Il Pasolini di Luigi Lo Cascio a Prato, intervista di Sara Bessi

Al Teatro Fabbricone di Prato, da sabato 5 a domenica 13 novembre 2016, l’attore Luigi Lo Cascio tratteggia un originale ritratto pasoliniano nello spettacolo Il sole e gli sguardi, una coproduzione del Teatro Metastasio e del Css di Udine.
Il lavoro ricostruisce un’ideale raffigurazione del grande intellettuale di Casarsa sulla base della sua produzione propriamente lirica, ispirandosi alla sua sterminata raccolta di poesie ma anche alle sue opere teatrali, scritte in versi, e al suo cinema di poesia, come lo definiva lui stesso.
Interconnesso a una partitura di video-animazione dell’artista visivo Nicola Console e alle musiche originali, composte durante le prove, di Andrea Rocca, Lo Cascio indaga sulla “relazione” intima e sociale che emerge dal
corpus poetico di Pasolini, fino alla sua forte e profetica posizione pubblica. Versi, disegni e immagini si alternano intenzionalmente per restituire allo spettatore quella natura proteiforme che tanto caratterizzò – e insieme differenziò – il talento tormentato di Pasolini: intellettuale, romanziere, pittore, linguista, drammaturgo, cineasta, saggista, traduttore, critico e poeta.
Il sole e gli sguardi ha debuttato nella stagione 2015-2016 a Udine ed è stato il primo incontro di Lo Cascio con il grande scrittore friulano, avvenuto nella ricorrenza del quarantesimo anniversario della sua morte. Ora, in occasione della ripresa di Prato, il bravo attore siciliano ha espresso alcune riflessioni sul suo rapporto con la figura di Pasolini, rilasciate in una intervista curata da Sara Bessi.

Lo Cascio recita Pasolini
intervista di Sara Bessi

www.lanazione.it –  4 novembre 2016

L’incontro tra la poesia di Pasolini e Luigi Lo Cascio diventa spettacolo: Il sole e gli sguardi è il titolo della coproduzione del Metastasio e del Css Udine, in scena al Fabbricone dal 5 fino al 13 novembre 2016. Un singolare autoritratto dell’ intellettuale di Casarsa che il regista-attore siciliano ha creato in occasione dei 40 anni dalla sua morte.

Come è nata l’idea di indagare la figura di Pasolini attraverso le sue liriche? Il titolo è un verso di una sua poesia dedicata alla figura di Cristo, una verità scandalosa da mostrare.
Ho incontrato l’opera di Pasolini nei Cento passi, quando ho recitato alcuni versi cari a Peppino Impastato che riguardano la relazione con la madre. Anche la Meglio gioventù è un titolo pasoliniano.

E qual è stata la scintilla che l’ha fatta avvicinare a Pasolini?
La scintilla è scattata mentre scrivevo l’Otello in siciliano. Mi è capitato di vedere l’episodio Che cosa sono le nuvole? girato da Pasolini nella raccolta cinematografica Capriccio Italiano. Per me è stata una folgorazione: sono stato colpito dalla libertà con cui Pasolini rileggeva un classico e dal suo confrontarsi con temi di natura metafisica. Proprio quel Pasolini mi è parso sorprendente rispetto all’immagine convenzionale che io stesso ne avevo. Mi sono detto che era giunto il momento di investigarlo meglio, partendo dalla poesia. Lui stesso si considerava prima di tutto un poeta, avendo iniziato a scrivere poesie a 7 anni.

La scrematura delle poesie per Il sole e gli sguardi non è stato un lavoro semplice.
In questo spettacolo non faccio Pasolini: sono un testimone, un medium che lascia affiorare le sue parole. Le poesie che mi hanno commosso e mi sono piaciute di più sono quelle del Pasolini più intimo. Ne viene fuori un discorso unico in versi pronunciato alla luce del sole e offerto allo sguardo del mondo.

Insieme a lei sul palco c’è Nicola Console, un artista che crea immagini dal vivo.
Rappresenta una sorta di sosia: parole e immagini si mettono in dialogo come se si rispondessero e si ascoltassero a vicenda.