A Schio, il 21 ottobre 2016, Pasolini incontra Kerouac

Venerdì 21 ottobre 2016, alle ore 18.30, appuntamento di rilievo a Schio (Vicenza), nel suggestivo ambiente di archeologia industriale del Lanificio Conte, in  Largo Fusinelle. In quella sede, oggi spazio polifunzionale, il Circolo Operaio “Il Bruco” di Magrè organizza una tavola rotonda dal titolo Pier Paolo Pasolini incontra Jack Kerouac. Lo spazio di confine dell’intellettuale. Essere profeta o emarginato incompreso. Un tributo a Pier Paolo Pasolini.
L’incontro, dopo un momento di benvenuto iniziale, prevede una tavola  rotonda cui parteciperanno Michele Mocciola, Massimiliano Peroni, Giacomo Cattalini (tutti e tre componenti della redazione del trimestrale bresciano di letteratura e arti varie “I Sorci Verdi”), Carlo Cunegato (Società Filosofica Italiana di Vicenza), Alessio Berto (curatore della parte musicale) e Angela Felice. Quest’ultima, direttore del Centro Studi Pasolini di Casarsa, che patrocina la manifestazione insieme agli organizzatori e, tra gli altri,  al Comune di Schio, si intratterrà in particolare sui rapporti tra Pasolini e la cultura americana, tema su cui ha scritto nel 2015  il saggio Icone a stelle e strisce nel Pasolini tentato dagli States per la rivista “Oltreoceano” dell’Università di Udine (curatela Alessandra Ferraro e Silvana Serafin).
La manifestazione, a ingresso libero, rientra nelle iniziative previste all’interno del tema culturale 2016 “Spazi di confine”.

"Pasolini incontra Kerouac" a Schio. Locandina
“Pasolini incontra Kerouac” a Schio. Locandina

[idea]Info[/idea]Il Lanificio Conte
La storia del Lanificio Conte è legata alle origini della produzione tessile nella Val Leogra e alla nascita del sistema fabbrica che portò, come conseguenza, sviluppo sociale e urbanistico del territorio. Il Lanificio è tra i più antichi opifici esistenti a Schio, la cui prima memoria scritta risale al 1757, quando  inizialmente Giovan Battista Conte procurava la materia prima agli artigiani della zona. Successivamente il figlio Antonio acquistò un laboratorio esistente lungo il corso della Roggia e diventò egli stesso imprenditore.
L’area delimitata dalla mura visibile lungo Via XX Settembre, ora edificata con nuovi edifici, apparteneva alla famiglia e si estendeva su una superficie di tre ettari nella quale erano presenti l’opificio originale, la residenza e il parco padronale. Dal 1860 il lanificio e l’area furono soggetti a importanti potenziamenti e modifiche, indotte anche dalla sviluppo della vicina industria dei Rossi. Nel primo Novecento vennero sostituiti i bassi fabbricati eretti a partire dal 1886 con una nuova filatura in cemento armato. L’edificio più antico tuttora visibile, adiacente al complesso restaurato, è disposto lungo il corso della Roggia Maestra. La facciata, realizzata in cotto e pietrame, presenta finestre ad arco ribassato contornate da mattoni, mentre sul tetto è ancora visibile la campanella che scandiva i turni di lavoro. Unito a questo antico fabbricato, s’innalza lo stabilimento costruito dal 1866 al 1884, distribuito su quattro piani con struttura in ghisa e tavolati di legno. Nel 1929 venne addossata all’edificio ottocentesco preesistente l’orditura in cemento armato e vetri con torretta sommitale adibita a contenere due serbatoi d’acqua. Degno di nota, nel 1883, appena 4 anni dopo l’invenzione della lampada Edison, il lanificio introduceva, tra i primi in Italia, l’illuminazione elettrica. L’antica orditura, ora dipinta di grigio, è stata restaurata dopo lo spostamento nel 2000 dell’attività produttiva in zona industriale destinando così l’antico spazio a nuova funzione pubblica e culturale. Nella piazza davanti al Lanificio è posizionato il busto di Alvise Conte morto nel 1950, figura di valore tanto per l’azienda quanto per la vita civile e sociale della Città. Infatti, durante la sua gestione il Lanificio riuscì ad affrontare le difficili congiunture economiche degli anni Trenta e i drammatici eventi bellici della seconda guerra mondiale.
Nel 1906 fu infatti Alvise Conte ad assumere la direzione dell’azienda di famiglia e a promuovere una nuova crescita sostituendo vecchi fabbricati con moderni edifici. Si demolì anche il neogotico Palazzo Mengotti per costruire una nuova sala tessitura. Il nuovo edificio fu progettato nel 1906 dall’ingegnere Carlo Letter e realizzato in calcestruzzo armato brevetto Hennebique con copertura a Shed, tipologia e materiale assolutamente all’avanguardia per l’epoca. Si tratta di un tipo di copertura particolarmente usato nell’architettura industriale con il quale si riusciva ad ottenere un’illuminazione diurna molto uniforme.
Questo nuovo spazio tessitura ha una superficie di circa 1300 metri quadrati: le campate perimetrali hanno una copertura in piano, mentre la restante parte di tetto presenta una triplice serie di falde in vetro inclinate a dente di sega con orientamento verso nord. Lo spazio interno dell’edificio è intervallato da bianchi pilastri di trenta centimetri che non interrompono il campo visivo.
Il restauro di questo fabbricato, portato a termine nel 2013 grazie all’impegno del Comune di Schio e con il concorso finanziario della Regione del Veneto, ha restituito  alla Città un pregevole spazio polifunzionale.
[Fonte www.comune.schio.vi.it]