“L’eredità di Pasolini”. Convegno a Yale (6/7.III.’15)

Con la ricorrenza del quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini, si infittiscono in tutto il mondo le iniziative di studio volte ad approfondire lo spessore di un intellettuale “disperatamente italiano”, come si autodefinì, eppure, o forse per questo, di rilievo internazionale.
Anche per l’alto profilo della ribalta, va sottolineato il convegno che all’Università di Yale, su progetto e promozione del Dipartimento di Italiano, chiamerà a raccolta  il  6 e 7 marzo 2015 un fior fiore di studiosi  e ricercatori, impegnati a riflettere intorno al tema dell’”eredità” di un artista unico anche per gli standard Usa,  se non altro per quella  irripetibile versatilità che  Tullio De Mauro ebbe a definire “multimediale”. Infatti, come si legge nella scheda del progetto, Pasolini fu “saggista, romanziere, cineasta e poeta”, ma oggi un discorso critico sulla sua opera va al di là dello stretto  impegno nella letteratura e nel cinema e finisce per riguardare anche “la musica, la filosofia, le scienze della politica e l’antropologia”.

Pasolini a New York (1966). Foto di Dick Avedon
Pasolini a New York (1966). Foto di Dick Avedon

Sono le tante facce di un’arte per molti versi di impianto rinascimentale su cui, proprio negli Stati Uniti, si è accesa di recente  una vistosa attenzione, a partire dalle retrospettive cinematografiche tenutesi al Moma di New York  nel 2012 e nel 2013.
Pionieristica fu del resto la stessa Yale, che già nel 1980 commemorò il quinto anniversario della morte di Pasolini con un incontro molto partecipato, che vide tra gli altri anche la presenza di Alberto Moravia e Umberto Eco. Ora, però, per Yale si tratta di interrogarsi sulle ragioni dell’attualità di Pasolini e –come si legge nel programma- di capire sul fronte del discorso critico “non solo ciò che è accaduto negli ultimi 35 anni, ma soprattutto ciò che accadrà nei prossimi 35”.
Domande di prospettiva su cui, per  il coordinamento di Francesco Cassetti e Giuseppe Mazzotta (Yale) e  di David Ward (Wellesley), rifletteranno, tra gli altri, Ida Dominjanni (Cornell), Ron Gregg (Yale), Millicent Marcus (Yale), Paolo Russo (Oxford Brookes), Christy Wampole (Princeton) e Evan Calder Williams (scrittore e artista).
Da ricordare infine che il giorno 5 marzo, precedente i lavori, sarà proiettato il film Salò o le 120 giornate di Sodoma, con introduzione del giornalista Dennis Lim.

Informazioni sull’importante iniziativa, organizzata da Luca Peretti e Karen Raizen, su www.campuspress.yale.edu/pasoliniatyale/.

[idea]Info[/idea]

L’Università di Yale (Yale University) è un’università privata di New Haven, Connecticut.
Fondata nel 1701 con il nome Collegiate School, poi rinominata Yale College per onorare una ingente donazione da parte di Elihu Yale, un governatore della compagnia delle Indie Orientali, nel 1861 la Graduate School of Arts and Science fu la prima scuola degli Stati Uniti a conferire il titolo di Philosophiae Doctor, il terzo livello di laurea, che equivale al dottorato. Degna di nota anche laYale School of Drama, la facoltà di teatro, che ha formato numerosi attori e commediografi di Broadway e Hollywood, così come le facoltà d’arte, teologia, ecologia, musica, medicina management e architettura, spesso citate come tra le più importanti del settore.
È una delle università più elitarie del mondo (con Oxford, Princeton e Harvard) e sono moltissime le personalità illustri statunitensi ad essersi laureate qui, come tante sono quelle registrate nell’albo della società segreta Skull & Bones, che ha sede a Yale, fatto che ha posto questa confraternita ad un livello qualitativo superiore rispetto a quelle presenti nelle altre università americane.
Il presidente Richard Levin ha indicato così le priorità istituzionali dell’università per il suo quarto secolo di esistenza:

In primo luogo, tra le migliori università della nazione,Yale è tenuta all’eccellenza nell’istruzione dei laureandi. In secondo luogo, nelle nostre scuole professionali e post-laurea, come nello Yale College, siamo tenuti alla formazione dei futuri leader (“Yale Alumni Magazine”:  Preparing for Yale’s 4th Century).

I soprannomi Elis (da Elihu Yale) e Yalies sono spesso usati, sia all’interno che all’esterno dell’università, per riferirsi agli studenti di Yale.
(fonte: it.wikipedia.org)