A Bologna incontro su “PPP, la musica e i suoni”

Martedì  13   ottobre   2015, a Bologna, nella   Sala   Stabat   Mater   della   Biblioteca dell’Archiginnasio (piazza Galvani 1), iniziano gli incontri  Pasolini dentro l’università,  coordinati  da Marco Antonio Bazzocchi, critico letterario e docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna.   Gli incontri sono organizzati   dal Dipartimento  di  Italianistica dell’Università di Bologna in collaborazione con il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna.
Il  primo  appuntamento  si  intitola  L’altrove sonoro delle immagini ed è dedicato  alla  funzione  espressiva della musica e dei suoni nel cinema di Pier Paolo Pasolini, tema che sarà analizzato da Roberto Calabretto e Roberto Chiesi, per il coordinamento di Marco Antonio Bazzocchi.
Roberto   Calabretto,   professore   associato   di   discipline   musicali all’Università  degli  Studi  di Udine, parlerà della “musica come «l’unica azione  espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà», nel  tentativo  di  descrivere il fascino che essa ha sempre esercitato nell’immaginario  di Pasolini,  intellettuale, regista, scrittore, pittore e poeta. Un fascino  di natura passionale dato da fortissimi impulsi, nei cui confronti la   riflessione   razionale,  viva  e  interessantissima,  resta  comunque ancillare  e  subordinata, ma pur sempre in grado di far nascere le immagini sonore  che  costellano  le  pagine  della  sua  narrativa, i suoi percorsi poetici  e,  soprattutto,  le  colonne sonore del suo cinema. I rapporti di Pasolini  con  la  musica,  pertanto,  vanno  considerati  assumendo questa prospettiva,  tentando  di  scandagliare le profondità del suo pensiero che con il mondo dei suoni aveva un rapporto sicuramente eletto. Egli, infatti, aveva  insite nella propria personalità le condizioni per potersi esprimere musicalmente,  a  partire  dai  profondi  silenzi  che  gli permettevano di cogliere la musicalità della realtà a lui circostante. La musica, pertanto, nella  sua  parabola  artistico-esistenziale  non  costituisce  un semplice oggetto d’indagine, come potrebbe invece essere in una monografia dedicata ad  altri  registi,  poeti  o  scrittori,  ma  è  piuttosto una delle chiavi privilegiate per accedere al suo pensiero”.

Manoscritto BWV 1001. Siciliana
Manoscritto BWV 1001. “Siciliana”  di Johann Sebastian Bach

Roberto  Chiesi,  responsabile  del  Centro  Studi  –  Archivio  Pier Paolo Pasolini   della   Fondazione   Cineteca   di   Bologna,   parlerà   invece dell’espressività  dei  suoni  e  in  particolare  dei  rumori  nel  cinema pasoliniano, soffermandosi su film quali Accattone (1961), Edipo re (1967), Medea  (1969), Il Decameron (1971), Il fiore delle Mille e una notte (1974) e  Salò  o le 120 giornate di Sodoma (1975), film, quest’ultimo, che nacque proprio   da  un’”immagine  primaria”  dove  anche  i  rumori  avevano  una significativa  funzione  evocativa:   «Come  sempre  mi  ha indotto un’idea formale.  Ho “visto” i fatti di de Sade in un universo borghese ingiallito. Ho  sentito  il  rumore  di  un  bombardamento  mentre  una delle vittime è costretta a mangiare degli escrementi appena evacuati da un carnefice sopra il pavimento ben lucidato».
I  rumori, nel cinema pasoliniano, hanno sempre una fisicità molto forte e intensa,  soprattutto  nei  film  più  visionari  (come  quelli  ispirati a Sofocle,  Euripide,  alla novellistica araba e al marchese de Sade), perché, per  rendere più accentuata la dimensione onirica, Pasolini ricorre anche a sonorità  diverse  che rimandano alla materia delle cose. Le “lavora” nelle fasi  di  postproduzione  del  film,  adottandoli  talvolta come una vera e propria  colonna  sonora, più importante dei dialoghi e delle parole, anche perché  questo  tessuto  sonoro  è  spesso  costituito  proprio da voci non intelligibili, che creano un’atmosfera di inquietante straniamento.