Al “Vip club” di Roma un ricordo di Angela Molteni e di Pasolini

http://www.agenziafuoritutto.com – 13 Novembre 2013

Pasolini è stato ricordato il 9 novembre nel corso di una serata al “Vip club”, in vicolo de’ Modelli 51/a nel nel centro di Roma, organizzata dalla poetessa e giornalista Fiorella Cappelli, dirigente dell’associazione culturale “Innamòrati di Roma”.
“Serata- ha precisato Fiorella – che, oltre che alla memoria di Pasolini, abbiamo voluto dedicare anche a quella di Angela Molteni, infaticabile operatrice culturale, collaboratrice di vari editori, scomparsa l’11 ottobre scorso, che proprio al poeta di Casarsa ha dedicato l’impegno d’ una vita, organizzando, in anni di lavoro, un sito internet che contiene ben 13.000 documenti e testimonianze varie sulla sua opera e sulla sua tragica morte”.
L’attore Giuseppe Lorin ha letto proprio alcuni tra i più pungenti articoli di Pasolini, raccolti poi in Scritti corsari, mentre la poetessa e giornalista Michela Zanarella ha recitato alcune sue poesie dedicate all’autore delle Ceneri di Gramsci.
Fabrizio Federici ha ricordato la garbata polemica intercorsa, nel 1974-’75, tra Pasolini e il sociologo Franco Ferrarotti, che gli rimproverava certe approssimazioni culturali e un eccessivo pessimismo sul futuro della società. Ha riferito inoltre la testimonianza dello studioso Gustavo Buratti (allora presidente dell’ AIDLCM – Associazione internazionale per la difesa delle lingue e delle culture minacciate), che il 21 ottobre del 1975 intervenne, insieme a Pasolini, a un convegno su scuola e dialetti organizzato dal Liceo “Palmieri” di Lecce (“in quello che è stato uno dei suoi ultimi interventi pubblici, il poeta-corsaro era felice d’aver trovato, in quei ragazzi e nei loro insegnanti, un’ insperata riserva di energie, per la difesa delle lingue locali, minacciate dal rullo compressore della «civiltà” di oggi»”).

Pier Paolo Pasolini

Ma soprattutto Silvio Parrello, amico intimo di Pasolini (“Er pecetto” di Ragazzi di vita), oggi pittore e poeta, ha catturato l’attenzione soffermandosi sui tanti perché senza risposta della morte di Pier Paolo. “Perché, anzitutto, la perizia d’ufficio, fatta durante il processo a Pino Pelosi, sulla macchina di Pasolini (acquisita poi da Ninetto Davoli, che in ultimo l’ha rottamata), fu svolta in modo così superficiale, mentre quella del perito incaricato dalla famiglia di Pier Paolo dimostrò chiaramente che c’era stata un’altra macchina, all’ Idroscalo, ad ucciderlo?”.
“Quella sera, quindi, a uccidere Pasolini – ha continuato Parrello – furono più persone, mentre Pelosi – che in realtà lo conosceva già da mesi, ed era andato con lui a quell’appuntamento all’ Idroscalo per recuperare le bobine del film Salò, trafugate a scopo d’estorsione nell’agosto precedente – rimase leggermente ferito, probabilmente perché cercò invece di soccorrere l’amico aggredito. Decise, poi, d’assumersi la responsabilità del delitto e di tacere per trent’anni per paura di ritorsioni contro la sua famiglia, sino alle mezze ammissioni, ben diverse, fatte da un anno circa a questa parte. Molto probabilmente, poi, anche Sergio Citti, col fratello Franco vecchio amico di Pasolini, sulla sua morte sapeva molto più di quanto ammesso. E forse proprio per l’intollerabilità di questo peso ha voluto chiedere alla magistratura, nel 2005-2006, una riapertura ufficiale delle indagini. Io, ad ogni modo, son pronto a esporre ai giudici i risultati di tanti anni di mie personali ricerche su tutti questi fatti: come dissi, chiaramente, già dodici anni fa, all’allora presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi, Giovanni Pellegrino”.