Mostra “La magia della luce”, di Mimmo Cattarinich

Iniziativa espositiva di prestigioso significato e di livello nazionale al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, dove, per il sostegno di Regione Fvg, Provincia di Pordenone e Comune, sabato 2 luglio 2011, alle ore 18, si terrà la vernice inaugurale della mostra fotografica “La magia della luce. Mimmo Cattarinich fotografo di Pasolini”, alla presenza dello stesso maestro Cattarinich, dello scrittore-regista Gianfranco Angelucci, già co-sceneggiatore di Fellini per il film Intervista e dell’artista Antonella Iovinella, curatrice del catalogo insieme al gallerista milanese Carlo Madesani e al direttore Angela Felice.
Settantasette le splendide fotografie in mostra, in gran parte inedite, in bianco/nero o a colori, che sono stati realizzate sul set di due memorabili film pasoliniani, Medea (1969) e soprattutto I racconti di Canterbury (1971), dove Cattarinich fu investito direttamente a fotografo ufficiale di scena. Sono scatti, visibili fino alla chiusura di fine settembre, che comprovano lo straordinario sguardo artistico di un grande mago della luce, romano, ma di origini istriano-triestine, uno degli indiscussi capi storici della fotografia italiana, baciato da un impeccabile talento che, come occhio sul set, lo ha fatto contendere dai registi più togati (tra i tanti, Fellini, Leone, Antonioni, Bertolucci, Tornatore, Benigni, Almodovar) e, per il glamour dei ritratti, dalle più luminose star del cinema. Immancabile in questa folgorante carriera professionale l’incrocio con Pasolini, al quale Cattarinich fu introdotto dal produttore Franco Rossellini, finendo per essere coinvolto nell’avventura delle riprese, in Cappadocia, del film Medea e poi, per Canterbury, in quelle realizzate nella campagna inglese e sulle pendici vulcaniche dell’Etna. Di questi due capitoli del cinema pasoliniano le foto di Cattarinich restituiscono frammenti straordinari che vanno ben oltre i limiti ristretti del dossier fotografico, connaturato al mestiere e funzionale alla promozione post-produttiva del film , e invece sanno catturare e fissare momenti di verità umana, corpi e volti di espressiva plasticità, squarci di paesaggi decantati da sensibilità pittorica, atmosfere di set in pausa chiassosa e festosa, per un racconto a fotogrammi lievitato dall’adesione emotiva e da un alto rigore formale, in cui la luce gioca un ruolo di primo piano. E’ il caso degli scatti che, in Medea, sorprendono con commozione fuori ripresa la segreta complicità affettiva tra il regista Pasolini e Maria Callas, quasi una malinconica regina in esilio e, in un meraviglioso primo piano, icona indimenticabile di lutto barbarico e arcaico.

Pier Paolo Pasolini nei panni di Geoffrey Chaucer sul set de “I racconti di Canterbury”. Foto di Mimmo Cattarinich

E, per Canterbury, è il caso anche dell’enigmatica immagine di un Pasolini medioevale calato nei panni di Chaucer, isolato nel suo affascinante mistero, lontano dal set inglese di cui gli altri stupendi scatti fanno rivivere il clima –scrive Angelucci- di “inspiegabile felicità”.

Catalogo mostra