Il Decameron allo specchio, di Simone Villani. Una recensione

Il Decameron allo specchio. Il film di Pasolini come saggio sull’opera di Boccaccio, di Simone Villani
Una recensione

 

Il libro riconnette il film Decameròn di Pasolini punto per punto al suo grande modello trecentesco: ogni episodio, ogni sequenza, ogni inquadratura è analizzata come rilettura critica, da parte di Pasolini, dell’opera del Boccaccio

Può un film narrativo essere un saggio? Lo è necessariamente, se riscrive un’opera che gli preesiste. In questo caso, infatti, ciascuna scelta compositiva – sopprimendo ad esempio o esaltando valenze locali del testo, o globalmente ritagliando una porzione ed escludendone altre – si fa gesto ermeneutico. Il capolavoro di Boccaccio, dopo sei secoli di letteratura critica, qualche anno fa ha incontrato sul proprio cammino un oggetto sorprendente e un poco mostruoso: la riscrittura audiovisiva di un poeta-romanziere-saggista-cineasta che ne è, insieme, anche la migliore rilettura critica. Il Decameron allo specchio esamina questo nodo e riconnette il film punto per punto al suo grande modello trecentesco: ogni episodio, ogni sequenza, ogni inquadratura diventa insieme un’interpretazione e un giudizio sull’opera del Boccaccio.
Materia di questo libro non è un oggetto (il Decameròn di Pasolini); materia di questo libro non sono neppure due oggetti (il Decameròn di Pasolini e il Decameron di Boccaccio); materia di questo libro è la relazione tra questi due oggetti. La scelta della raffronto serrato tra un testo letterario e un testo audiovisivo ha prodotto almeno un paio di conseguenze di impostazione.
La prima interessa il piano dell’espressione: sono le forme della narrazione a catalizzare qui la gran parte del lavoro analitico ed in questo senso in alcuni punti il libro potrà apparire soprattutto l’opera di un narratologo.
La seconda conseguenza è che il Decameròn di Pasolini è esaminato isolatamente rispetto ai due film che assieme ad esso compongono quella che l’autore ha chiamato La trilogia della vita (I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte), con i quali pure intrattiene relazioni strettissime. Infine, per quel che attiene al metodo, la scelta è stata per una metodologia eclettica, tale da impiegare laicamente lo strumento volta a volta più vantaggioso per l’esame di una determinata faccia del prisma testuale.
Nell’effettuare la trasposizione cinematografica del Decameron di Boccaccio, accade a Pasolini di riuscire in un’operazione sbalorditiva: egli eleva Boccaccio a co-autore, e nel tentativo di restituire la prosa decameroniana egli finisce con l’esaltare le possibilità dell’espressione cinematografica. Lungi dallo “sciogliere” la letteratura nel cinema, egli, con paradossale audacia, proprio nello sforzo di fedeltà alla letteratura, riesce a celebrare l’apoteosi del cinema.

Francesco Maggio

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Il Decameron allo specchio – Il Decameròn di Pasolini non è una semplice trasposizione cinematografica del capolavoro di Boccaccio, ma è una personale rilettura dell’opera, un vero e proprio saggio critico per immagini. Il duplice sguardo adottato in questo saggio rende possibile un’analisi dei due testi che fa emergere ad esempio come le parole di Boccaccio si sovrappongano ai volti di Franco Citti e Ninetto Davoli. Si svela così il segno più forte dell’operazione di Pasolini, che adopera il racconto boccacesco della fine della comunità e della nascita della società mercantile, per descrivere l’eclissi del mondo contadino e la nascita del neocapitalismo. Dal mondo borghese di Boccaccio a quello popolare di Pasolini si delinea un’unica storia, ma raccontata in momenti diversi.

[idea]Il Decameron allo specchio. Il film di Pasolini come saggio sull’opera di Boccaccio,
di Simone Villani
Donzelli editore – http://www.sentieriselvaggi.it/
103 pagg. – 21,00 euro[/idea]