I ricordi del fotografo e maestro Bruno Bruni, allievo di PPP a Versuta

Nel 1993 uscì per l’editore Campanotto di Udine il libro di ricordi Il ragazzo e la civetta. Ne era autore  il fotografo, poeta e docente Bruno Bruni (1929-1997) che vi ripercorreva la lontana giovinezza friulana , maturata durante gli orrori della guerra a Casarsa al fianco di  Pasolini, maestro di scuola, di poesia e di vita.
Ne esce una testimonianza toccante che “Pagine corsare” ha commentato con una scheda, accompagnata da un’ampia citazione della poesia
Il timp di un fantàt, inclusa nel libro, in cui Bruni  rievoca in versi sincopati il rapporto con il perduto maestro Pier Paolo, dai campi di Versuta fino a Ostia, teatro traumatico di una tragica morte. 

Il ragazzo e la civetta.
Percorsi di un allievo dell’Academiuta di Pasolini
di Bruno Bruni
(Campanotto editore, Udine 1993)

a cura di “Pagine corsare”

E’ un contributo, quello di Bruno Bruni, che pare giungere direttamente dall’anima di Pasolini, debitore della propria  “giovinezza friulana” e per molti versi della propria formazione proprio a quella stessa terra che ha dato i natali a Bruno Bruni. Anche per Bruni, «Casarsa era destinata a diventare naturale tòpos della propria identità e fondamentale ambiente di formazione».
Con Nico Naldini, Bruno Bruni fu tra i più giovani fondatori dell’Academiuta di lenga furlana, costituita da Pasolini nel 1945 sui fondamenti della precedente “scuoletta” di Versuta. Sin dal 1944 Bruni aveva inoltre concorso alla fondazione e alla gestione letteraria della rivista “Stroligut di cà da l’aga”. Vivrà quelle esperienze con grande entusiasmo e partecipazione, di cui tra l’altro dà atto nel poema Il timp di un fantàt  (“Il tempo di un ragazzo”) inserito nel volume Il ragazzo e la civetta (Campanotto Editore, Udine 1993).
Dopo la guerra e le esperienze casarsesi, Bruno Bruni si trasferì a Venezia alla fine degli anni Quaranta. Qui fu «il tempo della sua maturità: la formazione di una famiglia, il lavoro di insegnante e nuovi impegni sociali e artistici». Si dedicò in particolare alla fotografia, campo nel quale Bruni si fece  conoscere acquisendo anche premi in Italia e all’estero.
Il libro di Bruno Bruni raccoglie poesie in friulano  e due raccolte in versi, scritti nei primi anni Novanta. Il timp di un fantat è il primo di quei poemi. «Vi si colgono e ricompongono come in un album le immagini del periodo casarsese. (…) La figura di Pier Paolo Pasolini entra nell’opera quasi sommessamente (…) ma gradualmente pervade tutto quel mondo con la forza delle idee e della trascinazione». Alcuni passaggi del poema, nei quali Bruni rievoca efficacemente (e suscitando anche commozione) la figura di Pier Paolo Pasolini e  alcune “immagini” della spaventosa seconda guerra mondiale, sono ora  pubblicati anche in “Pagine corsare”, grazie alla concessione di Annalisa Bruni, figlia di Bruno.

Note
Le citazioni virgolettate, inserite nel testo sopra riportato, sono tratte dall’introduzione di Giuseppe Mariuz al libro di Bruno Bruni.

"Il ragazzo e la civetta" di Bruno Bruni. Copertina
“Il ragazzo e la civetta” di Bruno Bruni. Copertina

Il timp di un fantàt
di Bruno Bruni

[…]
Liceo-Ginnasio Jacopo Stellini
Piazza Umberto Udine
con Nico in quarta Ginnasio lingua straniera
inglese ottobre del Quarantatré
una volta ci accompagna anche
Pierpaolo che la guerra ha portato
a Casarsa con Guido e Susanna la madre
ed ora ci guarda vivere momenti
che daranno senso e scopo
alle nostre giovani inespresse qualità
porgendoci lievi ma sicuri appoggi
per camminare con meno fatica
sulla lunga strada che è appena iniziata
pochi giorni di scuola nelle aule
cittadine all’ombra del Castello
e poi stivali chiodati percuotono
corridoi scale cacciando ogni segno
di umano sapere con parole
grida di selvaggia barbarie
di sangue e morte
anche il treno ti porta nel mezzo
di una guerra che ormai è qui
dal cielo scendono improvvisi
uccelli di fuoco che ti passano sulla testa
sgranando rosari di morte
tu bestemmi con la testa nell’erba
le mani sulle orecchie per non sentire
urla e fischi laceranti
quando gli aerei se ne vanno
risali sul treno e cerchi la cartella
lasciata sul sedile come pegno
per il ritorno ci guardiamo negli occhi
ridendo e sfottendo la paura degli altri
per dimenticare la propria
la strada per Udine ormai è chiusa
non vale la pena morire
per un po’ di greco e di latino
ma ecco che nasce una scuola
S. Giovanni è Pierpaolo con Giovanna
Riccardo Cesare che si inventano
professori di latino greco italiano
inglese matematica… cominciano così
lezioni che mai più ascolterò
nelle vere scuole
il greco è come un canto che Giovanna
dispiega nella piccola stanza
aprendo orizzonti di conoscenza
che capisci di dover assolutamente
raggiungere ed oltrepassare
Pierpaolo ti porta per mano dolcemente
attraverso le parole dei poeti
che finalmente ti si svelano
e restano dentro di te generando
originali capacità espressive
che prima non esistevano
o non credevi di possedere
scuola di poesia
di rigore intellettuale di vita
non regole declinazioni date
nomi di fiumi a memoria ma
letture discussioni confronti
la scuola non finiva mai
al pomeriggio nei campi
per le strade del paese in bicicletta
sotto un portico continuavano
le parole a creare solide basi
per costruire la vita di ognuno
nella diversità
[…]

Pierpaolo prende nelle sue mani
il peso della nostra scolarità
Riccardo continua con la matematica
ma l’essere in pochi ci porta
a intese profonde a scambi inavvertiti
tanto è lieve e dolce e tenera
la presenza che ci guida alla scoperta
di noi degli altri delle cose delle luci
dei colori del giorno della notte
nasce in questi giorni
il bisogno di scrivere di esprimere
di far sentire la tua voce di dentro
oltre i confini angusti
della tua mente
Nico Ovidio Fedele Nisiuti
portiamo i nostri foglietti
leggiamo parole che ci sembrano
andare lontano
oltre la piccola stanza
verso i campi le rogge le foglie
che le hanno fatte nascere in noi
Pierpaolo ascolta con la testa appoggiata
ad una mano lentamente si muove l’altra mano
come per accompagnare le parole
prima che si disperdano nell’aria
nasce così IL STROLIGUT nell’aprile
Quarantaquattro a San Vito da Primon
e con lui viaggiano le nostre voci
friulane ancora sussurranti ma orchestrate
in un coro che già sa trarre
armonie e ritmi nuovi
da tradizioni antiche ma vive e presenti
nel quotidiano vivere del nostro paese
vivere ormai impedito
nelle case scoperchiate svuotate
da una cieca furia che dal cielo
ormai ogni giorno rovescia
pioggia di ferro rovente
il paese si è fatto deserto
le campane non suonano più a mattutino
la mia strada è vuota
portoni sbarrati stalle fredde
orti e campi incolti
la gente ogni tanto ritorna
dai paesi vicini a guardare se ancora
le vecchie mura resistono alla bufera

[…]
a Versuta nasce l’Academiuta di lenga furlana
l’ardilùt esprime il tenero desiderio
di poesia che in questi cupi momenti
è la nostra unica speranza
di vita
passano gli ultimi mesi di guerra
ciascuno impegnato come può
nella lotta per cacciare il tedesco
arriva il trionfante aprile
del Quarantacinque ed in armi torniamo
al paese ferito ma liberato per sempre
al prezzo di giovane sangue
Gino che abitava sotto casa mia
ed Enrico falciati l’ultima notte
a San Giovanni e non torna Guido
dalle colline di Cividale
assassinato per una contesa territoriale
risolta col mitra
Pierpaolo annichilisce
non può capire come si possa
uccidere chi voleva soltanto
che la nostra dolce terra friulana
restasse alla sua gente
sotto i tralci di un vigneto
un pomeriggio di sole
si discute di Guido
con Cesare Nico Rico de Rocco
cerchiamo motivi ragioni
che possano spiegare
ciò che non si può capire
ma troppa è la rabbia
le parole non hanno senso
Pierpaolo si alza dall’erba
se ne va imprecando e maledicendo
sgomenti ci guardiamo
non ci può essere consolazione
nemmeno a Versuta

[…]
si prepara l’uscita
dello STROLIGUT che porterà
il numero UNO sulla copertina
e dentro il lavoro di questi mesi
appena stampato Pierpaolo Nico ed io
in bicicletta lo portiamo
ai santoni udinesi del CE FASTU
in congresso a San Daniele
ci guardano con gentile sufficienza
da castellani della lingua friulana
come fossimo menestrelli
venuti a divertire la corte
ridiamo allegri pedalando al ritorno
c’è ballo stasera in paese
sulla piattaforma in piazza
[…]

passano i giorni e le stagioni
sui sassi del Tagliamento
alla Rosa nuotare prendere il sole
è come frequentare un circolo letterario
con Pierpaolo che scherzando e ridendo
ti dà nuove dimensioni
e orizzonti da valicare
o a Versuta ad ascoltare il violino
di Pina o a pulire gli affreschi
appena scoperti sulle pareti della chiesetta
o in mezzo ai campi
meditare su una tomba mammellonare
è tutto un intrecciarsi
di stimoli di inviti
a vivere in profondità
il nostro tempo
inevitabile scoprire il filo rosso
che corre lungo la storia
inevitabile l’impegno per seguire
quella traccia rinforzarla
renderla sicura visibile a tutti
San Giovanni diventa espressione
di militanza di partecipazione di educazione
con i manifesti di Pierpaolo
sotto la Loggia
masticano fiele i benpensanti
presto trovano l’occasione per eliminare
dal paese la voce che sola
diceva parole di verità e di speranza
questa volta Pierpaolo
non può reggere alla canea
che gli hanno scatenato
un treno lo porterà a Roma
per dargli un altro destino
non voluto e non cercato
l’Academiuta si sperde in singole
vicende dove ciascuno
percorre la sua strada
con dentro qualcosa che non potrà
svanire

[…]
ti vedi con Nico
a Venezia e allora sono lunghe camminate
per calli e campielli
hai notizie di Pierpaolo
e viene il giorno che in libreria
comperi “Ragazzi di vita”
hai quasi paura ad aprire quelle pagine
leggi e scopri una realtà
estranea un vivere disperato
ma anche dolcezza coinvolgimento
cristiana pietà
seguiranno altri libri
grida stampate che ti raggiungono
ti legano con i lacci della verità
finalmente un anno al Lido
alla Mostra del Cinema una stretta di mano
un ciao strozzato
alla prima di Accattone
in mezzo alla turba festivaliera
e così altre volte
nello stesso luogo per Mamma Roma
Il Vangelo in sala Volpi
dopo la zuffa coi fascisti nel piazzale
non ci saranno altre occasioni
di incontro libri giornali radio televisione
films racconteranno lo snodarsi
di una vita sempre più straniata
dai modelli che travolgono nella spazzatura
questo nostro povero paese
fino a quel Novembre
del millenovecentosettantacinque
quando sul solito giornale
un titolo ti morde con zanne di ferro
non credi non puoi credere
che quelle nere parole
siano la verità vorresti gettare
il giornale comprarne un altro
ma l’edicola è tutta ricoperta
dalle stesse parole dalle stesse
orrende fotografie che senza pietà
si offrono ai passanti che non sanno
non conoscono cosa oggi è andato perduto
per sempre
nella vecchia glisiuta in mezzo ad una calca
di gente venuta allo spettacolo
alzo il braccio col pugno chiuso
senza lacrime senza parole
ultimo saluto a chi è stato
compagno di vita