Presentazione in anteprima della nuova edizione de “I Turcs tal Friùl”: 25 maggio ore 18.00 al Glisiùt di Casarsa

“Di teatro ho scritto una commedia in un atto «La Morteana» (il titolo è ricavato da un verso del Colloredo); e un dramma «I Turcs tal Friùl». Il primo verrà prossimamente recitato dalla mia piccola Compagnia dell’Academiuta, qui a Casarsa; il secondo, che è forse la miglior cosa che io abbia scritto in friulano, giace in un cassetto e vi giacerà non so per quanto.” Così Pier Paolo Pasolini si confidava con Gianfranco D’Aronco, in una lettera spedita da Versuta alla fine di novembre del 1945. In effetti questo straordinario testo teatrale ha visto la luce solo dopo la sua morte nel 1976 per volontà dell’amico Luigi Ciceri, in concomitanza con la prima messa in scena avvenuta a Venezia, nella chiesa di San Lorenzo, nel novembre di quell’anno. Successivamente l’opera è stata pubblicata nel 1995 dalla Società Filologica Friulana a cura di Andreina Nicoloso Ciceri, in occasione dell’allestimento prodotto dal teatro dell’Elfo e dal Teatro Stabile del FVG per la regia di Elio De Capitani e l’interpretazione di Lucilla Morlacchi. Nel 2001 il testo dei Turcs viene ancora riproposto nel volume dedicato al Teatro nel Meridiano pubblicato da Mondadori, per la cura di Walter Siti e Silvia De Laude.

Ora I Turcs tal Friùl tornano in una nuova bellissima edizione con Quodlibet, per volontà di Giorgio Agamben, uno dei più noti e influenti pensatori contemporanei, che inaugura con questo testo una collana dedicata alla poesia in dialetto intitolata Ardilut, riprendendo il simbolo ideato da Pasolini per la sua “Academiuta di lenga Furlana”. L’opera verrà presentata in anteprima su iniziativa del Centro Studi Pier Paolo Pasolini il 25 maggio 2019 alle ore 18.00 a Casarsa, presso la Chiesa di Santa Croce (Glisiùt), in Via XI Febbraio. Interverranno Giorgio Agamben e Ivan Crico; il moderatore dell’incontro sarà Mario Brandolin, giornalista e critico teatrale. Luca Altavilla, attore friulano cresciuto a San Giovanni di Casarsa, leggerà alcuni brani dei Turcs.

Pasolini scrive quest’opera dal 14-15 al 22 maggio del 1944, giusto 75 anni fa, ispirandosi ad un fatto storico che coinvolse anche il paese di Casarsa: la tragica invasione del Friuli, nel 1499, da parte di sanguinarie orde turchesche. Pasolini trasse l’ispirazione da un’epigrafe (vedi immagine di copertina) che si trova tuttora a Casarsa nella chiesa di Santa Croce, che riporta le parole dei camerari Matia de Montico e Zuane Coluso, i quali si impegnavano ad erigere una chiesa dedicata alla Beata Vergine quale voto per lo scampato pericolo. Grazie ad un “miracolo”, infatti, il paese di Casarsa fu risparmiato dai Turchi che, invece, devastarono e bruciarono i paesi limitrofi.

L’edizione proposta ora da Giorgio Agamben si avvale di ben due diverse traduzioni del testo: una letterale, in prosa, curata da Graziella Chiarcossi, che ha anche rivisto la grafìa utilizzata nelle precedenti edizioni, ed una in versi liberi affidata al poeta friulano Ivan Crico.

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