Scopriamo la mostra – Pillola n°1: Gli anni bolognesi

Il percorso della nuova mostra del Centro Studi Pasolini L’Academiuta e il suo «trepido desiderio di poesia» Gli anni friulani di Pasolini “prende il via” a Bologna, dove la famiglia Pasolini si ristabilisce nel 1937 per restarvi fino alla fine del 1942, quando, per il timore dei bombardamenti, decide di sfollare nel paese materno, Casarsa.
Nel 1939 Pier Paolo si iscrive all’Università ed è qui, alla facoltà di Lettere, che incontra gli studenti – e amici – come lui appassionati di poesia (Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Luciano Serra), con i quali nel 1941 si propone di fondare una rivista, “Eredi”. Il progetto non va in porto, ma un anno dopo, però, pubblicheranno con la Libreria Antiquaria di Mario Landi quattro rare plaquettes di poesie: il Centro studi è riuscito a ricomporre qui questo prezioso lavoro, e ad esporre quindi Poesie a Casarsa, il primo libro di Pasolini, Canto di memorie di Serra, Sopra una perduta estate di Leonetti e Poesie di Roversi.

Pier Paolo Pasolini e Luciano Serra a Bologna, 1940.

Di grande interesse si segnalano poi i testi autografi originali presenti nel “fondo manoscritti” del Centro Studi, le lettere agli amici e a proposito di Poesie a Casarsa, oltre alle prime recensioni critiche, in questa sezione il visitatore si imbatterà in una vera rarità, esposta grazie a un collezionista privato: una copia del volumetto contenente una lettera dedicata da Pasolini a un non identificato insegnante. «Gentile professore – questo l’incipit – ecco il libretto, forse non tipograficamente bello come a Lei sarebbe piaciuto, ma in compenso modesto e schivo. Questo giorno ch’io credevo eccezionale, non è stato nemmeno triste, ma già sento gli indizi di giorni memorabili…».

Poesiis a Ciasarse, «Mesi estivi e autunnali dell’anno | millenovecento quarantuno | Casarsa – Bologna». Redazione manoscritta che precede la stampa del 1942.

Dal novembre 1942 al maggio 1943 Pasolini collabora, con disegni e testi, e con un ruolo di trascinatore, ai sei numeri della rivista “Il Setaccio” della GIL, la Gioventù Italiana del Littorio: quattro di questi si possono vedere in mostra e cattura l’attenzione l’articolo di stampa corsaro, evidentemente sfuggito alla censura, intitolato Cultura italiana e cultura europea a Weimar, resoconto del viaggio che Pasolini fece nell’estate del 1942 al raduno della gioventù universitaria dei paesi nazi-fascisti europei.

«Il Setaccio», espressione della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), esce per sei numeri dal novembre 1942 al maggio 1943.