Addio a Mimì (Domenico) Notarangelo, fotografo del “Vangelo” di Pasolini

Domenica 4 dicembre 2016 se ne è andato via anche Mimì. Mimì sta per Domenico e a Matera, città di adozione, non occorre altro per capire che si parla del fotografo, scrittore, giornalista battagliero, studioso di storia locale, che di cognome faceva Notarangelo.
Grande uomo, d’altri tempi, capace di conciliare rigore politico, pacatezza signorile, umanità profonda e garbata, che in lui, uomo del sud dimenticato, era velata da un filo di malinconia. Ha lavorato al fianco di tanti artisti, ma nel cuore gli brillava soprattutto il ricordo di Pasolini, conosciuto nel 1964 durante le riprese del Vangelo tra i Sassi. Da quella esperienza ricavò una serie di straordinarie fotografie “rubate” sul set, dove Mimì, che, da capo comunista, doveva limitarsi a organizzare solo il servizio di protezione del regista,  finì invece anche per fare la parte (piccola) di un centurione. Fu occasione fortunata, comunque, che gli permise di aggirarsi indisturbato in mezzo alla troupe e di scattare foto stupende, che poi hanno fatto il giro del mondo e ora sono parte di un preziosissimo archivio.
Di Pasolini, però, gli erano rimaste anche altre cose, tutte legate alla cultura popolare dell’amata Lucania. Ad esempio, amava ricordare l’acceso dibattito politico con Pasolini, che in qualche raro momento libero ritagliato dal lavoro non mancava di mettere in guardia lui e i giovani del posto dal rischio del “progresso senza sviluppo”  che avrebbe potuto deturpare irrimediabilmente l’antico scrigno contadino di Matera e stravolgerne i valori in nome di un benessere economico di facciata. Mimì, allora, aveva vivacemente contrastato quella ipotesi, contrapponendo al poeta le “magnifiche sorti” del futuro che si sarebbero invece aperte anche per il sud più diseredato e lo avrebbero potuto liberare dall’atavica miseria. «Altro che – disse in seguito con l’amarezza del senno di poi e la coscienza di ben altre delusioni- Aveva ragione lui». 
Mimì era una miniera di racconti, episodi, aneddoti, riflessioni, come questa, ed era anche un gran signore della conversazione. E, ora che non c’è più, è un privilegio pensare di averlo conosciuto nella sua casa ospitale, piena di libri, quadri, fotografie, carte, e di averne incontrato lo sguardo ironico e mite. (angela felice)

Muore Domenico Notarangelo: si spegne lo sguardo di Pasolini su Matera
di David Grieco

www.globalist.it – 5 dicembre 2016

Conoscevo e ammiravo Domenico Notarangelo, ma ho avuto la fortuna di incontrarlo soltanto un mese fa. Mi aspettava in un letto di ospedale. Ci eravamo organizzati con i figli Mario, Toni e Peppe per registrare una conversazione tra me e lui sulla sua collaborazione con Pier Paolo Pasolini quando il regista capitò a Matera nel 1963 per realizzare Il Vangelo secondo Matteo.
Nel 1963, Pasolini tornava dalla Palestina dove aveva deciso di girare il suo film. Ma la Palestina, sfigurata esteriormente da un’edilizia selvaggia e devastata interiormente dalle tensioni tra palestinesi e israeliani, lo lasciò di sasso.
Il regista non aveva più la pallida idea di dove ambientare il film. Qualcuno gli suggerì Matera, e Pasolini ci andò. Per prima cosa, si recò alla locale sezione del Pci per chiedere collaborazione e protezione. Erano tempi in cui Pasolini, ormai famoso, veniva spesso aggredito in strada da fascisti e omofobi. In quei tempi, Matera era un luogo abbandonato da dio e dagli uomini. Era stata definita dall’Italia democristiana «la vergogna d’Italia».

Domenico Notarangelo a un comizio del Pci del 1972
Domenico Notarangelo a un comizio del Pci del 1972

Il segretario della sezione del Pci di Matera era Domenico Notarangelo. Ma Domenico era anche una persona molto più importante e complessa del ruolo politico che ricopriva. Domenico era un artista, un antropologo, un sociologo. Esattamente come Pier Paolo Pasolini. Aveva fatto decine di migliaia di foto, tutte significative, tutte straordinarie, per raccontare la sua terra e tutti coloro che continuavano ad abitarla in una vita fatta di stenti.
Quello di Notarangelo è un mondo di fotografie dal valore inestimabile e lui era un fotografo del calibro di Salgado e di Cartier Bresson. Le sue foto saranno materia di studio universale nei prossimi anni, decenni, secoli. Infatti, grazie a Pasolini e a Notarangelo, la “vergogna d’Italia” è diventata nel frattempo capitale della cultura europea. Perché Matera rappresenta probabilmente il più antico insediamento umano che si conosca, risalente a più di centomila anni fa.Quando Peppe, Toni e Mario mi hanno concesso il privilegio di consultare l’archivio di Domenico Notarangelo, sono rimasto folgorato. Ho rivisto in quelle foto innumerevoli inquadrature del Vangelo secondo Matteo e ho avuto modo di capire, con sommo stupore, che Domenico è stato a tutti gli effetti il coautore del Vangelo secondo Matteo, così come Sergio Citti (al quale ho dedicato il film La Macchinazione sugli ultimi mesi di vita di Pasolini) fu il coautore dei primi due film di Pier Paolo Pasolini, Accattone e Mamma Roma.
«Pier Paolo mi fece fare il centurione nel film -racconta Domenico Notarangelo- una comparsa parlante. Con le macchine fotografiche in mezzo alle gambe, nascoste sotto la corazza, potei fare molte foto sul set del Vangelo secondo Matteo». Hanno fatto il giro del mondo. Ora fanno parte del mio archivio storico, fatto di fotografie, giornali, quadri, giornali, tessere di partito, manifesti, documenti che dappertutto si offrono di ospitare, tranne che a Matera».

Domenico Notarangelo
Domenico Notarangelo

Questa dichiarazione così pasoliniana, da nemo propheta in patria, risale al 2013. Domenico Notarangelo non è riuscito a parlare con me. Voleva farlo ad ogni costo, ma non ne aveva più la forza. In quell’ospedale, ho preso la sua mano tra le mie e ci siamo scambiati sguardi e sorrisi che non potrò mai dimenticare. Anche perché il suo sguardo diceva molto più di mille parole. Era uno sguardo felice, uno sguardo d’amore, privo di qualunque angoscia, nonostante la fine annunciata. Era lo sguardo di un uomo che ha dato tanto agli altri. Noi italiani sappiamo essere incredibilmente egoisti ma altrettanto incredibilmente altruisti.
Matera è Matera grazie a te, Domenico. Lo sanno in tutto il mondo, e persino a Matera. Se qualcuno ancora non lo ha capito, vedrai, non tarderà ad accorgersene.

[info_box title=”Domenico Notarangelo” image=”” animate=””]pugliese di nascita, lucano di adozione, è stato per molti anni corrispondente de “l’Unità” e redattore di emittenti televisive e collaboratore con numerose riviste nazionali e locali. Ha sempre accompagnato l’interesse professionale alla ricerca e allo studio del giornalismo periodico delle regioni meridionali, pubblicando numerosi volumi anche di storia locale. Appassionato di fotografia (fu nel 1964 anche sul set del Vangelo secondo Matteo di Pasolini), ha raccolto e documentato testimonianze di costume e di tradizioni popolari e religiose, meritandosi numerosi riconoscimenti, tra cui nel 2001 il “Premio Nazionale Valle dei Trulli” per il volume I sentieri della pietà (Schena ed., 2000) e nel 2012 il Premio Levi per la saggistica per il saggio Da Carlo Levi a Franco Rosi (Calice ed., 2011). In circa mezzo secolo, Notarangelo ha raccolto centinaia di documenti che oggi costituiscono uno dei più importanti archivi privati del Mezzogiorno, dichiarato infatti “bene di interesse culturale” da parte del MIBACT.[/info_box]