Anche “Mamma Roma” sotto la lente di Rodrigo Pais, in mostra a Roma

Gli anni d’oro del cinema italiano sono documentati negli scatti di un grande fotografo, Rodrigo Pais, dal 23 gennaio fino all’8 marzo 2015  in mostra al Museo di Roma di Trastevere. Per un racconto a flash dei mitici anni Sessanta sfilano alcune indimenticabili icone: Anna Magnani, Sofia Loren, Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi o Vittorio Gassman, insieme ai maestri di cui hanno incarnato le visioni, da Fellini ad Antonioni a Pasolini. Mostra da amarcord con condimento di nostalgia, di cui Giulia Matteoli fornisce in rete un resoconto.  

 di Giulia Mattioli
www.stile.it – 23 gennaio 2015

 Rodrigo Pais è stato un grande fotoreporter, che, lavorando per numerose testate nazionali, ha fotografato momenti cruciali della storia italiana, come gli scontri di Valle Giulia del ‘68, il Concilio Vaticano II, il 1 maggio di Praga 1968, i funerali di Togliatti, e ha immortalato attimi epici come il celebre scatto di Benigni che tiene in braccio Berlinguer nel 1983. Ma, oltre che un reporter con lo sguardo attento sulla società e sul mondo, Pais ha seguito centinaia di set cinematografici nell’epoca d’oro del cinema italiano. Ed è proprio su questo aspetto del suo lavoro che si sofferma la mostra PAIS del Cinema, che spalanca le porte al pubblico il 23 gennaio presso il Museo di Roma in Trastevere.
Pais del Cinema è un titolo che vuole giocare con il cognome del fotografo e con l’idea dell’Italia vero e proprio Paese del Cinema. A cavallo degli anni ’60 e fino agli anni ’70 l’Italia è stata una fucina di idee e ha dato al mondo alcuni dei film più belli della storia. La produzione cinematografica di quegli anni è divenuta iconica, capace com’era di dipingere un quadro complesso ed interessante della società dell’epoca, e facendosi precorritrice dei tempi, con pellicole in grado di “anticipare” la realtà, leggere i cambiamenti, modificare la mentalità, la morale comune, la memoria collettiva. Il cinema di Fellini, di Antonioni, di Pasolini, di Risi, il cinema di Sordi, di Gassman, di Mastroianni, della Loren, della divina Anna Magnani, di Monica Vitti: la mostra di Roma vuole omaggiare attraverso gli scatti di Pais quell0 che è stato un momento indelebile nella storia della cultura italiana, capace ancora oggi di influenzare i registi di ogni genere.

Franco Citti e Anna Magnani con Pasolini  sul set di "Mamma Roma", 8 aprile 1962. Foto di Rodrigo Pais
Franco Citti e Anna Magnani con Pasolini sul set di “Mamma Roma”, 8 aprile 1962. Foto di Rodrigo Pais

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione Artistica e Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Guido Gambetta e Salvatore Mirabella con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, la mostra documenta quest’epoca attraverso gli scatti di Pais nei set cinematografici indimenticabili: Il sorpasso di Dino Risi, La ragazza di Bube di Luigi Comencini, La noia di Damiano Damiani, L’eclisse di Michelangelo Antonioni, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini. Immagini “rubate” tra un ciak e l’altro, nei momenti di pausa, al trucco, frammenti di pellicola eliminati dal montaggio finale, i parenti degli attori presenti sul set, i curiosi. E, per completare il quadro della società dell’epoca, accanto ai film sono esposti i fatti di cronaca che li hanno ispirati, come Scusi lei è favorevole o contrario?, Il giovedì e Menage all’italiana, sul tema del divorzio, Il sicario e A… come assassino  sul famoso processo penale Ghiani – Fenaroli, Il boom sul miracolo economico a cavallo tra anni ’50 e ’60.
Non manca una sezione speciale interamente dedicata alla grande  Virna Lisi, recentemente scomparsa.

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PAIS del Cinema. Gli anni d’oro del cinema italiano nel racconto per immagini di un grande fotografo
dal 23 gennaio all’8 marzo 2015
Museo di Roma in Trastevere
Piazza S. Egidio 1B
da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00

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Nacque a Roma il 28 settembre 1930, primogenito di due figli. Il padre Lorenzo era sardo, della provincia di Sassari. La madre, Maria Cola, era abruzzese, della provincia dell’Aquila. Trasferitisi a Roma per cercare lavoro, il padre trovò posto come cameriere, la madre come donna di servizio presso una casa privata. Rodrigo trascorse sia l’infanzia sia l’adolescenza a Roma, nel rione Monti, dove frequentò le elementari. Giovanissimo conobbe Marisa Gallesi, nata a Roma, e la sposò nel 1953 in Campidoglio. Da lei ebbe quattro figli: Alberto, Lorenzo, Ivano e Stefano.
Iniziò molto presto a fare i lavori più disparati: sciuscià, cappellaio, garzone di barbiere. Come ricorda Wladimiro Settimelli (“l’Unità, 10 marzo 2007), uno dei clienti della bottega di barbiere, che lavorava nel laboratorio del grande fotografo ritrattista Elio Luxardo, saputo del suo interesse per la fotografia, lo invitò ad assisterlo in camera oscura. Fu così che nel 1946 iniziò a lavorare come stampatore nel laboratorio fotografico Binazzi e Lombardini. Dopo anni di gavetta, la passione per la fotografia e la politica lo portarono nel 1950 a diventare fotoreporter per il settimanale “Vie Nuove”. Dal 1954 iniziò la collaborazione come fotoreporter di primo piano con “l’Unità (che avrebbe definito «il suo grande amore» e per la quale lavorò dal giugno 1977 al febbraio 1983) e con “Paese Sera”. Collaborò anche con altri quotidiani fra i quali il “Corriere della Sera”, il “Corriere d’informazione” e “La Stampa”. Con Giorgio Sartarelli fondò l’Agenzia Pais e Sartarelli che fino al 1972, anno dello scioglimento, fu una delle più note e apprezzate sia in Italia sia all’estero.
La sua attività professionale di fotoreporter durò più di cinquant’anni e si concluse nel 1998. Fotografo fra i migliori del dopoguerra, nelle parole di Laura Leonelli (“Il Sole 24 ore”, 8 giugno 2008), ha lasciato un archivio di quasi 370.000 negativi fotografici (nella maggioranza in bianco e nero), catalogato da lui stesso secondo il doppio criterio cronologico e per argomenti (l’archivio nel 2008 è stato concesso in comodato all’Università di Bologna).
La sua catalogazione cronologica è anche una testimonianza dell’intensità della sua giornata lavorativa: per esempio il 14 agosto 1955 fu in grado di fotografare la sede del Movimento sociale italiano a Colle Oppio, per poi avviarsi ai Castelli, precisamente a Frascati, e ritrarre Fausto Coppi alla gara di selezione per i Campionati del mondo di ciclismo su strada, tornare a Roma per fotografare l’onorevole Mario Scelba e trovare il tempo per passare dalla stazione Termini a documentare la folla di gente che lasciava la città per il Ferragosto.
Morì a Roma il 9 marzo 2007.
Pais non fu solo un fotoreporter, ma un attento e spesso ironico osservatore della realtà che ritrasse con scatti di alta qualità. Fra i suoi servizi più famosi le prime due sessioni del concilio Vaticano II nel 1962 e 1963, gli scontri fra polizia e studenti a Valle Giulia nel marzo 1968, la grande festa del Primo maggio 1968 a Praga con il popolo cecoslovacco stretto intorno ad Alexander Dubček e, vent’anni più tardi, il viaggio in Italia dello stesso Dubček per ricevere la laurea honoris causa dell’Università di Bologna.Certamente il suo lavoro è legato alla storia del Partito comunista italiano che seguì nei suoi congressi e nelle grandi manifestazioni di piazza. In questo ambito spiccano, per bellezza e importanza delle fotografie, i due servizi sui funerali di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer e il celebre scatto del 1983 di Berlinguer in braccio a Roberto Benigni (Storia d’Italia, Einaudi,  Annali 20, L’immagine fotografica 1945-2000, a cura di U. Lucas, Torino 2004,  tav. 425).
Il fondo Pais conserva inoltre una quantità d’immagini che possono essere suddivise in macroaree tematiche: politica italiana, costume, sport, condizioni di vita nelle borgate di una Roma in espansione edilizia e sempre più cementificata, le borgate dei ragazzi di vita di Pasolini, la dolce vita, gli scrittori e i premi letterari. Particolarmente significative le fotografie di film, fra gli altri, di Federico Fellini, Vittorio De Sica, Jean-Luc Godard, Dino Risi, Elio Petri, Pier Paolo Pasolini, Luigi Comencini, Luciano Salce, scattate su più di 100 set cinematografici a Cinecittà o intorno a Roma. Non manca però la cronaca nera, nella quale trovano grande spazio quelli che possono essere definiti “i  grandi processi”, come i casi Montesi, Ghiani-Fenaroli, Casati Stampa, o quelli dei coniugi Bebawi e dei fratelli Menegazzo e quello dei «pubblici peccatori e concubini», come erano stati definiti dal vescovo di Prato, monsignor Pietro Fiordelli, i coniugi Bellandi «colpevoli» di essersi sposati con il solo rito civile nel 1956.
Dal punto di vista geografico, Roma e i dintorni furono il centro della sua attività, ma si trovano anche servizi realizzati in Sicilia (l’occupazione delle terre nel 1956, il set del film Salvatore Giuliano di Francesco Rosi nel 1962, il terremoto a Montevago nel 1968), in Calabria (le raccoglitrici di olive nel 1959), nei paesi dell’Est europeo (Ungheria nel 1956) e in India.
Il suo archivio è stato dichiarato dal ministero per i Beni e le Attività culturali di elevato interesse storico in quanto, nelle parole del ministero, «costituisce fonte di incommensurabile valore per la ricostruzione della storia dell’ultimo secolo e testimonianza unica e particolare della vita politica e sociale del nostro Paese e dei Paesi europei ed extraeuropei» (d.m. 31 luglio 2006, p. 1).
Fonti e Bibl.: Le fotografie di Pais sono state esposte in numerose mostre personali (Forlì, Bologna, Predappio, Roma, Napoli) e collettive (Roma, Bologna, Torino, Cesena, Reggio Emilia) e pubblicate in diversi saggi o volumi fotografici, fra cui L’Italia del Novecento. Le fotografie e la storia, I, 2, Il potere da De Gasperi a Berlusconi (1945-2000), a cura di G. De Luna – G. D’Autillia – L. Criscenti, Torino 2005; Italia. Immagini e storia 1945-2005, I, Piazze e movimenti, a cura di N. Tranfaglia, Roma 2005; G. Gambetta – S. Mirabella, Adone Zoli. Un padre della Repubblica, Bologna 2010; F. Ruozzi, Chiesa catodica. Viaggio negli archivi audiovisivi, in 900, III (2010), pp. 201-215; Id., Bianco papa. L’immagine del pontefice tra Otto e Novecento, in Verde bianco rosso. Una fotografia dell’Italia. Catalogo della mostra di Fotografia europea, Milano 2011, pp. 86-99; Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato. 1861-2011, I – II, a cura di A. Melloni, Roma 2011,passimImmagini dell’Italia unita, a cura di A. Melloni – F. Ruozzi – M.S. Farci, Roma 2011; Cronologia dell’Italia unita, a cura di A. Melloni, Roma 2011; F. Ruozzi, Il concilio in diretta. Il Vaticano II e la televisione tra informazione e partecipazione, Bologna 2012; Storia del concilio Vaticano II, I-V, Bologna-Leuven 2012-15. V. in particolare: W. Saltarelli, R. P., l’avventura di un fotogiornalista, in l’Unità, 10 marzo 2007, p. 26; G. Gambetta – R. Balzani, Pais Italia. Foto di R. P. dal 1955 al 1960, Bologna 2008; F. Ruozzi, Estetica, passione e scrupolo. L’Archivio R. P., in Storia e Futuro. Rivista di storia e storiografia, XXVI (2011), http://www.storiaefuturo.com/it/numero_26/archivi/2_fotografia-rodrigo-pais~1410.html

(Fonte: www.treccani.it /scheda biografica di Guido Gambetta)

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