Studio sullo stile di Bach, Murmuris 2012

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Musiche di Johann Sebastian Bach
Testi di Pier Paolo Pasolini
da un’idea di Luigi Attademo
con Luigi Attademo e Jacopo Jenna
regia Laura Croce
coreografie Jacopo Jenna
scene e costumi Francesco Migliorini
maschera Natasa Filimonovic per Nanà Firenze, Mazzanti Piume
una produzione Murmuris (2012)

Pasolini interprete di Bach è una poco nota realtà letteraria che si concretizzò nei primi anni della formazione del poeta, quando durante la guerra, in Friuli, ascoltò per la prima volta da un’intima amica, Pina Kalč, le Sonate e Partite di J.S. Bach per violino.
Da quell’esperienza musicale – legata a un momento difficile della vita personale dell’artista – nacque uno scritto dedicato a Bach che restò incompiuto. L’attenzione costante verso questa musica ritorna successivamente e di continuo nell’opera cinematografica dell’artista friulano.
Da qui l’idea di mettere in relazione esplicita la sua poesia e la musica di Bach. Un musicista e un danzatore, fra Cielo e Terra, per usare le parole del poeta, svelano quale incredibile forza emotiva e quale legame profondo nasca da questa relazione. Pasolini scopre se stesso, e attraverso Bach interpreta la propria drammatica vicenda personale, rendendo questa musica la chiave per interpretare la vita stessa.
Luigi Attademo, dopo una lunga frequentazione dei testi bachiani, si confronta con il linguaggio corporeo e il movimento delle coreografie di Jacopo Jenna, nell’idea di far rivivere, amplificata, l’esperienza di ascolto vissuta da Pasolini e trasferita nella sua poetica. L’analisi del Siciliano (il terzo movimento della Sonata I) che Pasolini tenta nel suo saggio – senza strumenti di conoscenza musicale ma con la sensibilità e la profondità che connotano la sua opera – è il percorso che i due protagonisti sulla scena seguono attraverso la definizione di un alfabeto se non comune, speculare, mettendo in relazione tempo e spazio e mostrando il processo di rivelazione che solo l’arte può rendere in forma così essenziale e intellegibile.
Ma il risultato di questa dialodia tra corpo e suono è prima di tutto un’esperienza sensibile, estetica nel senso etimologico: il pubblico è investito dal suono e dal gesto, come forse lo fu Pasolini al primo ascolto delle note di Bach, guardando quella violinista muovere l’archetto sulle corde di un violino.