuale è l’artista, che dovrebbe avere la capacità di immaginare nuovi angoli di visuale, per anticipare lo stupore del mai visto, anche quando questo disgusti; per sussurrare alle nostre orecchie la direzione da per-correre in modo da pre-correre il domani, con la calma consapevole dell’attesa. Il momento dell’attesa è tempo di riflessione e non solo di azione, ma il ritmo galoppante dell’oggi tende ad affogarla sotto macerie di informazioni, superficiali quanto inutili. Manca quella riflessione pacata, capace di regalarci il confronto proficuo con la memoria, dal quale poi potrà essere generata una azione “nuova” e non il vuoto ripetersi di ciò che è stato: rassicurante per chi sceglie il gregge, opprimente per chi cerca qualcosa di vero dentro se stesso.

Persio
Saverio mi chiedevo quale fosse la tua opinione su Pasolini, prima della proposta di portarlo in scena, e inoltre volevo chiederti se, proprio in ragione di questo, hai cambiato o modificato la tua opinione sul personaggio.

Saverio
Ho sempre visto Pasolini come un vero artista dell’intelletto e anche del gesto. La sua visione sul futuro è stata profetica e irriverente nei confronti del potere, politico o economico che fosse. Anche l’eleganza del suo eloquio o della gestualità, lo collocavano in una  unicità quasi iconografica. Ma ho colto tanta sincerità anche negli scritti del giovane Pasolini, quello attaccato alla terra, alla natura, persino al dialetto friulano; quello capace di grandi amicizie; il comunista capace di credere con forza negli altri, e continuare a crederci nonostante le continue disillusioni.
In questo lavoro di Emanuele poi, ho avuto la possibilità di approfondire alcune sue poesie che non conoscevo e ancora una volta ho scoperto la profondità della scrittura di Pier Paolo, soprattutto del poeta Pasolini.

Persio
Emanuele come pensi che verrà accolto questo tuo lavoro, visto che Pasolini già in vita ha suscitato infinite polemiche. Fermo restando la riservatezza sulla messa in scena prima del debutto, mi incuriosisce davvero sapere se ti aspetti discussioni, magari aspre o perché no polemiche?

Emanuele
Quando ci si appresta al debutto di un nuovo lavoro, il più delle volte si è talmente concentrati che non ci si chiede come sarà accolto, ma è implicito che in cuor nostro nutriamo il desiderio che lo sia ai massimi livelli. Ora però, visto che mi poni una domanda precisa ti dirò, facendo mente locale, che è assai probabile che la messa in scena susciti e stimoli la discussione e la curiosità, in  buona parte a causa del taglio che ho impresso alla narrazione. Non credo di svelare nulla dicendo che ciò a cui gli spettatori assisteranno è molto diverso da quanto su Pasolini è stato detto, scritto o rappresentato, soprattutto nel cinema. Polemiche? E’ possibile, visto che il personaggio era anche un polemista, per certi versi. Ciò che maggiormente mi aspetto e spero davvero succeda, è una grande curiosità, che al termine della rappresentazione porti i partecipanti a cercare di approfondire le tematiche proposte e con esse la scoperta o riscoperta del protagonista.

Persio
Ancora una domanda squisitamente tecnica ad entrambi. Penso di aver capito, correggetemi se sbaglio, che la messa in scena è assai articolata a causa dei numerosi piani interpretativi connaturati alla  sceneggiatura; proprio per questa ragione volevo chiedervi come avete affrontato il testo.

Emanuele
In prima battuta ti dirò che si è trattato di un lavoro molto interessante, che ha stimolato in entrambi le più profonde corde interpretative. Ti confermo che la pièce è costituita da più piani che accompagnano lo spettatore in luoghi o dimensioni oltremodo inesplorati,  il viaggio che proponiamo è però scorrevole e ben fruibile, ma, prerogativa davvero interessante, è ricco di colpi di scena e di soluzioni che si aprono quando meno le si aspetta ed in ragione di questo penso che chi vi assiste sia costantemente stimolato alla concentrazione.

Saverio
Abbiamo affrontato questo testo di Emanuele, con l’atteggiamento del duo di musicisti che si accingano ad interpretare una nuova partitura: dapprima abbiamo accordato gli strumenti, poi le intenzioni interpretative, quindi i colori e così sono nati gli arrangiamenti. In questo modo abbiamo scoperto ancora più sfumature di quelle che lo stesso autore aveva consapevolmente inserito nel testo. E’ questo il divertimento dello studiare uno spettacolo: gratificarsi costruendo! Mi auguro che anche per gli spettatori sarà gratificante condividerlo con noi…

[idea]Info[/idea]“Carmelo dice che non ami il teatro”
conversando con Pier Paolo Pasolini
azione scenica in quattro quadri di Emanuele M. Landi
con Saverio Mazzoni, Emanuele M. Landi
foto, proiezioni e mostra fotografica correlata Demetrio Polimeno

prima sabato 21 gennaio 2017, ore 21
Teatro degli Angeli
via Massa Carrara 3 Bologna
prenotazione indispensabile al 393 0518084
anche con sms