Pasolini a Mittelfest 2012

Mittelfest 2012

La 21.ma edizione 2012 di Mittelfest, tradizionale vetrina estiva aperta a Cividale del Friuli sul teatro e sulla cultura della Mitteleuropa, ha dedicato quest’anno particolare attenzione alla figura e alla poesia friulana di Pier Paolo Pasolini, anche nella ricorrenza dei novant’anni dalla nascita.  Da lì le due letture sceniche El critolèo del corpo fracassào e Lengàs dai frus di sera, proposte nell’intimità della Chiesa dei Battuti rispettivamente il 15 e il 17 luglio 2012. Ne danno conto qui due note a firma di Angela Felice, apparse sul “Gazzettino” del 18 e del 19  dello stesso mese. A Mittelfest, domenica 15 luglio, lancinante compianto per la morte di Pasolini con El critolèo del corpo fracassào, una via crucis in versi di tredici stanze  scritta da Biagio Marin a pochi giorni dalla morte del più giovane amico poeta. In un dialogo ormai impossibile  sono quasi due voci a confronto: una, friulana, in assenza, messa a tacere con il segreto del suo gropo ossessionato dal sesso e insieme con la meraviglia eterna di “usignolo” contadino; l’altra, gradese, in presenza, da poeta sopravvissuto, che con pietas cristiana trasfigura il poeta peccatore e vi esalta una stessa matrice di ispirazione divina. E due, nell’intimità della Chiesa dei Battuti di Cividale, sono anche i lettori che si alternano a far risuonare quel “corrotto” sbigottito e commosso: prima il gradese Tullio Svettini, nell’originale paleoveneto dell’isola d’oro, e poi, in traduzione tedesca, l’austriaco Gehrard Lehner, intenso per sfumature di insospettabile dolcezza teutonica. Intanto, Pier Paolo si trasfigura in spirito, rievocato in questa sorta di rito laico come “ala” finalmente libera, traccia rossa che, nelle proiezioni riprese dalle macchie di colore di Rothko, sale verso l’alto, pacificata sulle note della “Passione” di Bach.

ll friulano tradotto in diretta in italiano. Quasi parola per parola. E con gusto leggero del gioco, se qualche voce va lasciata com’è, nella veste originale. Breàr per ballarci su nelle sagre, ad esempio, o rosada, magica parola da “origine del mondo” che folgorò il giovane Pasolini e lo spinse a trascrivere in versi i suoni della parlata casarsese, prima di lui solo orale. Inizia così, come uno specchio tra lingue, il bellissimo recital Lengàs dai frus di sera, con cui a Mittelfest,  martedì 17 luglio, Andrea Collavino, attore-autore, e una superlativa Aida Talliente, intrecciati allo struggente bandoneon di Daniele Di Bonaventura, viaggiano dentro la poesia friulana del cantore di Casarsa. Un percorso, il loro, non scontato né agiografico, ma teso a sprigionare con scelta intelligente di testi il tormento esistenziale di una voce poetica da “Narciso” solitario nello sfuggente Eden friulano e sempre “altro” rispetto alle cose, da cui si sente “fuori” e a cui tuttavia aspira ad aderire. La voce è doppia, dunque, come doppio è il registro in cui la lettura si snocciola dopo l’attacco scherzoso. All’attrice toccano i versi più lievi, festosi o di espansione sentimentale da amòur me amòur; all’attore quelli più pensosi, cupi o ombreggiati da un brivido di morte. In questo viaggio, che è molto più di un reading, si sfiora anche il mistero della poesia, quella grande, che sa trasfigurare le scorie dei grovigli autobiografici in suoni e simboli universali. Come qui per un Pasolini che con tremore lancinante si autoasculta mostru o pavea, mostro o farfalla, carne impura o spirito soave, si riflette nello specchio per la vana ricomposizione di sé, si scopre lari  nella sua stessa casa, prefigura la pace possibile nel dì da la me muàrt. Approda lì l’itinerario ed è un colpo al cuore per tutti, anche per chi, non friulano, è rapito dall’incanto sonoro di liriche-gioiello che sembrano scaturire “alle radici dell’essere”. Applausi commossi per una delle offerte più toccanti di questo Mittelfest 2012.