Un ricordo di Angela Molteni un anno dopo, di Angela Felice

Un anno fa Angela Molteni   ha preso congedo dalla vita terrena. Pochi giorni prima aveva avuto la gioia di avere tra le mani il suo ultimo lavoro, Pier Paolo Pasolini. Povera Italia. Interviste e interventi, 1949-1975 (Kaos ed.), frutto della lunga passione (e/o  ideologia) per Pasolini, artista amato e studiato per adesione ideale, sintonia intellettuale, trasporto emozionale.

E’ difficile dire perché, come  e quando si scelgano alcuni maestri come bussole di orientamento. Ognuno si sceglie i suoi e attorno a essi fa ruotare  i conti con il proprio tribunale interiore. Angela Molteni non aveva dubbi al riguardo. L’amico Pier Paolo rappresentava l’esempio e il simbolo impareggiabile del coraggio, dell’onestà del pensiero disinteressato, mite  e inflessibile, del sublime poetico che sa decantare in parole e in immagini il magma dell’esistere, dell’impegno controcorrente a dire verità non credute dai filistei del momento, salvo pentimenti postumi. E del tormento febbrile, anche, o del patire personale e dell’abissale solitudine che a tutto questo consegue.

Angela Molteni
Angela Molteni

La luce di Angela, però, non si è spenta. Perché le idee hanno gambe e camminano, comunque.  E dunque quella luce resiste e brilla (come una residuale lucciola pasoliniana?) nei tanti che continuano  a credere nella forza delle “belle bandiere”, nella trasparenza dei comportamenti, nella generosità dell’anima. Di questi  “anacronistici” valori pasoliniani questo blog, dedicato ad Angela Molteni e proseguito dal Centro  Studi Pier Paolo Pasolini di  Casarsa , è l’erede e il depositario, sulla scia dei medesimi intenti di divulgazione intelligente, volontà di conoscenza corretta, attenzione all’oggi e alle ipotesi del futuro. Sempre nel segno di Pasolini, su cui Angela Molteni  ha contribuito come nessun altro a tenere desta l’attenzione e in cui, di fatto, ha proiettato se stessa e la sua tavola di valori.

E a questo punto, con pensiero non rituale che a lei non sarebbe dispiaciuto, non resta che cedere lo spazio alla sua parola e al ritratto del “suo” Pasolini, specchio di se stessa.

Mi ha insegnato, infatti, a essere più lucida, meno istintiva nell’affrontare le vicende più controverse che possono avvelenare l’esistenza; a non accettare compromessi di alcun tipo; a non dare troppo peso al denaro; a stare alla larga dalla televisione; a provare vera gioia ammirando un dipinto, perfino se custodito in una chiesa; a non cambiare le mie idee ad ogni stormir di fronde; ad apprezzare la lealtà, l’amicizia, la generosità che era un tratto tanto caratteristico della personalità pasoliniana; a non assumere un determinato comportamento perché «è di moda»; a stigmatizzare profondamente le gerarchie ecclesiastiche quando ingeriscono pesantemente sul pensiero e sul comportamento delle persone. In una parola: a non conformarmi per ignoranza o per pigrizia mentale a ciò che viene definito comunemente “la normalità.

(Angela Molteni, intervista a Luigi Milani, 2007)