Buon compleanno Maestro Ermanno Olmi

Domenica 24 luglio 2016 il Maestro Ermanno Olmi compie 85 anni. Così Archivio Nazionale Cinema d’Impresa e Edison lo festeggiano con una rassegna on-line dei suoi primi lavori da regista, una retrospettiva completa dei documentari aziendali di Olmi che saranno visibili sul canale YouTube  cinemaimpresatv a partire dal 24 luglio. Sono venti cortometraggi realizzati per Edison tra il 1953 e il 1961, veri e propri trattati di antropologia quotidiana i cui protagonisti sono l’uomo, la natura e il lavoro.
Tra questi lavori anche il documentario
Manon finestra 2 (1956), nato dalla poco nota collaborazione con Pasolini che, all’epoca, iniziava a affermarsi come sceneggiatore, al fianco di Sodati, Bolognini e poi Fellini. Il sodalizio tra i due autori avvenne nel 1958 anche per il docufilm Grigio, la storia di un cane catturato per esperimenti scientifici. 
Manon finestra 2, girato nella centrale idroelettrica di Cinego ai piedi dell’Adamello, riprende invece nel titolo una parola  del linguaggio dei minatori, “finestra”, che è  il foro aperto nel fianco della montagna per scavare le gallerie indispensabili per incanalare l’acqua nella condotta forzata che azionerà le pale delle turbine. Nel seguire la nascita della nuova diga, Olmi fa emergere le durezze e i pericoli del lavoro quotidiano riflessi nei volti e nei gesti dei minatori: “soli, in questa specie di esilio, così vicino al cielo, e dal cielo cosi lontano, nelle viscere della montagna”.
Qui di seguito il comunicato diffuso dai promotori di questo sentito omaggio a un grande maestro del cinema italiano.

Buon compleanno Maestro Olmi

Nato a il 24 luglio 1931 a Treviglio, un paese della bassa bergamasca, Ermanno Olmi entra giovanissimo alla Edison, dove già avevano lavorato il padre (caduto sul lavoro durante un bombardamento) e la madre. Accanto al lavoro di “impiegato tecnico” – che lui stesso descriverà nel suo secondo film, Il posto, nel 1961 – Ermanno fonda il gruppo cinematografico aziendale, e inizia a documentare le costruzione delle grandi dighe alpine.
Dal 1953 al 1961 Olmi realizza una serie di documentari ponendo attenzione alla condizione umana oltre che alle strutture aziendali ed elaborando una vera e propria moderna estetica dell’industria.
Olmi introduce un profondo cambiamento formale nel documentarismo industriale, evitando accuratamente gli slanci retorici e scegliendo come protagonisti i lavoratori, messi al centro di una vicenda corale.
In questi film il lavoro si racconta cercandone il riflesso nelle mani e nei volti della gente, facendo sentire il rumore di un filo che si tende, il ritmo degli scarponi cadenzati nella neve, il filare armonioso degli sci, mostrando il primo piano di una smorfia di fatica. Olmi mostra una profonda continuità tra i mestieri tradizionali e l’irruzione del progresso nella natura. Le facce dei contadini intenti ai loro mestieri tradizionali e quelle degli operai che tirano su dighe e tralicci, sono le stesse. Non è ancora avvenuta nessuna “mutazione antropologica”, per usare un termine caro a Pasolini che per Olmi scrive il testo di Manon Finestra 2,girato nella centrale idroelettrica di Cinego ai piedi dell’Adamello, dove gli uomini sono «soli, in questa specie di esilio, così vicino al cielo, e dal cielo così lontano, nelle viscere della montagna».

Ermanno Olmi sul set de "L'albero degli zoccoli" (1978)
Ermanno Olmi sul set de “L’albero degli zoccoli” (1978)

Per Olmi il lavoro non significa soltanto rapporti gerarchici e conflitti sindacali, ma è anche progresso, promozione sociale, soddisfazione per quel che si realizza con le mani e con la testa e strutture industriali di una bellezza a tratti “non umana”. Olmi filma i tralicci dell’alta tensione come un reticolo di merletti e di forme geometriche di sorprendente perfezione formale che impreziosiscono il cielo, mentre gli operai vi si arrampicano per riparare le linee con i movimenti di una coreografia.
Nel lavoro, l’uomo realizza la propria vita. Come in Michelino 1B, uno dei film narrativamente più strutturati, che segue il piccolo Michelino nel primo anno della scuola professionale Edison, dove si formano “gli operai specializzati di domani”. Mentre, all’altro capo della vita, Il pensionato dimostra come dall’etica del lavoro non si può andare in pensione, e l’esperienza accumulata si vivifica nella trasmissione delle conoscenze tra generazioni differenti.
Gli Anni Edison sono per Olmi anche un periodo di apprendistato, dove impratichirsi dei rudimenti della tecnica, delle macchine da ripresa, del montaggio, della messa in scena. E proprio per «provare una nuova macchina che la Edison ci aveva comprato, l’Eclair 300, bellissima, la stessa del Tempo si è fermato, ho cercato un testo che fosse “all’altezza”:  Il dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere. In Leopardi inoltre mi  interessava l’intreccio di varie nozioni di tempo: quello del calendario, il tempo del pensiero, delle aspirazioni del futuro». Nata quasi come una sorta di esercitazione tecnica, la trasposizione cinematografica di una tra le più note Operette morali risulta una dimostrazione perfetta del cinema di Olmi come sceneggiatura della realtà. Il dialogo, ambientato a Milano nella vigilia di Natale, è preceduto da un “prologo” dove Olmi segue il “passeggere” dalle brume milanesi fin dentro la Galleria del Duomo illuminata a giorno dall’ottimismo delle festività. Il serrato ragionare del venditore di almanacchi viene incorniciato da Olmi in una sorta di dimostrazione che ha la forza al tempo stesso naturalistica e simbolica dell’immagine cinematografica. Quella che ritroviamo intatta, dai film industriali fino a Cento chiodi. La stessa “immediatezza di sguardo” che porta Olmi, ad esempio, a filmare sempre nello stesso modo la neve dal film che lo rende famoso a Venezia nel 1959, Il tempo si è fermato, a Torneranno i prati, il recente capolavoro sulla Grande guerra girato nel 2014.

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dal 24 luglio 2016
su
https://www.youtube.com/playlist?list=PL15B-32H5GlLR6s5hL4nubkMnB_uH5XNl

 

Programma

Sabbioni, una diga a quota 2500 (1953, B/N, 10’)
Piccoli calabresi sul Lago Maggiore…Nuovi ospiti nella colonia di Suna (1953, B/N, 10’)
Alpe Devero Raduno Sciistico Sociale. 3° Trofeo Caduti della Soc. Edison  (1954, col, 20’)
Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere (1954, B/N, 10’ 12”)
La pattuglia del passo San Giacomo (1954, colore, 14’)
Buongiorno natura (1955, colore, 9’30”)
Cantiere d’inverno (1955, B/N, 10’)
La diga del ghiacciaio (1955, B/N, 10’)
La mia valle (1955, colore, 9’)
L’onda (1955, colore, 7’ 30”)
Il racconto della Stura (1955, colore, 9’)
Manon finestra 2 (1956, colore, 12’)
Michelino IB (1956, colore, 43’ 31”)
Costruzioni meccaniche Riva (1957, colore, 22’)
Giochi in colonia (1958, colore, 25’12”)
Il pensionato (1958, B/N, 9’ 36”)
Tre fili fino a Milano
 (1958, colore, 24’30”)
Il grande paese d’acciaio
 (1960, colore, 10’30”)
Le grand barrage (1961, colore, 16’)
Un metro lungo cinque (1961, colore, 23’38”)

Info
cell. 339  5882607

[info_box title=”Ermanno Olmi” image=”” animate=””]figlio di contadini e di cultura cattolica ha spesso portato sullo schermo le sue origini, descrivendo la cultura popolare con etica evangelica e nostalgia del passato. Trascorre l’infanzia a Treviglio, in provincia di Bergamo, dove è nato il 24 luglio 1931 e perde il padre a soli 13 anni. Si trasferisce giovanissimo a Milano, dove frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica e viene assunto dalla Edison Volta. Per l’azienda organizza il servizio cinematografico e dirige tra il 1953 e il 1961 una trentina di documentati ispirati al mondo del lavoro, tra cui La diga sul ghiacciaio,Cantiere d’inverno, Il frumento, Tre fili fino a Milano, Un metro lungo cinque. Nel 1959 esordisce con il suo primo lungometraggio, Il tempo si è fermato, che in tono ancora documentaristico racconta l’amicizia tra un ragazzo di città e il vecchio guardiano di una diga di montagna. Nel 1961 vince il premio OCIC e il premio della critica alla Mostra di Venezia con Il posto, opera fresca e spontanea sulle aspirazioni di due giovani alle prese con il primo impiego. Qualche anno più tardi, nel 1965, realizza un ritratto appassionato di papa Giovanni XXIII con E venne un uomo e si dedica contemporaneamente ad un’intensa attività per la televisione, non solo con la direzione di film, ma anche di inchieste e documentari. Nel 1978, conquista la Palma d’Oro al Festival di Cannes con il capolavoro L’albero degli zoccoli. Il film, girato quasi artigianalmente e con attori rigorosamente non professionisti, ottiene una risonanza mondiale e porta sullo schermo la vita semplice dei contadini padani. Nel frattempo, Olmi si trasferisce sull’altopiano di Asiago e nel 1982 fonda a Bassano del Grappa la scuola “Ipotesi Cinema”, a cui aderiscono molti giovani tra cui Giacomo Campiotti e Maurizio Zaccaro. L’anno successivo, dopo aver girato il documentario Milano 83 sulla sua città d’adozione, viene colpito da una grave malattia ed è costretto a ritirarsi per un lungo periodo nella sua casa di Asiago. Gli sono vicini la moglie Loredana Detto, la protagonista femminile de Il posto e i figli, ora entrambi apprezzati nel mondo del cinema, Elisabetta come organizzatore generale e Fabio come direttore della fotografia. In questo periodo di forzata inattività Olmi esordisce nella narrativa con Ragazzo della Bovisa, che in tono poetico racconta il passaggio dall’infanzia all’adolescenza di un ragazzo negli anni della seconda guerra mondiale. Dopo aver realizzato alcuni spot pubblicitari, Ermanno Olmi torna alla regia con Lunga vita alla signora, Leone d’Argento a Venezia nel 1987, il cui protagonista è ancora una volta un ragazzo che in questo caso scopre le ipocrisie del mondo dell’alta società. Nel 1988 dirige uno dei suoi maggiori successi, La leggenda del santo bevitore e conquista sempre a Venezia il Leone d’Oro per quest’opera d’intensa suggestione tratta da un racconto di Joseph Roth. Sul finire degli anni ’80, Olmi debutta anche nella regia teatrale con Piccola Città di Thornton Wilder e nel 1993 dirige Paolo Villaggio nel favolistico e poco fortunato Il segreto del bosco vecchio. Nel 1994 torna alla tv, avviando il progetto di trasposizione televisiva della Bibbia con il primo capitolo Genesi – La creazione e il diluvio. Tra gli ultimi lavori, presentato con successo al Festival di Cannes è il Mestiere delle armi, incursione nei primi anni del ‘500 che racconta l’ultima settimana di vita di Giovanni dalle Bande Nere, valoroso condottiero ucciso in battaglia dai colpi delle prime armi da fuoco. Il film ottiene 9 David di Donatello su 9 candidature. Due anni dopo, Ermanno Olmi prosegue sulla stessa strada con Cantando dietro i paraventi (pellicola che ottiene 5 candidature ai David di Donatello e il Globo d’oro della stampa straniera), in un percorso a ritroso nel tempo che ci è utile per comprendere le nostre azioni presenti. Del 2005 firma Tickets, film composto da 3 episodi diretti da Kiarostami e Loach; Olmi vi racconta un viaggio in treno durante il quale si incrociano storie di persone diverse. Nel 2007 esce Cento chiodi, sorta di summa della sua poetica e dichiarazione d’amore per numerosi maestri e amici (da Rossellini a Bresson, da Pasolini a Piavoli, da Bergman a Kiarostami), che Olmi annuncia come il suo ultimo film di finzione, avendo deciso d’ora in avanti di tornare a dirigere solo documentari, proprio come all’inizio della sua lunga, illustre e singolare carriera. Nel 2008 la Mostra del cinema di Venezia gli consegnerà il Leone d’oro alla carriera. Nel 2014 torna dietro la macchina da presa con la pellicola sulla Grande Guerra Torneranno i prati.[/info_box]