Il Centro Studi Pasolini di Bologna ricorda il poeta a novantasei anni dalla nascita

Il 5 marzo Pasolini avrebbe compiuto novantasei anni. Per ricordare questo anniversario il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna, città natale del poeta, organizza una due giorni di iniziative che, tra lunedì 5 marzo e martedì 6 marzo 2018, prevede la proiezione di tre filmati e la presentazione del libro di Andrea Speranzoni e Paolo Bolognesi Pasolini. Un omicidio politico (Castelvecchi, 2017), un libro-inchiesta che apre nuovi inquietanti scenari sugli oscuri e torbidi retroscena del delitto Pasolini.
Pubblichiamo qui di seguito il comunicato diffuso dal Centro Studi-Archivio Pasolini di Bologna.

A novantasei anni dalla nascita di Pasolini
un progetto del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna
5-6 marzo 2018

Il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna, in occasione del novantaseiesimo   anniversario   della   nascita  dello  scrittore-regista, organizza  un doppio appuntamento nella sala Mastroianni del cinema Lumière di Bologna.
Il  5  marzo  2018,  alle ore 17.45, sarà presentato il libro Pasolini. Un omicidio  politico  (Castelvecchi,  2017)  di  Andrea  Speranzoni  e  Paolo Bolognesi.  Non  è  l’ennesimo  libro sul delitto Pasolini ma uno studio di grande rigore, risultato di anni di ricerche da cui sono emerse nuove piste investigative,  portate  alla luce grazie alla digitalizzazione dell’enorme archivio  del  processo di Catanzaro su Piazza Fontana: tonnellate di carte rimaste   sepolte   dagli   anni   Settanta  negli  scantinati  giudiziari, trasportate  a  Milano  e a Brescia negli anni Novanta per far ripartire le inchieste  sulle  stragi  impunite. Le scannerizzazioni dei documenti hanno reso accessibili e consultabili decine di migliaia di documenti dimenticati e in qualche caso del tutto inediti.

Idroscalo di Ostia. Il monumento. Foto di Jordi Corominas i Julian
Idroscalo di Ostia.  Foto di Jordi Corominas i Julian

Sscrive  Paolo  Biondani  su  «L’Espresso»:  «Negli atti dello storico processo  di  Piazza  Fontana,  in  particolare, gli autori del libro hanno trovato  documenti  che  provano  l’esistenza  di  un  fascicolo  del  Sid, protocollato  con  il  numero  2942, intestato personalmente a Pasolini. Un dossier,  finora ignoto, che comprova un’inquietante attività di spionaggio della  sua  vita  privata  e  professionale,  che  mirava  a  scoprire,  in particolare,  cosa  avesse  scoperto  negli  ottantamila metri di pellicola utilizzati  per  realizzare  il  documentario 12 dicembre: un filmato che sosteneva  la tesi della “strage di Stato” quando gli apparati di sicurezza accreditavano ancora la falsa “pista rossa” degli anarchici milanesi.
L’esistenza  e  il  numero  di protocollo del dossier segreto su Pasolini è documentata,   in   particolare,  da  un’informativa  del  Sid,  pubblicata integralmente nel libro, datata 16 marzo 1971 e indirizzata dagli agenti di Milano  all’ufficio  D  di Roma: il reparto dei servizi destinato ad essere soprannominato “ufficio stragi”, dopo la scoperta che il suo capo, l’allora colonnello  (poi generale) Gian Adelio Maletti, e il suo braccio destro, il capitano  Antonio  Labruna, invece di aiutare la giustizia facevano sparire le  prove  contro  i terroristi neri. Al punto da fornire soldi e documenti falsi  per  far  scappare  all’estero  e pagare la latitanza ai neofascisti ricercati dai magistrati di Milano.
Maletti  e  Labruna,  entrambi affiliati alla P2, sono stati condannati con sentenza  definitiva  per il reato di favoreggiamento. Freda e Ventura sono stati  proclamati  colpevoli  in tutti i gradi di giudizio per 16 attentati preparatori  del 1969 e assolti in appello per la strage di piazza Fontana, per insufficienza di prove (e abbondanza di depistaggi). Il libro-inchiesta rivela  che  Pasolini  era  spiato  anche dall’Ufficio Affari Riservati, il servizio  parallelo  che completava il lavoro sporco degli apparati deviati perseguitando gli innocenti anarchici milanesi.
Un’altra  scoperta  sorprendente  è  il  ritrovamento,  tra  gli  atti  ora informatizzati del maxi-processo di Catanzaro, di un carteggio tra Pasolini e  Ventura.  Le  prime  notizie  di queste lettere erano emerse grazie a un altro  libro-inchiesta, firmato da Simona Zecchi (Pasolini, massacro di un poeta,  pubblicato  nel  2015  dalla casa editrice Ponte alle Grazie), che rivelava  per la prima volta anche altri elementi di prova, come la foto di una  seconda  macchina  sul  luogo  del  delitto,  diversa  dall’auto dello scrittore (con cui Pelosi passò sul corpo della vittima prima di darsi alla fuga),   le  minacce  subite  dall’intellettuale  antifascista  poco  prima dell’omicidio  e  il  possibile  collegamento con le sue indagini su piazza Fontana.  Documentato  anche  dal  carteggio finito agli atti dello storico processo sulla strage.
(…) Il libro-inchiesta pubblica molti nuovi elementi di prova, tra cui le testimonianze,  finora  inedite, di alcuni abitanti dell’Idroscalo, che già nel  2010  hanno  verbalizzato che quella notte nel luogo dell’omicidio non c’erano soltanto Pasolini e Pelosi, ma diverse altre persone. La speranza è che  il nuovo vertice della procura di Roma, che sta facendo dimenticare la nomea della capitale giudiziaria come “porto delle nebbie”, possa fare ogni sforzo per cercare verità e giustizia su un delitto di portata storica come l’omicidio di Pier Paolo Pasolini».
Pasolini. Un  omicidio  politico è opera dell’avvocato e saggista Andrea Speranzoni e di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle  vittime  della strage di Bologna, che hanno chiesto ai magistrati di Roma di riaprire le indagini sull’omicidio Pasolini. La  presentazione  del  libro  sarà  preceduta  dalla proiezione di un raro filmato girato dal regista e amico di Pasolini, Sergio Citti, sul luogo del delitto pochi giorni dopo, quando erano ancora presenti tracce del crimine. Nel  film Citti mostra con la concretezza delle immagini come molti aspetti essenziali  della  versione  spacciata  da Pino Pelosi fossero smentiti dal riscontro dei fatti.

"La rabbia" (1963) di Pier Paolo Pasolini
“La rabbia” (1963) di Pier Paolo Pasolini

Il  6 marzo, sempre alle ore 17.45, verrà proiettato La rabbia di Pasolini. Ipotesi di ricostruzione della versione originale (1963-2008), curata da Giuseppe  Bertolucci  con la Cineteca di Bologna e il Centro Studi Pasolini di  Bologna, dove si dimostra che La rabbia (1963) avrebbe dovuto essere un lungometraggio  autonomo pasoliniano, un “poema cinematografico” in prosa e in  versi,  che evoca gli eventi più emblematici degli anni compresi fra il secondo   dopoguerra   e  l’inizio  del  boom  economico.  Un  film  basato esclusivamente  sul  montaggio  di  materiali  di repertorio: cinegiornali, fotografie, riproduzioni di dipinti e disegni, frammenti di film.
Alle  19.15  circa  verrà  proiettato  La ricotta (1963, 35′), l’episodio pasoliniano  di RoGoPaG. Fame, passione e martirio di un povero generico, Stracci,  che impersona un ladrone crocefisso sul set di un film su Cristo, diretto  da un regista marxista (Orson Welles). Un apologo fulminante, un attacco  frontale  contro  il fariseismo, che costerà al regista sequestri, tagli e una condanna per vilipendio alla religione di Stato.

Lunedì 5 marzo 2018
ore 17.45
Sala Officinema – Mastroianni
Cinema Lumière (Bologna)

Presentazione del volume
Pasolini. Un omicidio politico
di Andrea Speranzoni e Paolo Bolognesi
(Castelvecchi, 2017)

preceduta dalla proiezione di
Idroscalo di Ostia, 14 novembre 1975 di Sergio Citti

Martedì 6 marzo 2018
ore 17.45
Sala Officinema – Mastroianni
Cinema Lumière (Bologna)

Proiezione dei film
La rabbia di Pasolini. Ipotesi di ricostruzione della versione originale  (Italia, 1963-2008, 88′) di Pier Paolo Pasolini
a cura di Giuseppe   Bertolucci

La ricotta
episodio di RoGoPaG
(Italia, 1963, 35′) di Pier Paolo Pasolini

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