Le dediche del Friuli al “suo” PPP, di Daniele Micheluz

Daniele Micheluz, pordenonese, è un giovane studioso di Pasolini, sul quale ha lavorato anche per la tesi di laurea dal titolo L’ultima fatica di Pier Paolo Pasolini, conseguita all’Università di Trieste. Per il settimanale “Il Friuli”, della cui redazione fa parte, ha censito di recente la mappa delle vie e dei luoghi che il Friuli ha voluto dedicare al “suo” poeta. Qui di seguito la pubblichiamo volentieri.

Uno stradario friulano dedicato  a Pasolini
di Daniele Micheluz

www.ilfriuli.it – 14 marzo 2015

E’ morto da 40 anni (nel 2015 saranno molte le iniziative in regione, e non solo, a ricordarlo), ma il suo alone continua a regalare suggestioni, dividere, emozionare. Pier Paolo Pasolini, che il 5 marzo avrebbe compiuto 93 anni, resterà per sempre legato al Friuli. Non fosse altro perché il suo nome (secondo un’indagine della Camera di commercio di Monza il suo brand  legato a Casarsa vale 92 milioni di euro) in questa regione è stato marchiato su asfalto e cemento: diverse strade ed edifici sono stati intitolati all’intellettuale friulano.
Ma quanti e quali sono? Naturalmente, la parte del leone la fa la sua Casarsa, dove è sepolto: nel paese della madre Susanna Colussi a lui sono dedicati il Centro Studi, situato nella ‘Casa Colussi’, che contiene una miriade di documenti e promuove convegni, visite e consulenze, e il teatro, inaugurato nel marzo del 2007, dopo un’attesa durata quasi vent’anni. Le lungaggini per la realizzazione dell’opera hanno fatto perdere il primato a Casarsa, anticipata di un decennio da Cervignano del Friuli, che ha intitolato il suo teatro a Pasolini già il 23 maggio 1997, primo teatro italiano a portare il nome dello scrittore. Il ‘Pasolini’ è anche l’unico cinema in regione dedicatogli. Ma non basta.
Anche a Meduno c’è una struttura, con tanto di mosaico, nel nome di Pasolini, che fu un drammaturgo di alto livello: è il ‘Piccolo teatro della parola’. Un omaggio della comunità medunese a lui che del teatro di parola fece un manifesto culturale. Con tre teatri a suo nome, Pasolini è così secondo solo a Giuseppe Verdi in Friuli.
Non poteva mancare l’omaggio del mondo della scuola, visto che il letterato fu un apprezzato insegnante a Casarsa e Valvasone. Il nome di Pier Paolo Pasolini è stato assegnato alla secondaria di primo grado a Pordenone e all’Istituto comprensivo di Casarsa.  C’è anche chi ha pensato di intitolargli una biblioteca, come il Comune di Pasian di Prato, e ci sono pure due sale a suo nome: una a ‘Cinemazero’ a Pordenone e una nella sede della Regione in via Sabbadini a Udine.

Udine. Via Pasolini
Udine. Via Pasolini

A Sacile, forse, un parcheggio
E siamo alle strade: in regione sono 11 i comuni dove si trova una via Pier Paolo Pasolini: ad Aquileia, Cividale, Gemona, Papariano di Fiumicello, Ceolini di Fontanafredda, Pradamano, San Daniele, Sequals, Tarcento, Valvasone e Udine (un viale). A dire la verità spesso si tratta di pezzi di asfalto piuttosto anonimo, con il top raggiunto da Ceolini, che allo scrittore comunista ha dedicato la strada dove si trova un intero villaggio americano, pensato per i militari della Base di Aviano e oggi semideserto.
Ma spiccano anche alcune assenze stradali. Come a Casarsa, che ha preferito intitolare una strada al fratello Guido Alberto (morto a Porzûs nel 1945), dove si trova il Centro Studi. Oppure Grado, che ha omaggiato spesso – e lo fa tuttora – il regista che in laguna promosse le ‘Settimane internazionali del cinema’ e girò Medea. Ma anche Sacile, dove Pasolini ha vissuto da bambino due anni. Sul Livenza ultimamente c’è stata una mobilitazione per intitolare qualcosa al poeta: una via o un edificio. Forse gli dedicheranno un parcheggio. Non sarebbe meglio un campo sportivo, che ancora manca in regione?

Il no del prete e la ‘rivincita’ del poeta
Il Liceo classico di Pordenone avrebbe potuto essere intitolato a Pier Paolo Pasolini. Ma non se ne fece nulla. Nel 1989, nella scuola che non aveva ancora un nome, scoppiò un acceso dibattito. Da una parte chi proponeva l’intellettuale casarsese,  morto da 15 anni, su tutti il professor Carlo Vurachi; dall’altra chi si opponeva fermamente, come l’insegnante di religione don Renato De Zan. Alla fine, la spuntò Giacomo Leopardi. Oggi, interpellato al riguardo, don Renato risponde: “preferisco non parlarne”. Il tempo, però, ha in parte reso una piccola ‘rivincita’ al poeta, visto che, dopo la fusione con il ‘Majorana’, l’istituto – 1.472 studenti, 136 docenti, 3 indirizzi (classico, scientifico e scienze umane) oggi è guidato dalla dirigente Teresa Tassan Viol, che è anche presidente del Centro Studi Pasolini di Casarsa. “Non entro nel merito delle scelte di oltre 20 anni fa – dice la professoressa -. Certo è che Pasolini continua ancora ai nostri giorni a parlare e lo fa con un linguaggio moderno. Forse allora era troppo presto per avere questa consapevolezza”.