Maturità 2017: tracce d’esame con un occhio a Pasolini, di Roberto Carnero

Il tradizionale rito degli esami di maturità mette in moto ogni anno interrogativi della vigilia sugli argomenti possibili delle tracce per la prova scritta, in particolare d’italiano. Ipotesi puntualmente smentite, come è avvenuto anche per gli esami del 2017, tuttora in corso, in cui è spuntata a sorpresa per l’analisi del testo la lirica Versicoli quasi ecologici di Giorgio Caproni, grandissima e  limpida voce poetica del secondo Novecento italiano, ma  purtroppo sconosciuta ai più e, per tanti motivi anche cogenti, trascurata anche nelle aule scolastiche. Roberto arnero, docente e studioso di Pasolini, entra nel merito della questione con una puntuale analisi delle varie tipologie di tracce proposte per questa prova scritta, per le quali, a suo parere, la conoscenza dell’opera di Pasolini avrebbe potuto fornire moti puntelli collaterali di supporto all’argomentazione. (angela felice)

Maturità, tracce belle e affrontabili. Premiata l’attualità
di Roberto Carnero

www.ilsole24ore.com – 21 giugno 2017

Sono tracce belle, varie, suggestive, quelle della prima prova, Italiano, di questa maturità 2017. Temi che consentono sicuramente a ciascun candidato di trovare almeno un argomento su cui svolgere in maniera sensata alcune riflessioni personali.

L’analisi del testo (Tipologia A)
Non è Svevo, non è Pirandello e non è Gadda (alcuni dei nomi più gettonati nei soliti, e mai azzeccati, pronostici della vigilia…), bensì Giorgio Caproni (1912-1990) l’autore individuato dal Ministero per la prima traccia, l’analisi del testo (tipologia A). Chiara nei suoi significati è la lirica dal titolo Versicoli quasi ecologici, scelta per un poeta sì del secondo Novecento, periodo della storia letteraria che ancora si stenta ad affrontare in classe, ma un autore unanimemente considerato “facile”, anche se in realtà, sotto l’apparente semplicità dei suoi versi, si stratificano spesso molteplici livelli di lettura. È un testo tratto dalla raccolta postuma Res amissa (1991), ma uscito in una prima versione sul “Richiamo” nel 1973 e poi sull’ “Unità” nel 1988, un’accorata esortazione a rispettare la natura, una poesia che scorre veloce nei 18 brevi versi di cui è composta: «Non uccidete il mare, / la libellula, il vento».
Potrebbero aver messo in crisi i maturandi il «lamantino» del v. 4 e il «galagone» del v. 5, ma basta aprire un qualsiasi dizionario (strumento la cui consultazione è consentita durante la prova) per capire che si tratta, rispettivamente, di un mammifero acquatico (una sorta di tricheco) e di una simpatica scimietta africana, grande come uno scoiattolo ma dalle enormi orecchie (che, quando dorme, tiene accartocciate). L’appello prosegue dal v. 7 in poi: «E chi per profitto vile / fulmina un pesce, un fiume, / non fatelo cavaliere / del lavoro». Subito dopo, con efficace chiasmo: «L’amore / finisce dove finisce l’erba / e l’acqua muore». Fino a immaginare un mondo devastato e rinsecchito che fa esclamare nella chiusa: «Come / potrebbe tornare a esser bella, / scomparso l’uomo, la terra».
Sono già prevedibili le polemiche che certamente non mancheranno per la scelta di un autore per lo più assente dai programmi svolti. Eppure le Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento del 2010, si esprimono, per quanto concerne l’ultimo anno dei licei, in modo decisamente chiaro: «Dentro il XX secolo e fino alle soglie dell’attuale, il percorso della poesia, che esordirà con le esperienze decisive di Ungaretti, Saba e Montale, contemplerà un’adeguata conoscenza di testi scelti tra quelli di autori della lirica coeva e successiva (per esempio Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto…)». Insomma, Caproni è uno dei pochi poeti del secondo Novecento, quattro in tutto, citati in modo esplicito.
Va chiarito che si tratta, appunto, di indicazioni, che hanno un valore orientativo, non prescrittivo: sarebbe bene però che gli insegnanti cominciassero a tenerne conto nella loro programmazione, per riuscire ad avvicinarsi il più possibile alla contemporaneità letteraria, e non a fermarsi ai soliti Pirandello, Svevo, Ungaretti e – quando va bene – Montale (cioè autori sostanzialmente del primo Novecento). Ed è come se, attraverso le tracce degli esami di maturità (si pensi ai brani di Claudio Magris nel 2013 o di Umberto Eco lo scorso anno), il Ministero cercasse quasi di forzare la mano ai docenti spingendoli a fare quello che non riescono a fare per svariate ragioni (alcune, peraltro, tutt’altro che pretestuose: a partire dall’oggettiva scarsità del tempo a disposizione per coprire, nell’ultimo anno, un excursus diacronico molto vasto).

Giorgio Caproni
Giorgio Caproni

Il saggio breve (Tipologia B)
Sul motivo della natura verte anche la prima traccia, quella dell’ambito artistico-letterario, della tipologia B (saggio breve), La natura tra minaccia e idillio, mentre Nuove tecnologie e lavoro è quella dell’ambito socio-economico. Per l’ambito storico-politico i candidati sono invitati a trattare il tema Disastri e ricostruzione, mentre per quello tecnico-scientifico l’argomento è Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro.
Anche qui, tutti temi di scottante attualità, su cui agli studenti non mancherà almeno un’infarinatura di massima: si pensi al dibattito attorno ai cambiamenti climatici e all’accesa discussione che si è sviluppata, nella politica internazionale e nei media, in seguito alla decisione del presidente Usa Donald Trump di uscire dall’accordo di Parigi; agli interrogativi relativi ai nuovi assetti occupazionali a causa di tecnologie sempre più sofisticate che sembrano ridurre drasticamente il ricorso alla forza lavoro; alle notizie di terremoti e altre calamità naturali che di recente, anche in Italia, hanno devastato le opere dell’uomo, causando morte e distruzione; ai cambiamenti attraversati dallo stesso mondo della scuola, di cui i ragazzi hanno esperienza diretta, in virtù della digitalizzazione dei processi burocratici e, in parte, della stessa didattica.

Il tema storico e quello d’attualità (Tipologie C e D)
E veniamo alle ultime due tracce. Il tema storico (Tipologia C) è sul Miracolo economico italiano: argomento, se va bene (gli insegnanti di Storia hanno gli stessi problemi di quelli di Italiano ad affrontare il secondo Novecento…), va trattato in classe, magari anche trasversalmente, vale a dire in una prospettiva interdisciplinare: per esempio nel caso si sia letta qualche pagina degli Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini. In anni, come questi, in cui in Italia (ma non solo) ci si rallegra quando il Pil cresce di un misero zero virgola qualcosa, un diciannovenne di oggi, abituato a sentir parlare di crisi e di disoccupazione (spettro, quest’ultima, che attende molti ragazzi una volta ottenuto il diploma di maturità), farà fatica a immaginare un Paese, quale era il nostro tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, in cui – come documenta lo storico Paul Ginsborg (uno dei due autori citati nella traccia; l’altro è Piero Bevilacqua) – la crescita economica era esponenziale. L’altro lato della medaglia, messo in luce dal tema stesso, è però quello della crescente sperequazione tra Nord e Sud, una problematica destinata ad acuirsi negli anni successivi, fino a oggi: e questa, sì, è una situazione che i ragazzi purtroppo conoscono bene.

Infine, il tema d’attualità (tipologia D) – per molti studenti una sorta di “ultima spiaggia”, la traccia che si sceglie avendo scartato le altre – verte sul concetto di progresso, partendo da una citazione del genetista Edoardo Boncinelli («Per migliorarci serve una mutazione»). Anche qui viene in mente Pasolini, con la sua contrapposizione tra “sviluppo” e “progresso”: il primo come processo meramente materiale, misurabile in termini soltanto economici; il secondo un concetto che ha a che fare con la qualità della vita e con la dimensione culturale. Una chiave, questa, per problematizzare un approccio alle questioni, sempre più presente anche nella politica e nelle sue scelte, tutto numeri e cifre, che non tiene conto dei veri bisogni delle persone e dei cittadini. E anche in questo caso ci sarebbe veramente tanto da dire…

Giogio Caproni e Pasolini
Giogio Caproni e Pasolini

[idea]Info[/idea]Analisi del testo (Prova scritta di italiano – Maturità 2017)
Versicoli quasi ecologici
di Giorgio Caproni

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

Giorgio Caproni, nato nel 1912 a Livorno, studiò a Genova, ma visse quasi tutta la sua vita a Roma, dove morì nel 1990. Fece la guerra (1939), partecipò alla Resistenza, fu per molti anni maestro elementare e collaborò con diversi giornali e riviste scrivendo poesie ma anche saggi, racconti e traduzioni, soprattutto dal francese e di opere molto importanti: Il tempo ritrovato di Marcel Proust, Bel Ami di Guy de Maupassant, I fiori del male di Charles Baudelaire, L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert, tra le altre. Fu in contatto con alcuni dei principali intellettuali del secondo dopoguerra come Pier Paolo Pasolini e Natalia Ginzburg.
Caproni iniziò a scrivere poesie e sonetti mentre frequentava le scuole magistrali inviandoli a varie riviste genovesi. Studiò anche musica, poi dovette rinunciare, e fu per lui una decisione molto sofferta. Nei lavori preparatori della raccolta postuma Res amissa alcune poesie furono trascritte direttamente sui righi di uno spartito musicale. Nei suoi versi Caproni parlò di Genova, della madre, del linguaggio e di Livorno: i Versi livornesi, ad esempio, sono contenuti nel suo libro forse più popolare, Il seme del piangere. Ancora in vita, ricevette numerosi premi e riconoscimenti diventando uno dei maggiori poeti del Novecento italiano.
I Versicoli (pubblicati per la prima volta nel 1983, nell’edizione di Tutte le poesie) e la raccolta Res amissa (uscita postuma nel 1991, a cura di Giorgio Agamben)  sono la dimostrazione di come la poesia possa essere la riflessione sull’inquietudine di un’epoca (nello specifico quella del secondo Novecento, di grandi trasformazioni) senza perdere leggerezza e chiarezza. Caproni appartiene a quella che Pier Paolo Pasolini definì come la “linea poetica antinovecentesca”: poesie caratterizzate da uno stile limpido e chiaro e dal recupero, almeno parziale, delle regole metriche tradizionali.