Alla British Library, Ian Thomson parla di “Pasolini e Roma”

Il 29 giugno 2015, alla British Library di Londra (per la Annual Lecture di Studi Italiani), Ian Thomson dell’Università East Anglia terrà una conferenza dal titolo “Pasolini e Roma”. Se ne possono leggere alcune anticipazioni  al link http://britishlibrary.typepad.co.uk/european  che qui volentieri segnaliamo, grazie alla preziosa indicazione di Andrea Del Cornò della stessa British Library.
In particolare, nel blog che vi è pubblicato, il professor Thomson procede per il suo percorso dal drammatico chiaroscuro con cui Caravaggio fissò la Conversione sulla via di Damasco di Paolo nello straordinario dipinto omonimo conservato a Roma nella Chiesa del Popolo. Si tratta di un capolavoro dell’arte italiana che l’autorità di Roger Fry interpretò anche come una folgorante premonizione dell’uso della luce nella futura visionarietà aperta dal cinema."Conversione sulla via di Damasco" (1601) di Caravaggio. Roma, Chiesa del Popolo

“Conversione sulla via di Damasco” (1601) di Caravaggio. Roma, Chiesa del Popolo

Per corti circuiti, è inevitabile allora pensare a Pasolini, cineasta e innamorato della pittura manierista, che su san Paolo coltivò a lungo l’idea di un film, poi rimasto allo stato di progetto a causa della morte atroce e tuttora misteriosa del suo virtuale regista. Ne resta tuttavia la sceneggiatura, pubblicata postuma nel 1977 e da poco disponibile anche nella traduzione inglese (di Elizabeth A. Castelli, British Library). In essa, come in un chiaroscuro caravaggesco, san Paolo è pensato come figura lacerata dall’ambiguità e dalla scissione, tra la luce dello slancio di solidarietà pauperistica e il buio del compromesso politico, tra il “trasumanar” e l’”organizzar”.  Un san Paolo, dunque, metafora delle contraddizioni della modernità politica e ideologica del xx secolo in cui, con zoom temporale,  l’apostolo campione dell’ortodossia cattolica  è proiettato non a caso, tra gli incubi dei totalitarismi e i movimenti di protesta radicale, soprattutto americana e nera. Nello script Pasolini immaginava che infine questo “suo” san Paolo fosse ucciso sullo stesso balcone dell’hotel in cui nel 1968 fu assassinato Martin Luther King. Una morte (da martirio?) che inevitabilmente induce Thomson a interrogarsi anche sulle diverse interpretazioni della fine cruenta dello stesso Pasolini, massacrato nello squallore del Litorale di Ostia.

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