Intervista a Enzo De Camillis, regista di “Un intellettuale in borgata”

Per l’Associazione culturale Arduino Sacco Editore, è uscito il libro Pier Paolo Pasolini. Io So …, in cui l’autore-regista  Enzo De Camillis riprende su carta le testimonianze in ricordo di Pasolini di alcuni importanti intellettuali e cineasti italiani (tra gli altri, Stefano Rodotà, Gianni Borgna, Citto Maselli, Pupi Avati, Ugo Gregoretti) presenti nel docu-film Un intellettuale in borgata (prod. TamTam Online/ SAS Cinema, 2013). Libro e film saranno presentati il 9 settembre 2016 al 73.mo Festival del Cinema di Venezia.
Qui seguito un’intervista all’autore curata nell’agosto 2016 da Rosa Santoro.
 

Intervista a Enzo De Camillis
di Rosa Santoro

www.tgyou24.it – agosto 2016

Enzo De Camillis, classe 1953, scenografo e regista italiano, ci regala la trascrizione del suo ultimo docu-film, su Pier Paolo Pasolini, Un intellettuale in borgata” con l’attore Leo Gullotta.

"Pier Paolo Pasolini.Io so ... " di Enzo De Camillis. Copertina
“Pier Paolo Pasolini. Io So … ” di Enzo De Camillis. Copertina

Come mai questa scelta di parlare di “Pier Paolo Pasolini. Io So…”?
In una democrazia malata dire “io so” può equivalere a una condanna a morte, anche se non hai le prove. Probabilmente, quando Pasolini scrisse “io so”, il suo fu un semplice atto d’accusa contro coloro che conoscevano i nomi, coloro che avevano le prove ma non parlavano. Stefano Rodotà firma così il libro: «La regressione culturale che oggi stiamo vivendo è esattamente l’opposto dello spirito che Pasolini cercava di introdurre nella società italiana. […] Quando dico che la cattiva politica è figlia della cattiva cultura, non dico semplicemente che i politici non leggono libri o non vanno al cinema, ma che c’è una grande responsabilità della cultura. Il ricordo di persone come Pasolini, De Sica, Visconti non è nostalgia. È voler  capire come una società possa produrre buona cultura e buona politica». 

Alcuni registi dicono che i film sono come i bambini appena nati. Come senti Un intellettuale in borgata?
Oltre che ad essere una propria creatura, nel docu-film su Pasolini c’è molto di più. C’è la mia storia o, almeno, una prima parte della mia vita. Sono nato in quel quartiere e ho giocato in quel campetto dove Pasolini giocava a pallone e dove fu ispirato a scrivere Ragazzi di vita. In quel quartiere Pasolini veniva stimolato e sensibilizzato nella sua creatività,  mentre io sentivo il quartiere come una cappa, una gabbia, una prigione da cui evadere per dar sfogo alla mia libera creatività. Lo stesso ambiente, lo stesso periodo sociale, con due sensibilità totalmente diverse ma con la stessa finalità. La ricerca della verità.

Hai qualcosa in comune con Pier Paolo Pasolini? O rimane solo un docu-film?
Come dicevo , è la stessa finalità in un quartiere popolare: la ricerca della verità. La ricerca dell’onestà culturale e la possibilità di dare al prossimo, specialmente ai giovani, un passaggio culturale,  raccontando la storia, anche quella contemporanea, e la voglia di confrontarsi con la politica e con l’uomo politico, anche se sicuramente oggi con personaggi politici sempre meno acculturati e sempre meno rispettosi della persona e dignità del prossimo.  Il film, con le sue testimonianze, vuole raccontare alle nuove generazioni chi era Pasolini scrittore e cineasta, chi  era Pasolini nel ricercare con i suoi scritti o con le sue immagini  la rappresentazione di una società popolare che negli anni “60 cercava di emanciparsi dopo la guerra.

"Un intellettuale in borgata" (prod. TamTam Online/ SAS Cinema) regia di Enzo De Camillis
“Un intellettuale in borgata” (prod. TamTam Online/ SAS Cinema) regia di Enzo De Camillis

Nel 2014 Un intellettuale in borgata vince il premio speciale della giuria “ Libero Bizzarri”. […] De Camillis, pensi che abbia un seguito quest’opera? Vale a dire, c’è un seguito sui passi di Un intellettuale in borgata?
Il film è stato riconosciuto al Festival RIFF di Roma, al Festival Omovis a Napoli, al Festival “Bizzarri”. E’ stato presentato nel 2015 a Stoccolma dall’Istituto Italiano di Cultura in Svezia e nel 2016 a Lisbona in Portogallo. E’ archiviato come documento storico presso l’Aamod, il Centro Sperimentale di cinematografia, l’Archivio di Bologna e presso il Centro Studi Pasolini di Casarsa, ha avuto circa 50 proiezioni tra biblioteche, Università e licei italiani. Ora, grazie al libro P.P. Pasolini , Io So …, edito da Arduino Sacco, spero che si possa divulgare presso le scolaresche e le università. Il libro raccoglie delle testimonianze su Pasolini che ritengo uniche. Pensieri del modo culturale e artistico come quelli di Stefano Rodotà, Pupi Avati, Citto Maselli, Gianni Borgna, Ugo Gregoretti, Nino Russo e tanti altri. Il libro verrà presentato ufficialmente in uno spazio del 73.mo  Festival di Venezia il 6 settembre 2016 alle ore 18.00 all’Hotel Excelsior.

Quanto fu critico Pier Paolo Pasolini nei versi sulla società? Credi che sia stato impietoso o il suo era un modo per richiamare attenzione?
La sua critica negli anni ‘60 è stata mal interpretata e sicuramente osteggiata. Oggi, dopo quarant’anni, Pasolini è stato rivalutato, e se ne è sottolineata la lungimiranza, presente negli scritti e nelle immagini filmiche. Basta ricordare l’intervista RAI di Enzo Biagi (1971) sul potere televisivo o la poesia Profezia, che narra lo sbarco migratorio degli africani in Calabria. Temi che oggi viviamo, ma in pochi ne conoscono la preveggenza in Pasolini.

Oltre ad essere regista, scopriamo che sei un docente presso la S.A.S. Cinema. Cosa vorresti insegnare ai giovani di oggi nella sezione cinema? […] Qual è il segreto per essere un buon regista?
Vorrei raccontare il vero cinema, il cinema che si realizza anche per passione, il cinema di genere che oggi non c’è più, il cinema di cronaca. Ricordiamoci Francesco Rosi, Damiano Damiani, Elio Petri, film che non esistono più, perché quello è un cinema scomodo, di riflessione, un cinema che racconta la storia. Il cinema è anche questo, raccontare la storia e il momento sociale con spirito critico ma con la voglia di lasciare un documento alle nuove generazioni. Questo è il cinema che vorrei raccontare, che ho realizzato a fianco di importanti maestri e che oggi è difficile riproporre.  Vorrei raccontare con queste testimonianze che il cinema è, e deve essere, anche una testimonianza storica. Il segreto per essere un buon regista? Raccontare quello che si sente, quello che si vuole e non quello che gli altri vogliono.

Progetti in cantiere?
Ti do il titolo: Articolo 580 istigazione al suicidio. Per colpa della crisi e del sistema bancario e fiscale, dal 2001 a oggi, ci sono stati purtroppo 4.000 suicidi. Ne vogliamo parlare?