Mistero sulla morte di Pasolini? Guido Santato non crede al complotto

Mistero sulla morte di Pasolini? Guido Santato non crede al complotto

Il più autorevole studioso del poeta a Gorizia con un saggio sul poeta corsaro «E’ il primo grande artista multimediale»
di Luciano Santin
26 giugno 2013 – http://messaggeroveneto.gelocal.it/

Un’analisi testuale meticolosa e articolata, sullo sfondo di sterminati studi internazionali; questo è il volume Pier Paolo Pasolini. L’opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Ricostruzione critica, di Guido Santato, edito da Carocci, che è stato presentato alla Leg di Gorizia da Angela Felice e Giampaolo Borghello, presente l’autore. Ordinario di letteratura italiana a Padova, Santato è considerato il massimo studioso di Pasolini, dalla laurea su di lui nel 1970 a Pier Paolo Pasolini. L’opera, Premio Viareggio 1981, alla fondazione e alla direzione della rivista «Studi pasoliniani», fino a quest’ultimo, monumentale lavoro di quasi 600 pagine.

Professor Santato, che differenze ci sono tra questo libro e quello di trent’anni fa?
Questa è una monografia concepita interamente ex novo. Rispetto agli anni ’80 tutto è cambiato negli studi su Pasolini: si sono moltiplicate le edizioni (basti pensare all’edizione in dieci tomi dei Meridiani), sono usciti testi inediti (per citarne uno solo, Petrolio) e l’interesse per Pasolini è esploso in tutto il mondo. Oggi Pasolini è l’autore italiano del ’900 più tradotto e discusso nel mondo.

Lo definisce “il primo grande artista multimediale”.
La definizione è stata proposta dal grande linguista Tullio De Mauro ed esprime bene lo straordinario eclettismo dell’opera di Pasolini, che spazia dalla poesia alla narrativa, alla saggistica, al cinema, al teatro, alla traduzione dei classici, al giornalismo, alla pittura, con una dichiarata tendenza alla contaminazione dei generi.

Quanto si può inquadrare e definire Pasolini, vista l’irrisolta compresenza di tesi e antitesi?
Della sua dialettica negativa – per mutuare una categoria di Adorno – aveva parlato già Fortini. La visione del mondo di Pasolini è fondata su contraddizioni inconciliabili: tra mito e realtà, tra passato e presente, tra passione e ideologia… Il suo giudizio sulla società contemporanea diviene conseguentemente sempre piú critico negli ultimi anni.

Un profeta, si dice.
È un cliché che non amo, se non altro per il logoramento del termine. Pasolini aveva antenne sensibilissime e una capacità di osservare i fenomeni da punti di vista diversi rispetto a quelli correnti che gli permettevano di comprendere le trasformazioni sociali in atto prima degli altri.

Tra i luoghi comuni che lei contesta, anche la chiave teleologica: la vita che prepara la morte.
È vero. Il tema della morte è presente sin dagli inizi della sua poesia e del suo pensiero, basti pensare a Il dì da la me muàrt o a certe lettere inviate già nel ’42-’43 agli amici bolognesi. Non si può considerare tutta la vita e l’opera di Pasolini dal punto di vista della sua morte, immaginandola magari come una morte da lui “programmata” o sostenendo ipotesi di “complotto politico” non ben documentate.

Si aspetta polemiche?
Ho sempre cercato di evitarle poiché non amo polemizzare con interpretazioni spesso non fondate sulla conoscenza dell’opera di Pasolini. Ancor piú della precedente questa nuova monografia si sviluppa attraverso una puntuale analisi dei testi e, per la produzione cinematografica, dei singoli film. Il confronto con i testi è il criterio metodologico seguito nella ricostruzione delle varie fasi e dei diversi settori di un’opera vastissima e complessa come quella di Pasolini: impostazione che ha comportato l’adozione di una pluralità di strumenti critici. Ripartire dai testi è sempre il modo migliore per far parlare l’autore, per riscoprire la vitalità della sua opera.

Le poesie in friulano: sperimentalismo giovanile, o qualcosa di più?
Probabilmente il suo momento lirico piú alto e piú felice. Pasolini fa un uso raffinatissimo del casarsese, utilizzando a esempio gli schemi metrici dei provenzali. La sua poesia friulana si colloca all’interno della grande poetica del simbolismo europeo. A mio avviso Lengàs dai frus di sera è la piú bella poesia in dialetto del ’900 italiano.

Un altro Pasolini, da che parte lo si potrebbe trovare?
È molto difficile. Pasolini è un unicum. Ci saranno certamente intellettuali, scrittori, poeti, registi bravissimi e dotati di grande libertà critica. Un altro autore come lui, però, è difficile che possa riapparire.

Il messaggio più attuale che ci lascia?
Pasolini ci ha lasciato molti messaggi. Già nei primi anni ’70, a esempio, parla della contraddizione tra sviluppo e progresso: tema che gli economisti hanno cominciato a riprendere alcuni anni fa e che è di cruciale attualità. Ma soprattutto vanno ricordate la grande testimonianza di irriducibile libertà intellettuale e la sua capacità di sviluppare una critica tanto lucida quanto serrata del conformismo e dell’omologazione che si sono imposti in modo crescente nella società dello sviluppo.

Angela Molteni (il 7 luglio 2013 alle ore 19:45) annota un commento in calce all’articolo:

Oggi Guido Santato scrive nel “gruppo Pasolini” di Facebook (https://www.facebook.com/groups/pierpaolopasolini/10151727585909312/?notif_t=group_activity):

“Il titolo redazionale che è stato dato all’intervista telefonica che mi ha fatto il giornalista è totalmente estraneo al contenuto dell’intervista stessa. Chiunque legga l’intervista può verificarlo. Il titolo che compare sul giornale è per l’esattezza: «La morte di Pasolini per complotto politico? Santato non ci crede». Faccio sempre il possibile per evitare le polemiche (lo dico anche nell’intervista) e poi il giornale inventa un titolo dal tono vistosamente polemico attribuendomi un’opinione che non ho assolutamente espresso. Quando si parla di Pasolini la ricerca di un titolo ad effetto porta anche a scorrettezze di questo genere”.

Un ringraziamento al professor Guido Santato per la precisazione.