PPP, le nuvole e il teatro di figura per bambini

Dedicato ai bambini dei paesi del Centro Italia feriti dal terremoto. Perché tornino a guardare le nuvole. (af)

Le nuvole di Pulcinella
di Barbara Napolitano

www.expartibus.it – 21 luglio 2016

Siamo così coinvolti dalle grandi questioni che sempre più raramente guardiamo le nuvole …. Purtroppo ci costringe la loro mancanza a farci caso, come quando una nube nera copre il cielo e sostituisce lo zucchero filato con un incendio di vaste proporzioni. Dovette pensarci anche Pier Paolo, e ci regalò quel capolavoro indimenticato Che cosa sono le nuvole?. In quel film c’è tutto: il teatro, il razzismo, la violenza sulle donne, la guerra … […]
Mi lascia sempre stupita il ritorno della storia sulle proprie tracce, sebbene nel caso di Pasolini il genio accompagni questa narrazione. Perché soltanto un genio poteva travestire Totò da Jago e fargli dire «Noi siamo in un sogno dentro un sogno».
Ogni cosa in quel film è un rimando alla tragicità e alla meraviglia della vita. Nel “monnezzaro  Modugno che getta via i corpi “senza vita” di marionette – magnifica metafora, dal momento che avrebbero già dovuto essere privi di vita una volta fuori dal palcoscenico – riesco perfino a vedere una premonizione sulla tremenda fine che proprio Pasolini farà. Ma nel caso di questa pellicola non è tanto la sua capacità di vedere oltre, che mi colpisce, quanto quella di trovare la bellezza nelle cose semplici …

Francesco Leonetti-burattinaio in "Che cosa sono le nuvole?"
Francesco Leonetti-marionettista in “Che cosa sono le nuvole?”

Persino i sentimenti del pubblico di quel film mi fanno pensare alle polemiche sulla brutalità di Malammore nella fiction dei giorni nostri e alla veemenza con la quale il personaggio è stato identificato con la persona; allo stesso modo quel pubblico “popolare” aggredisce i “fedigrafi”  Totò/Jago e Ninetto Davoli/Otello, condannandoli alla “monnezza”.
Da quanto tempo non vi fermate un attimo a guardare le nuvole? A me è capitato di guardarle qualche giorno fa mentre aspettavo l’inizio dello spettacolo dei Ferraiolo. Aspettavo con la mia nipotina che i burattini prendessero vita, chiacchierando con la mia vicina di sedia, e la mia nipotina d’un tratto, in una maniera serafica, tutta personale, mi ha confessato di ingannare spesso il suo tempo guardando le nuvole. Era tanto che non lo facevo e non ho potuto fare a meno di pensare a Pasolini, al quale, lo confesso, penso spesso come si pensa ad un parente che è andato via troppo presto.
Certo i burattini dei Ferraiolo dal punto di vista filologico (e tutti quelli che anche solo tangenzialmente si sono occupati del teatro di figura lo sanno) non hanno a che fare con le marionette, ma prego tutti di perdonarmi se le analogie tra il racconto di Pasolini e delle sue marionette e la vita del palcoscenico dei Ferraiolo mi sono sembrate veramente tante.
È stato un vero e proprio incontro con i grandi temi dell’esistenza: l’amore, la vita e la morte  (nello spettacolo in oggetto, personificata in Teresina), il coraggio e la codardia di Pulcinella … Le domande si inseguivano. Le avventure di Pulcinella, poi, hanno preso il sopravvento e ho visto come il senso che adulti e bambini danno a tutte le danze sceniche siano profondamente diverse: quello che fa orrore ai bambini ha fatto sorridere gli adulti, ma il sorriso era per i figli, di tenerezza per loro, e prescindeva dalla storia.
Perché, se un merito queste storie hanno è proprio, a mio giudizio, quello di raccontare le cose terribili in maniera farsesca; solo la magia del teatro può spiegare in maniera così semplice la furberia, il clientelismo, e per una volta, dopo chilometri di videogame con botte da orbi e film che spendono vere e proprie fortune in litri di sangue di scena, ho visto un po’ di sane mazzate … L’audio in questo senso aiuta moltissimo la suggestione, poiché le mazzate sono accompagnate dalle botte decise che i burattinai sferrano, come calcioni, contro il pavimento e rendono tutto più reale.  Lo spettacolo in scena era di Gio’ e Adriano Ferraiolo che vestono, tra l’altro, la tradizione di famiglia con tutta una serie di innovazioni che colpiscono l’immaginazione di grandi e piccini in maniera originale. A cominciare dalla musica dello spettacolo.
Ad affollare la piazza c’erano tutta una serie di spettatori in piedi che, un passo alla volta, si avvicinava al teatrino, finendo per rimanere. Con Emma abbiamo visto lo spettacolo due volte. Io la seconda mi sono concentrata sulle sue espressioni e sulle persone che si affollavano intorno alla platea di sedie. Una signora di ritorno dalla spesa ferma con la sporta in mano, due vecchietti che commentavano come la trama sembrasse loro diversa da quella dei “tempi loro, un gruppetto di bulletti che fingeva di prendere in giro quelli seduti a guardare ma che in fondo era altrettanto curioso della storia. Un pubblico variegato. Ma si ride e ci si acciglia sulle stesse battute.
Alla fine, per gentile concessione della famiglia Ferraiolo, ho sbirciato un po’ dietro le quinte e, tutti in fila, anche quei burattini sembravano guardarmi come i personaggi di Pier Paolo. Il cerchio si chiudeva. Mentre ci allontanavamo, ho detto ad Emma che era forse tra le poche persone che oggi guardano tanto le nuvole e che anche i suoi coetanei mi parevano più concentrati sui loro display. Ma lei, serafica, mi ha risposto che da sempre le nuvole sono la più diffusa fonte di ispirazione. Ho sorriso convinta del talento di famiglia.

I burattini di Simone Ferraiolo
I burattini di Simone Ferraiolo

Nota
La tradizione della Famiglia Ferraiolo nell’antica arte dei burattini risale ai primi del ‘900 quando Pasquale Ferrajolo ottenne i suoi primi grandi successi di burattinaio. Traendo ispirazione dall’attore-autore napoletano Antonio Petito (dalla critica considerato il più grande Pulcinella di tutti i tempi), Pasquale Ferrajolo si cimentava nella messa in scena di commedie tipiche del teatro classico napoletano proponendole con il suo popolare “teatrino di Burattini”.
Partecipando ai diversi Festival (tra cui quello di Napoli del 1904) e agli eventi legati a questa tradizione, Pasquale Ferraiolo gettò le fondamenta su cui gli eredi hanno costruito una vera e propria tradizione familiare arricchita negli anni con esperienze televisive e nuovi mezzi scenografici.
Dopo una lunghissima serie di successi in tutta Italia, Pasquale Ferraiolo si spense nel 1934 lasciando ai figli Francesco e Salvatore la sua arte come eredità. I due fratelli formavano una formidabile coppia di artisti che andò avanti di successo in successo fino allo scoppio della seconda guerra mondiale durante la quale i due fratelli hanno interrotto la loro carriera artistica.
Nel 1949, Francesco, la cui passione per il teatro non si era mai spenta, propose al fratello di riprendere “baracca e burattini” e di riaccostarsi alla carriera artistica ma la sua proposta venne tuttavia respinta. A quel punto Francesco, chiamati a sé i figli Pasquale, Vittorio ed Adriano, formò con essi una nuova compagnia: “I Fratelli Ferraiolo” che diresse magistralmente fino al 1973, anno della sua morte. Calcando le orme paterne i tre fratelli hanno continuato a mietere successi avvalendosi di tecniche teatrali sempre all’avanguardia.
La scomparsa di Vittorio, sopraggiunta nel 1994, mentre era in viaggio per partecipare al Festival dei Burattini di Bergamo, ha lasciato a Pasquale ed Adriano il compito di continuare una tradizione che già vede nei figli dei tre fratelli, tutti attualmente impegnati in quest’attività, gli eredi naturali destinati a perpetuarla negli anni a venire.
[dal sito dei fratelli Ferraiolo www.ferraiolo.it]

[info_box title=”Barbara Napolitano” image=”” animate=””]nata a Napoli,  si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari, si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è dedicato ad una serie di monografie su protagonisti del teatro contemporaneo, tra i quali Vincenzo Salemme, Ottavia Piccolo, Isa Danieli, Luigi De Filippo, in onda per Rai5. Per la narrativa pubblica nel 2003 per la casa Editrice Amaltea  Zaro. Avventure di un visionauta, a cui seguono, con diversi editori, Il mercante di favole su misura (2007), Allora sono cretina (2013) e Pazienti inGattiviti (2016). Il libro Produzione televisiva (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Scrive sui blog “iltempoelafotografia” e “il niminchialista cinematografico” dedicati alla multimedialità.[/info_box]