Mostra “Essere morti o essere vivi è la stessa cosa”, di Gianluigi Toccafondo

Si inaugura sotto il segno dell’arte l’attività 2011 del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia. Un’arte, all’incrocio tra disegno finalizzato al cinema di animazione e pittura autonoma, come quella che connota la cifra espressiva di Gianluigi Toccafondo, noto al grande pubblico nel 1995 per il dirompente spot pubblicitario della Sambuca Molinari e nel 1988 per il logo animato della Fandango Film e oggi esponente di spicco, anche a livello internazionale, tra le generazione di artisti nati negli anni ’60 e dediti appunto all’animazione “neopittorica”.
Fondativa, per lui, l’affinità elettiva con l’opera di Pasolini, soprattutto cinematografica, che in particolare ha trovato sbocco nel 2000 con il cortometraggio Essere morti o essere vivi è la stessa cosa, frutto animato di una sequenza di 1200 disegni, ispirati alla libera ricreazione fantastica di alcuni film pasoliniani: Accattone, Mamma Roma,La ricotta, La terra vista dalla luna, Che cosa sono le nuvole?, Medea, Uccellacci e uccellini, Decameron, Il fiore delle mille e una notte. E appunto al Centro Studi di Casarsa, venerdì 14 gennaio, alle ore 18, sarà inaugurata la mostra Essere morti o essere vivi è la stessa cosa, che, dei 600 disegni selezionati successivamente da Toccafondo come opere pittoriche autonome, espone 200 esemplari, montati in sequenze di 16 o 20 immagini su 12 pannelli distinti, che –fatto degno di nota- provengono tutti dai fondi di alcuni collezionisti privati della nostra regione.

Disegno di Laura Betti (Desdemona) in "Che cosa sono le nuvole?" (1968)
Laura Betti (Desdemona) in “Che cosa sono le nuvole?” (1968). Disegno di G. Toccafondo

La mostra, promossa dal Centro Studi in stretta sinergia con l’Associazione Culturale “Colonos” di Villacaccia di Lestizza, da una prima idea di Angela Felice e Federico Rossi, e sostenuta da Regione Fvg, Provincia di Pordenone e Città di Casarsa della Delizia-Assessorato alla Cultura, è curata dalla giovane studiosa friulana di storia dell’arte Katia Toso, qui responsabile dell’allestimento e del catalogo, che si avvale inoltre dell’apporto di Cesare Genuzio, per la fotografia, e di Stefano Pallavisini di Ekostudio, per l’impianto grafico. A Casarsa, dove sarà possibile vedere anche il cortometraggio insieme ai 200 disegni, emergerà dunque un Pasolini originalmente riletto, ma senza forzature, dalla sensibilità di un artista che –dice Katia Toso nel suo intervento critico- ne valorizza particolarmente “la dimensione della favola e del sogno” e che perciò dei film pasoliniani isola personaggi ed episodi disponibili ad aprire “finestre oniriche altamente poetiche”. Così è per Medea, trasfigurata in fascinosa sirena klimtiana, o per Totò, colto nella sua dinoccolata mimica marionettistica, o in genere per altre figure, sorprese in traiettorie dinamiche di cadute, voli, danze. Un immaginario visivo di cui Toccafondo trova gli incunaboli letterari anche nelle poesie friulane della Meglio Gioventù, alcuni frammenti delle quali sono perciò abbinati ai disegni, come intarsi grafici e graffiti di parole già intrise di nostalgia e della coscienza prefiguratrice delle metamorfosi dell’esistere umano, con la caducità di ogni stato di grazia. Nella direzione di senso del fluire vitale e, in esso, della compresenza di opposti solo apparenti va lo stesso titolo del cortometraggio e della mostra che ne è derivata, quell’ Essere morti o essere vivi è la stessa cosa che è una massima filosofica indiana, adottata da Pasolini a suggello morale dell’episodio filmico La terra vista dalla luna e poi ripresa anche da Toccafondo come sigla delle sue immagini, manipolate tecnicamente in senso dinamico, deformate in chiave ironico-espressiva e sublimate in forme leggere ed evocative di movimento, a metafora di un esistere come farsi, scivolare e disfarsi. La mostra resterà aperta fino al 28 febbraio, nell’auspicio –dichiara la presidente del Centro Studi, Piera Rizzolatti –che “il nuovo anno sia dedicato anche alla valorizzazione dell’interesse di Pasolini per la pittura, di cui a Casa Colussi, in una piccola e prestigiosa raccolta di disegni e dipinti giovanili, si possono ammirare preziose testimonianze”.

Gianluigi Toccafondo nato a San Marino (1965), pittore, illustratore, cineasta,  è oggi l’esponente più apprezzato a livello internazionale della generazione di artisti nati negli anni ’60 e dediti all’animazione definita “neopittorica”. Si è formato alI’Istituto d’Arte di Urbino, dove ha acquisito le basi del cinema di animazione. Trasferitosi nel 1987 a Milano, ha lavorato alla casa di produzione Mixfilm assieme ai disegnatori Giancarlo Carloni, Giovanni Mulazzani e Tomislav Spikic, che hanno anche prodotto i suoi primi cortometraggi. Divenuto noto al grande pubblico nel 1995 con l’ironico spot pubblicitario per la Sambuca Molinari, ha affermato il suo stile nelle innumerevoli sigle per programmi televisivi di successo delle reti Rai e Tele+, firmando anche quella per la Biennale del Cinema di Venezia del 1999, dichiarata da Goffredo Fofi il miglior film italiano dell’edizione. Ha al suo attivo collaborazioni con varie case editrici (Fandango, Einaudi, Mondadori, Giunti, Salani, Feltrinelli) e riviste culturali e d’arte quali Linea d’ombraLo stranieroDiario, InternazionaleAbitareTeléma. Ha curato l’immagine di Sant’Arcangelo dei Teatri (2001) e i disegni di scena del reading Iliade (2004) di Alessandro Baricco. Nel 2007 è stato aiuto regista nel film Gomorra di Matteo Garrone. I suoi cortometraggi sono stati proiettati al Lincoln Center di New York e all’Accademia di Francia di Roma. Ha vinto premi a Lucca, Tokio, Ottawa, Lubiana, Torino, Tallin. Hanno scritto di lui, tra gli altri, Luca Beatrice, Goffredo Fofi, Marco Giusti e Tatti Sanguineti.

Catalogo mostra