Un successo la presentazione nel Glisiùt di Casarsa della nuova edizione del dramma pasoliniano “I Turcs tal Friùl”

Chiesa di Santa Croce gremita di gente come non mai a Casarsa per ascoltare le bellissime parole in friulano scritte da Pier Paolo Pasolini nel maggio del 1944 –giusto 75 anni fa – e recitate con voce altisonante dall’attore “pasoliniano” Luca Altavilla, chiamato ad aprire la presentazione della nuova edizione de I Turcs tal Friùl/I Turchi in Friuli (Quodlibet).
Nel portare il saluto del Centro Studi Pasolini il presidente Piero Colussi ha voluto, in apertura, ricordare la presenza in quella chiesa – conosciuta anche come il Glisiùt – della lapide che ricorda il voto dei camerari Matia de Montiq e Zuan Colùs che nel 1529 fecero erigere una chiesa dedicata alla Madonna per lo scampato pericolo dell’invasione turca del 1499. Epigrafe a cui si è ispirato lo stesso Pasolini fra il 14 e il 22 maggio 1944 quando nel pieno dell’occupazione tedesca del Friuli ha scritto il suo primo dramma per il teatro.

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Il sindaco Lavinia Clarotto, il consigliere regionale Alessandro Basso e il Presidente della Società Filologica Friulana Federico Vicario hanno portato il saluto di alcune delle istituzioni che da sempre sostengono la meritoria attività dell’istituzione pasoliniana.
Il compito di illustrare nel dettaglio il progetto del curatore della nuova collana bilingue, significativamente intitolata Ardilut,  il filosofo Giorgio Agamben (assente all’ultimo momento per una indisposizione), ha avuto come protagonisti Graziella Chiarcossi – cugina del poeta e studiosa di filologia – , il poeta friulano Ivan Crico e il critico teatrale Mario Brandolin. Graziella Chiarcossi, cui si deve la bella traduzione a piè pagina in italiano, ha spiegato che il manoscritto autografo utilizzato per l’edizione Quodlibet, fra i tanti redatti da Pasolini è quello presente nel “fondo Ciceri” depositato da tempo presso il Centro studi casarsese. Rispondendo ad una precisa domanda del conduttore Graziella Chiarcossi ha voluto smentire quanti hanno voluto, in questi anni, intravedere un riferimento da parte del poeta al dramma del fratello Guido partigiano assassinato a malga Porzùs. Ha, infatti, ricordato come nel testo del dramma i fratelli sono ben tre (Pauli, Meni e il giovanetto Nisiuti) e che la morte di Guido avviene quasi un anno dopo la redazione del testo dei Turcs tal Friùl. Troppo spesso, ha concluso la Chiarcossi, si parla a sproposito della visione profetica di Pasolini: “piuttosto si deve parlare della sua capacità di leggere la realtà prima degli altri”.

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Ivan Crico ha confessato la sua grande meraviglia nel ricevere la proposta del curatore, Giorgio Agamben, di occuparsi della traduzione in versi del testo pasoliniano; operazione assolutamente inedita che ha comportato quasi un anno di lavoro e la stesura di ben venti differenti versioni, sotto la vigile supervisione del curatore.

È stato poi ricordato come questo dramma, considerato da Agamben uno dei testi poetici più importanti della letteratura italiana, sia stato pubblicato solo dopo la sua morte, nel 1976, per iniziativa dell’amico Luigi Ciceri che conservava il manoscritto. Eppure Pasolini considerava I Turcs “forse la migliore cosa che io abbia scritto in friulano”, come confessava in una lettera a Gianfranco D’Aronco alla fine di novembre 1945.
Mario Brandolin ha ricordato quali sono state le messinscena del testo dei Turcs a partire da quella diretta da Rodolfo Castiglione, anima del Teatro Club di Udine, e rappresentata nell’anno del terremoto a Venezia nella Chiesa di San Lorenzo. In seguito l’opera verrà nuovamente allestita per volontà della Biennale teatro in coproduzione  con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nel 1995 all’Arsenale di Venezia per la regia di Elio De Capitani con la presenza di una quarantina di giovani attori friulani e le musiche di Giovanna Marini.

L’incontro si è chiuso con la recitazione di Luca Altavilla, attore nato a Casarsa e non nuovo ai testi pasoliniani, della bellissima Prejera che Pauli Colùs rivolge a Cristo e che Pasolini volle pubblicare nello “Stroligut di cà da l’aga” dell’agosto 1944.IMG_0311

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