Novembre 2007. Omaggio teatrale a PPP di Oliviero Beha

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Fondo Angela Molteni

La vita

Nella notte tra l’1 e il 2 novembre del 2007, a trentadue anni dalla morte, scomparve Pier Paolo Pasolini sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. In occasione di quel tragico anniversario, il 2 novembre 2007  il Teatro Lido di Ostia presentò lo spettacolo di e con Oliviero Beha Volevo essere Pasolini, con Tiziana Di Masi e Mimmo Padrone, per la regia Beppe Arena e con le musiche di Valentino Corvino.

Oliviero Beha racconta Pier Paolo Pasolini
Teatro Lido di Ostia
2 novembre 2007

Volevo essere Pasolini porta sul palcoscenico Oliviero Beha, un giornalista che, profondo conoscitore dell’artista friulano, interpreta parole e gesti in un ritratto inconsueto, esaltando quello che da tempo tutti sappiamo: Pasolini aveva visto giusto e lontano. Beha, vittima dell’ostracismo televisivo, come accadde in passato ad altri protagonisti della scena civile italiana, sceglie il teatro come luogo di questa originale rappresentazione.

«Più di trent’anni fa, – dichiara Oliviero Beha – per aver descritto l’Italia contemporanea Pier Paolo Pasolini venne infilato in una busta di cellophane quasi fosse il reperto di un delitto ed etichettato come decadente. La sua morte cruenta completò l’opera di rimozione. Aspetta, da allora, che quella busta venga lacerata e quell’etichetta almeno spiegata. Nel frattempo i suoi libri hanno invaso i mercati, specie giovanili, di tutto il mondo, lasciando in Italia una strana scia di dubbi. Se aveva torto, qual è il motivo del suo perdurante fascino intellettuale e poetico? E se aveva ragione, se se ne parla è forse proprio perché aveva ragione? Ebbene, ho intenzione di lacerare quella busta non tanto dal punto di vista del poeta assassinato quanto dell’oggetto della sua descrizione di allora. Cioè l’Italia, ma di oggi.  […] È l’Italia del basso impero, della regressione culturale, della prostituzione accettata, promossa e valorizzata come forma di realismo cinico, della mercificazione più spinta in cui lavoro e denaro non hanno quasi più nulla a che fare l’uno con l’altro.[…] È in una parola un’Italia che Pasolini prefigurava tentando di esorcizzarla e che invece ci ha travolto. Metto dunque in scena il mio malessere per una degenerazione che ha decisamente oltrepassato il concetto pasoliniano di mutazione antropologica: allora lui lo trasfigurava poeticamente, oggi è la didascalia di ogni tipo di cronaca quotidiana. Ma poiché si tratta pur sempre di noi come materia prima, prima di essere ingoiati dalla palude, forse va tentata qualche operazione di bonifica. Almeno a teatro…»

Oliviero Beha, nato a Firenze nel 1949, laureato in Italia in Lettere e in Spagna in Filosofia, è uno dei più noti giornalisti italiani. Ha lavorato e scritto, fra gli altri, per “TuttoSport”, “Paese Sera”, “la Repubblica”, “Rinascita”, “Il Messaggero”, ”Il Mattino”, “L’Indipendente”, ed è commentatore per “l’Unità” dal 2005. Per Rai Tre, ha condotto Va’ pensiero (1987), insieme ad Andrea Barbato, nel ‘91 ha realizzato Un terno al lotto e nel ‘95 ha firmato e condotto Video Zorro. Tra le trasmissioni radiofoniche ricordiamo Radio Zorro, il programma di servizio di RadioRai più premiato negli ultimi anni, Radioacolori e Beha a colori. È autore di testi teatrali, saggi e raccolte di poesie per i quali hanno ottenuto diversi riconoscimenti. Nel 2004 ha pubblicato il suo primo romanzo, Sono stato io (Marco Tropea Editore), al quale seguono Crescete & prostituitevi (BUR, 2005), Trilogia della censura (Avagliano, 2005), Diario di uno spaventapasseri (Marco Tropea Editore, 2006) e, con Andrea Di Caro, Indagine sul calcio (BUR, 2006).[profilo aggiornato al 2007]