Mostra “I luoghi di Pasolini” di Andrea Paolella

Latitano i punti di riferimento nel nostro smarrito presente e –si dice- gli scrittori-intellettuali ci sono, ma pensano soltanto e non osano. E’ dunque quasi giocoforza riandare ad anni nemmeno tanto lontani e a chi allora fu maestro per intero, anche con la forza scomoda della parola polemica, perturbante e disperata.
Nasce certo da questo grumo di tensioni –passione, da un lato; ansia civile di documentazione, dall’altro- il trasparente titolo del reportage fotografico di Andrea PaolellaI luoghi di Pasolini”, che, consegnato anche ad un bel catalogo, introdotto magnificamente dallo scritto Le patrie di Pasolini del coautore Luciano Serra, sarà inaugurato il 15 luglio 2010 a Casarsa della Delizia, nella casa materna di Pasolini, oggi sede del Centro Studi dedicato al poeta. L’esposizione, curata da Angela Felice e Marco Salvadori in sinergia con Silvana Editoriale, e promossa dalle Amministrazioni locali (Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia di Pordenone, Comune), oltre che in collaborazione con la Cineteca di Bologna e Cinemazero di Pordenone, sarà presentata dal fotografo Vasco Ascolini di Reggio Emilia.

I luoghi di Pasolini”, dunque, come se Pasolini, non più visibile, fosse sempre nostro contemporaneo, voce di permanente attualità per la lettura del nostro sconquasso antropologico e spaziale, oggi dilatato a panorama totale e da lui così presagito e patìto. Sulle tracce di quella sua assenza-presenza si muove anche Paolella, giovane fotografo di Reggio Emilia, classe 1984, che di mestiere fa il ricercatore in chimica, ma nel cuore coltiva la passione esaltata di fissare in Bianco/Nero immagini “necessarie” di verità sociale e geografica. “Necessarie” come i 70 scatti, selezionati da una montagna ben più ponderosa di istantanee, in cui Paolella ha pedinato il “suo” Pasolini nei tanti luoghi che fecero da fondale e da sorgente ispiratrice alla prima parte della sua vita, dal 1922 al 1952, e attraverso gli amici di gioventù ancora in vita, che allora, prima di quelli romani, ne condivisero per primi le esperienze poetiche e le battaglie letterarie. Un’impresa imponente, se non perfino “pazzesca”, come dice Serra con ammirata simpatia, cui Paolella si è sottoposto per quattro anni, non senza aver prima letteralmente divorato tutta la fluviale scrittura pasoliniana (versi, prose di romanzi, saggistica, sceneggiature per film, teatro) e averne estrapolato schegge significative di rinvio preciso a case, strade, paesaggi ancora verificabili e recuperabili. Ed ecco dunque, in questa sorprendente mappa del vagabondaggio geografico di Pier Paolo, immagini di città del Centro-Nord, Bologna soprattutto, dove Pasolini nacque nel 1922, fino all’Eden paesano della campagna friulana, dove visse dal 1943 al 1949, e poi alle periferie romane delle borgate, che negli anni cinquanta erano polverose infilate di casette e baracche e oggi sono strozzate da anonimi casermoni-alveari da massa alienata.

Casarsa della Delizia. Foto di Andrea Paolella
Casarsa della Delizia. Foto di Andrea Paolella

E, accanto a questi luoghi, oggi rovesciati spesso, soprattutto nel fuori porta romano, in spettrali non-luoghi, ecco la strepitosa galleria dei ritratti di poeti, artisti, scrittori, sodali di allora, vinti e convinti dalla caparbia sincerità del giovane fotografo a lasciarsi riprendere: Luciano Serra, Nico Naldini, Giuseppe Zigaina, Tonuti Spagnol, Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Franco Farolfi, Andrea Zanzotto, Gianni Scalia, Giovanna Bemporad. Corpi e volti di veneranda età, quasi orgogliosi di testimoniare un’epoca e il geniale amico che non c’è più e di opporre al presente la linea fisica di una decorosa ritrosia da appartati. E il senso, allora, di questo “viaggio sentimentale” in spazi diversi non consiste certo nel collezionismo feticista di visioni, magari ispirate dal pathos dell’amarcord retrospettivo, ma proprio nella lucida e fresca capacità di documentare le intersezioni e le sovrapposizioni tra ieri e oggi: da un lato, dunque, la parola di Pasolini, descrittore di luoghi (e persone) del suo vissuto; dall’altro, l’occhio di chi, su quelle sue tracce verbali, può cogliere oggi le stratificazioni, le permanenze, le “mutazioni” o, spesso, lo stravolgimento, in scarti di definitiva e irreversibile deformazione. A questo gioco di rifrazioni temporali Pasolini pare qui fungere da nume tutelare e da guida, quasi un Virgilio da recuperare come presenza segreta, sotterranea e sempre imprescindibile.

[…] Erano appena rientrati in paese; e già stavano indugiando, come il solito, prima di salutarsi, presso il cancello dell’orto di Paolo che dava sulla piazza, quando videro brillare a breve distanza l’uno dall’altro due razzi. La mamma di Paolo e la Olga, erano presso la farmacia, e allarmate dalla vicinanza insolita dei razzi, stavano attraversando la piazza per avvicinarsi agli altri. Quand’ecco apparire di corsa, dalla parte della chiesa e del Municipio, una loro amica che si mise a gridare: «Scappate, ci sono due camion pieni di Tedeschi!» Ma essi non le dettero ascolto e, imprudenti come sempre restarono presso il cancello. Infatti passò davanti a loro, a tutta velocità, un camion. Poco dopo verso il municipio si sentirono degli spari, e improvvisamente, un giovane in bicicletta, provenendo sempre da quella parte, si fermò davanti a loro gridando: «Salvatemi, per carità, mi hanno ferito», e cadde loro addosso. […]

da Atti impuri (1947-1950)

Andrea Paolella è nato a Reggio Emilia nel 1984. È laureato in chimica. Vive a Genova dove svolge il dottorato di ricerca in Nanochemistry presso l’Istituto Italiano di Tecnologia. Fotografa dal 2004. È allievo del fotografo Vasco Ascolini. Ha pubblicato Senza Oriente nessun occidente (Comune di Reggio Emilia 2008) e Questi Qui (Silvana Editoriale 2009).

Luciano Serra è nato a Reggio Emilia nel 1920, insegnante in pensione, conobbe Pasolini all’università e con lui collaborò e giocò al pallone, curandone poi per Guanda Lettere agli amici (1976). Studioso del Boiardo, dell’Ariosto e degli scienziati scrittori reggiani (Spallanzani, Corti, Filippo Re), ha in corso di stampa la raccolta di scritti su Silvio D’Arzo. Poeta in dialetto (E tott i dé la lus, ed. Aliberti) e in italiano (La memoria e l’ignoto, id.), è coautore con Luigi Ferrari del Vocabolario del dialetto reggiano (2 volumi) e con Gino Badini della Storia di Reggio. Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali; ha pubblicato tre opere di storia dello sport e collaborato a riviste italiane e straniere; ha tradotto importanti opere storiche per il Mulino e di alpinismo per Dall’Oglio. E’ condirettore della rivista trimestrale “Reggio Storia”. Su di lui è stata discussa nel 2000 una tesi di laurea alla Sapienza di Roma.

Catalogo mostra