Sullo scaffale. Versi per Marilyn in un’antologia poetica

Renato Minore, sul “Messaggero.it”, dà conto dell’uscita quasi contemporanea di tre antologie poetiche, molto diverse tra loro per i temi proposti. Si tratta dei volumi Cinquanta foglie (Moretti&Vitali), il cui curatore, Paolo Lagazzi, raccoglie venticinque esempi di tanka, genere giapponese pochissimo conosciuto in Italia; La Grande Madre (a cura di Valeria De Felice, Di Felice edizioni) che comprende i versi di sessanta poeti dedicati alla madre; Umana troppo umana. Poesie per Marilyn Monroe (Aragno), in cui una pattuglia di poeti, in risposta all’appello dei curatori Fabrizio Cavallaro e Alessandro Fo, propone variazioni sul mito di  Marilyn, indimenticabile e tragica icona del cinema americano. Estrapoliamo dalla recensione la parte dedicata proprio a quest’ultima pubblicazione, che  rivolge uno sguardo contemporaneo alla “sorellina” cantata anche da Pasolini, una donna prima che una star che ora, sottratta al luccichio effimero dello star system, pare rievocata soprattutto nella sua dolente verità umana. 

Un’antologia di poeti per Marilyn
di Renato Minore

http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it – giugno 2017

Quasi contemporaneamente sono state pubblicare tre antologie poetiche diverse da altre. Antologie “tematiche”, allestite chiamando a raccolta molti dei maggiori poeti italiani a fianco di poeti esordienti o quasi. La prima come omaggio a Marilyn Monroe; la seconda dedicata a un genere per eccellenza della poesia giapponese, il tanka; la terza infine su una figura esemplare e simbolica, la madre, cui tutti i grandi poeti italiani, soprattutto del Novecento, hanno dedicato versi sinceri e profondi. Ma vediamo più da vicino questi libri e le ragioni di scelte così particolari.

Marilyn Monroe. Fotogramma da "La rabbia" di Pasolini (1962-1963)
Marilyn Monroe. Fotogramma da “La rabbia” di Pasolini (1962-1963)

La vita di Marilyn. Icona pop per eccellenza e mito leggendario del cinema, paradigma di luci e ombre, trionfi e dannazione legate al cosiddetto divismo. Con un po’ di ritardo su quello che sarebbe stato il novantesimo compleanno della Monroe, Umana troppo umana. Poesie per Marilyn Monroe (Aragno) è un singolare omaggio poetico. Per festeggiarla e anche per “risarcirla” dalla cinica mercificazione cui è stata sottoposta la sua figura, come scrivono i curatori, Fabrizio Cavallaro e Alessandro Fo. Una ghirlanda di liriche, un centinaio composte per l’occasione sulla scia di due famose poesie che alla Monroe dedicarono Dario Bellezza e soprattutto Pier Paolo Pasolini. Ricordate? «Tu sorellina più piccola…/ Del pauroso mondo antico e / del pauroso mondo futuro / era rimasta sola la bellezza, / e tu te la sei portata dietro come / un sorriso obbediente». La «sorellina più piccola» di Pasolini, e non solo l’immagine-oggetto intrisa di eros, la «magnifica preda» dello sguardo e dei desideri, abbandonata alla fatuità e talora crudeltà dei rotocalchi e del gossip massmediatico. Marilyn che vive ben oltre, presenza comune e costante: paradigma e ormai sempre più persona, attraverso «l’antidoto del futile e del banale, come la poesia» rivive nei versi di tanti: da Alberto Bertoni a Franco Buffoni , a Maria Grazia Calandrone, a Maurizio Cucchi, Roberto Dedier, Sonia Gentili, Valerio Magrelli, Renzo Paris, Elio Pecora, Cetta Petrolio, Gilda Policastro, Silvio Ramat, Davide Rondoni, Francesco Scarabicchi, Luigia Sorrentino, Alberto Toni, Gian Mario Villalta (per ricordare alcuni dei poeti che hanno risposto a Cavallaro e Fo). Parole, pensieri, immagini, testi dolci, dolorosi, misteriosamente ancora attratti dall’«epifania dell’angelo dell’emblema Marilyn» a partire «da quel finale di partita tragico», dal suo corpo nudo non più al centro della scena in quel cinque agosto 1962. Il mito insomma viene come eroso, screpolato dalle parole dei poeti; dietro la luminosità dell’icona c’è la fragilità di Marilyn, corpo morente in una stanza da letto a Los Angeles. O può ancora travestirsi in un destino analogo, fino al suicidio, della sua sosia Kay Kent, come ricorda nel suo omaggio il curatore poeta Alessandro Fo:

E poi mi chiedono “Che indossa la notte?
Un pijama? Solo una parte?” Ho risposto
“Chanel n. 5”.
Non voglio dire “nuda”,
però è la verità».

Sono parole che non ho mai scordato.
Nulla di lei ho scordato mai. Ho vissuto
come se fossi lei. Non un sosia,
la gemella piuttosto. E voi sapete
che storie misteriose hanno i gemelli.

Stesso sorriso, stessi movimenti,
la stessa voce (dicevano) – anche il seno,
ora identico al suo, dopo il chirurgo.
Mi hanno coperto d’oro perché fossi

Marilyn qui, Marilyn là, nelle foto
con gonna al vento, o nuda, o sguardo sexy,
come lei platinata, ovviamente,
pur se ero bruna (lo era anche lei).

Però l’oro non basta.
Sono stata lei e anche non-lei.
Nessun pettegolezzo sui miei amori,
scarso interesse per una replicante.

Ho condiviso la sua infelicità.
Ho scelto di morire come lei
(ma ho resistito dodici anni in meno):
barbiturici e alcool,
anche se nel mio caso
non ho lasciato dubbi.

«Caro Dean, ti amo tanto».
Volevo entrare nel mistero così,
non voglio dire «nuda»,
con il nostro Chanel n. 5
appoggiato sul seno.
(Alessandro Fo)