Seminario PPP a Perugia: “Il diritto dopo la ‘scomparsa delle lucciole’ “

Presso l’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con le strutture Adisu dell’Ateneo e il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, si terrà dal 15 al 18 luglio 2015 un interessante seminario di studi dal titolo Rileggendo Pasolini: il diritto dopo la “scomparsa delle lucciole”, inserito nella più vasta cornice del progetto, nato già nel 2014,  Visioni del giuridico/Legal Imagination(s).
Ne è promotore un collettivo di dottorandi, post-doc e ricercatori del Dipartimento di Giurisprudenza e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università umbra, che in ottica comparatistica e nel quadro complesso dell’attuale società globalizzata e plurale intendono studiare i rapporti e i contatti tra il Diritto e gli altri saperi, provenienti da aree disciplinari diverse, specie di ambito sociologico e umanistico.
Dopo la prima edizione del 2014, suggestionata dagli spunti di riflessione offerti dalle Lezioni americane di Italo Calvino, questa nuova Summer School attingerà ad un altro grande protagonista del pensiero e dell’arte del Novecento italiano, Pier Paolo Pasolini appunto, indagato in particolare per l’implacabile e lucida requisitoria critica nei confronti dei dispositivi di potere e controllo messi in atto nella società neocapitalistica dei consumi.
Immutata anche la formula organizzativa di questa interessante iniziativa di studio, scandita in due momenti. Il primo prevede una Call for Papers, rivolta a tutti i giovani studiosi delle materie sociali, e si caratterizza per l’approccio interdisciplinare, volto a far riflettere gli interessati sulla necessità di un continuo confronto con le esperienze giuridiche globali e locali. Il secondo riguarda il seminario vero e proprio di metà luglio, animato dai contributi dei Papers selezionati.
Gli interessati sono pertanto invitati a inviare entro e non oltre le ore 12.00 del 22 maggio 2015 una proposta di intervento (max 1500 parole), insieme al proprio breve curriculum vitae, alla e-mail visionidelgiuridico@gmail.com oppure tramite il form dedicato nella pagina Contatti del sito www.visionidelgiuridico.com.
L’esito della selezione da parte di un apposito Comitato Scientifico sarà reso noto il 1°giugno 2015 con una comunicazione via email. Coloro che saranno selezionati e contattati dal Comitato potranno produrre un Paper di max 50.000 battute spazi inclusi o una presentazione Power Point da far circolare tra i panelist. Il Comitato si riserva di pubblicare online il materiale ricevuto dai partecipanti. E’ prevista la pubblicazione degli Atti del Seminario.
Durante la Summer School di luglio vi sarà inoltre la possibilità di alloggiare gratuitamente presso le strutture Adisu di Perugia.
Maggiori informazioni si possono reperire sul sito www.visionidelgiuridico.com, da cui qui riprendiamo la descrizione degli obiettivi generali del seminario e il glossario di temi/parole chiave che ne articoleranno i lavori.

 

CALL FOR PAPERS

Rileggendo Pasolini: il diritto dopo la scomparsa delle lucciole

Università degli Studi Perugia

in collaborazione con
ADISU – Perugia
Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia

 http://www.visionidelgiuridico.com/

cfp-pasolini

Rileggendo Pasolini: il diritto dopo la “scomparsa delle lucciole”
Visioni del Giuridico è un incontro di studi che si promette di discutere attorno alle nuove sfide che attendono il diritto per quanto riguarda i suoi impieghi, obiettivi e funzioni, le sue basi teoriche, i suoi risvolti pratici e le sue implicazioni politiche. Il progetto di quest’anno ruota attorno al tema del passaggio dal moderno al contemporaneo, domandandosi come il diritto e le discipline affini abbiano effettuato il percorso dall’epoca della modernità a quella della contemporaneità. Tale processo di mutamento ha sconvolto le strutture sociali classiche ed ha favorito l’emergere di nuove concezioni in molti ambiti del sapere.
Uno dei più attenti osservatori di questo passaggio è stato Pier Paolo Pasolini, che nella sua poesia Profezia ha immaginato l’arrivo della contemporaneità attraverso la venuta di nuovi uomini che “dietro ai loro Alì dagli occhi azzurri / usciranno da sotto la terra per uccidere / usciranno dal fondo del mare per aggredire / scenderanno dall’alto del cielo per derubare / e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere, prima di giungere a Londra, per insegnare ad essere liberi / prima di giungere a New York, per insegnare come si è fratelli / distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della Storia Antica”.
Il percorso culturale pasoliniano diviene emblematico di questa trasformazione, di questa caduta degli dei moderni a favore dell’avvento di una nuova civiltà, fondata su diverse dinamiche giuridiche, sociali e politiche, come Pasolini stesso aveva intuito evocando “la scomparsa delle lucciole” in riferimento all’Italia della metà degli anni Sessanta dello scorso secolo (L’articolo delle lucciole, Corriere della Sera, 1° febbraio 1975). Dopo la scomparsa delle lucciole, infatti, «i valori, nazionalizzati e quindi falsificati, del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico non contavano più», così come le diverse culture particolaristiche, distrutte dalla «violenta omologazione dell’industrializzazione». La figura di Pasolini, ricompresa nelle sue dilanianti contraddizioni, sembra funzionare allora come dispositivo perfetto di analisi, e tra i molti temi che hanno interessato il pensiero dell’Autore sono stati individuati cinque campi di indagine, sui quali aspettiamo i contributi di chiunque sia interessato.

Modelli giuridici e sociali
A fronte dello svuotamento di potere della politica tradizionale dell’Italia del dopoguerra, Pasolini constata l’emergere di quel che definisce con sempre più convinzione il “nuovo fascismo” del consumo di massa che caratterizza le società neocapitaliste. La spinta egemonica si sostanzia così nella creazione di modelli omologanti elaborati dalla società del consumo, volti a ricondurre tutto ciò che è marginale e periferico verso un “centro” totalizzante che fornisce la base politica e culturale attraverso la quale avviene la neutralizzazione dell’originalità e delle differenze che hanno caratterizzato da sempre le “periferie”. Il consumismo ha così finito per omologare “culturalmente” l’Italia: si tratta dunque di una omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l’imposizione dell’edonismo e della “joie de vivre”. Il centralismo della società dei consumi impone così un’adesione completa al nuovo credo, non può più valere il semplice assenso, è necessario che non siano contemplate concezioni alternative alla libertà di scelta. Tale trasformazione ha messo in moto processi di mutamento all’interno delle politiche e delle metodologie che interessano il diritto e le altre scienze umanistiche e sociali, imponendo un ripensamento delle strutture di potere che caratterizzavano il mondo moderno e riscrivendo lo scenario nel quale tali discipline si trovano ad operare.

Parole, identità, omologazione
La produzione artistica e la stessa vicenda umana di Pasolini testimoniano la centralità della “parola” – nella sua duplice accezione di “lingua” e di “mezzo di manifestazione del pensiero”- come oggetto privilegiato del controllo da parte di un “Potere” percepito come omologante e repressivo. Da un lato, infatti, Pasolini osservava sgomento la mutazione linguistica indotta dalla classe dominante, che parla una «lingua della menzogna», espressione di una «putrefatta cultura forense e accademica, mostruosamente mescolata con la cultura tecnologica»; l’esortazione pasoliniana al rispetto delle particolarità linguistiche come espressione della complessità antropologica degli italiani – «Il volgar’eloquio: amalo»- solleva la fondamentale questione del rapporto tra lingua e identità. Dall’altro lato, Pasolini sperimentava drammaticamente la censura sulle sue opere o, nel migliore dei casi, quella tolleranza «sempre e solo nominale» che gli sembrava equivalere a una condanna: per via delle numerose denunce e citazioni in giudizio legate ai presunti contenuti osceni dei suoi lavori letterari e cinematografici, all’offesa al comune senso della morale e del pudore, al vilipendio della religione, prendeva forma il dilemma «o fai poesia o vai in prigione», che ci interroga ancora oggi sui limiti alla libertà di espressione».

Egemonia sui corpi
Il rapporto tra potere, sessualità, omologazione e costruzione delle differenze passa, nell’opera di Pasolini, attraverso la fisicità del corpo. Al di là dei valori e dei modelli di comportamento, invero, «il potere manipola i corpi in un modo orribile», facendone oggetto di consumo e trasformando la stessa libertà sessuale della maggioranza in «una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore». La giuridificazione del corpo e della vita, sotto questa prospettiva, pare non sottrarsi totalmente alle insidie dei diversi, plurimi e non meno pervasivi poteri che bramano il governo e la normalizzazione del corpo. In che modo oggi il diritto disciplina il corpo delle persone, quali garanzie sono lasciate al singolo per sottrarsi al giogo dell’omologazione sociale e per rivendicare un proprio specifico, una propria differenza? Quale funzione svolgono il “decoro”, il “buon costume”, l’ “ordine pubblico” e la “dignità”? Tali nozioni, infatti, rischiano di imporre un modello di “uomo medio” dietro cui, per usare le parole di Pasolini, si nasconde «un mostro, un pericoloso delinquente, razzista, conformista, schiavista, colonialista, qualunquista».

Il diritto tra spazi reali e spazi virtuali
Lo sguardo di Pasolini sulla periferia romana -«con centinaia di migliaia di vite umane che brulicavano tra i loro lotti, le loro casette di sfrattati e i loro grattacieli»- consente di riflettere sulla complessità delle città contemporanee, che si rivelano tanto dei luoghi di conflitti e tensioni tra classi sociali, culture e fedi religiose, stili di vita, quanto dei laboratori per la sperimentazione di forme innovative di convivenza e condivisione. Ciò che l’occhio dell’artista Pasolini scorge nelle città, d’altra parte, è anche la bellezza delle sue forme, delle tracce del passato che vanno difese dal rischio della degenerazione ambientale e urbanistica connessa allo sviluppo economico e industriale – tracce di un «popolo, di un’intera storia, dell’intera storia del popolo di una città, di un’infinità di uomini senza nome». Nuovi spazi, d’altra parte, si sono aperti ai giorni nostri. Spazi nati grazie allo sviluppo e alla capillare diffusione delle tecnologie informatiche: spazi virtuali. Nella rete le dinamiche e le chiavi di lettura pasoliniane non sono venute meno. Quali dinamiche relazionali e sociali si sono costruite sulla rete? Quale sono i confini per il singolo, per la persona in uno spazio virtuale di massa? Esiste un “vuoto” di potere, riempito progressivamente da chi possiede i dati e le informazioni? Internet è uno spazio di libertà e partecipazione?

Processo e accesso alla giustizia
Un’intera struttura di potere si cela dietro il processo a Pasolini. È un processo nei processi, che ha un preciso scopo: attaccare il poeta solitario. Chi è il vincitore di questa lotta? Chi il vinto? L’accertamento della verità pare cedere il passo alla violenza giudiziaria di una magistratura deformata. L’abuso del processo diventa l’arma che consente di colpire il bersaglio. L’Autore rimane per anni nelle mani dei giudici.
Ripensando alla vicenda del processo a Pier Paolo Pasolini, gli interrogativi si moltiplicano: quel processo rappresenta la rottura delle convenzioni giudiziarie tradizionali. L’attuale sistema di accesso alla giustizia sta mutando profondamente; per usare le parole dell’Autore, «non siamo più di fronte, come tutti sanno, a “tempi nuovi”, ma a una nuova epoca della storia». In questa nuova epoca si contrappongono differenti esperienze e pratiche: da un lato, il legislatore propone sempre più l’utilizzo di strumenti di giustizia alternativa, dall’altro, si diffondono pratiche dal basso, che mirano ad assicurare a tutti l’accesso alla giustizia (es. law clinics, sportelli in difesa del cittadino ecc.). L’erosione del monopolio della giurisdizione statale si scontra con gli alti costi della giustizia privata: in gioco c’è quel diritto di azione del singolo che, pur consacrato nelle Carte costituzionali, sembra un lusso per pochi.