PPP, il teatro e il politico, di Mario Brandolin

Lunedì 18 maggio 2015, nella saletta riunioni del Centro Studi Pasolini di Casarsa, si è tenuto il seminario di studi Il teatro di Pasolini, tra recupero della tragedia e allegoria politica. Accanto a Stefano Casi e ad Angela Felice, relatore è stato Gerardo Guccini, docente di storia del teatro all’Università di Bologna, che sul tema ha tenuto il corso accademico di quest’anno, le cui conclusioni sono state appunto verificate a Casarsa sia con un gruppo degli studenti bolognesi che con trenta allievi-attori della Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine. E’ stato un vivace confronto tra teoria e pratica intorno al significato politico della drammaturgia pasoliniana e alla possibilità della sua rappresentazione. Dell’incontro, animato dai giovani studenti e attori, dà conto  il giornalista e critico teatrale Mario Brandolin sulle pagine del ”Messaggero Veneto” del 19 maggio 2015. 

Pasolini a teatro faceva politica
di Mario Brandolin

www.messaggeroveneto.it – 19 maggio ’15

 Sesto appuntamento, il 18  maggio 2015, dei “percorsi pasoliniani di primavera” organizzati dal Centro studi di Casarsa, con Il teatro di Pasolini, tra recupero della tragedia e allegoria politica. Nel corso del quale si sono puntualizzati alcuni aspetti della scrittura teatrale di Pasolini. In particolare quelli legati al rapporto tra il corpus delle sei tragedie (Pilade, Orgia, Calderon, Porcile, Affabulazione e Bestia da stile) che Pasolini compose, quasi di getto, nel 1966/67 e il Manifesto per un nuovo teatro del 1968, in cui lo scrittore e drammaturgo rifletteva sul senso del teatro, come rito culturale per una borghesia ormai in crisi eppure politicamente impegnata. «Un rapporto – ha esordito il relatore Gerardo Guccini dell’Università di Bologna che su questo tema ha realizzato con i suoi studenti una serie di video – che per molto tempo non si è voluto vedere, proprio per la sostanziale diversità tra i due ambiti: sostanzialmente poetico, il primo; decisamente politico, il secondo. A una lettura più attenta però -ha continuato- si scopre come le tragedie offrano argomenti di riflessione che trovano puntuale riscontro nelle tesi del Manifesto».
E non solo nelle tragedie di più facile lettura politica, come in Pilade, in cui c’è forte il problema della democrazia, o in Bestia da stile, dove si può intravvedere un’amara riflessione sui movimenti giovanili di protesta, o in Porcile, dove di peso sono le derive di un capitalismo che fagocita se stesso, ma anche in quelle in cui sembra prevalere l’indagine psicologica, il dato introspettivo. «Come non vedere – ha rimarcato Guccini –, nella coppia in crisi di Orgia o nel doloroso rapporto padre-figlio di Affabulazione, una critica alla famiglia, pilastro fondante della società borghese?».
E a conferma del “carattere” anche politico delle tragedie, Guccini ha proposto i lavori dei suoi studenti, creativi e interessanti, in cui, partendo dal testo teatrale, si è cercato di restituire sotto forma di immagini le suggestioni “politiche”, vale a dire di denuncia, più dichiarate invece negli altri scritti coevi e non di Pasolini. All’incontro erano presenti alcuni allievi attori della Nico Pepe, uno dei quali ha chiesto “lumi” sul perché il teatro di Pasolini goda della fama di essere «poco rappresentabile». «Perché – ha risposto Guccini – i testi di Pasolini non devono essere messi in scena come testi, secondo una logica “allestitiva”, ma in quanto percorsi di conoscenza». Una strada difficile, visto che negli ultimi anni si contano sulla dita di una mano spettacoli pasoliniani che ne abbiano evidenziato l’innegabile “teatralità”. Chissà che la valanga di “cose” pasoliniane in arrivo per il 40° della morte del poeta non riservi qualche bella sorpresa in questo senso.

Gerardo Guccini. Centro Studi Pasolini di Casarsa. 18 maggio 2015
Gerardo Guccini. Centro Studi Pasolini di Casarsa. 18 maggio 2015