L’affresco di Sieni per “Cena Pasolini”, di Stefano Casi

Dal 27 febbraio al 4 aprile 2015, il fiorentino Virgilio Sieni, uno dei maestri riconosciuti della ricerca coreografica italiana, direttore artistico della Biennale Danza e della Compagnia Sieni Danza, ha interagito con la città di Bologna per più di un mese in una rassegna curata da Emilia Romagna Teatro Fondazione, delineando un percorso che ha coinvolto interpreti professionisti e dilettanti, anziani partigiani e bambini, grandi teatri, centri di ricerca e Università. Quasi un’intera città, trasformata in una complessa corale che ha fatto risuonare la voce in gesti e azioni.
Il viaggio è iniziato dunque il 27 febbraio, presso il salone di Palazzo Marescotti del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, con un incontro sulla ricerca unica di questo architetto del movimento, basata sulla figurazione coreografica rigorosa e inventiva, ma anche sulla relazione, l’affondo nella memoria del gesto, nelle sue fragilità e nei suoi splendori, nelle sue pieghe più segrete, nelle sue possibilità di trasmissione e invenzione, per una democrazia basata sull’ascolto, il confronto reale delle diversità, il volo utopico.
Sieni ha presentato poi, sul palcoscenico del teatro lirico della città, La sagra della primavera  di Igor Stravinskij (7-8-10-11 marzo, prima assoluta),con i danzatori della sua compagnia e con l’Orchestra del Teatro Comunale,  preceduta da un Preludio su musica originale di Daniele Roccato. Questa Sagra ha indagato il sacrificio – tra intuito e struttura, rito e gioco – “come forma epifanica e morale del bene comune”, come scoperta dell’ignoto che scorre ai bordi della nostra vita, alla ricerca del gesto che dalle pieghe più profonde della sostanza individuale va a costruire comunità.
In seguito, il 18 marzo, ai Laboratori delle Arti dell’Università, si è potuto ammirare Pinocchio leggermente diverso, con il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello. Due poi i percorsi al DOM di Laminarie, al Pilastro:  Altissima povertà, duetti con partigiani e giovanissimi (20 marzo), e Abbracci, emozionati momenti di sguardo reciproco e di felice trasmissione di ciò che è depositato dentro il corpo, la memoria, il gesto, il modo di essere (22 marzo).
Oltre ai laboratori tenuti all’Università e al Dom,  due altri  spettacoli sono stati presentati a Teatri di Vita e all’Arena del Sole. Il 25 marzo, a Teatri di Vita, Sieni stesso ha danzato in assolo un suo brano ormai storico, Solo Goldberg Improvisation, su musiche di Bach, creato per la prima volta nel 2001 e da allora riadattato al respiro dei luoghi e degli incontri, a testimoniare un’arte in continua metamorfosi. Il 31 marzo, nella sala Leo de Berardinis dell’Arena del Sole è stata  proposta l’ultima creazione della compagnia, Dolce vita_Archeologia della Passione, viaggio doloroso di un’umanità traballante, slogata, nelle figurazioni della Passione, con accenti di felliniana malinconia.

"Cena Pasolini".Un momento in prova
“Cena Pasolini”.Un momento in prova

Punto di arrivo  e cuore del progetto è stato infine il 3 e 4 aprile, ultimi giorni prima della Pasqua, l’attesissimo spettacolo Cena Pasolini, proposto in prima assoluta  nel grande  Salone del Podestà di Bologna, su commissione di  Emilia Romagna Teatro Fondazione. Una vera e propria agorà, un  luogo aperto di scambi, idee, visioni, pratiche, un incontro con un prodigioso corpo di danza di 65 interpreti, divisi in cinque gruppi, attorno ai quali era previsto che anche il pubblico potesse muoversi liberamente e perdersi, come in una selva di volti e corpi in cui sostare, accelerare o tornare indietro.
Quest’ultimo lavoro è nato da «un modo di concepire il gesto che dà fiducia al tempo», ha dichiarato il maestro coreografo, anche pensando al complesso unico che ha saputo coinvolgere e preparare, mescolando i professionisti della sua compagnia a gente comune delle più varie età, dai bambini agli anziani, dai 14 agli 80 anni. Un complesso di umanità che poi ha saputo usare  lo spazio come un pentagramma dinamico, frantumato e compatto, per una coreografia dell’Ultima cena o, meglio, per cinque sue diverse allusioni figurative, centrifughe quanto centripete.

"Cena Pasolini", una momento della prova generale.Foto di Virgilio Sieni
“Cena Pasolini”, una momento della prova generale.Foto di Virgilio Sieni

Di uno spettacolo di questo tipo, che sconfina anche per lo spettatore nell’esperienza esistenziale e nel viaggio conoscitivo, è difficilissimo  o quasi impossibile dare un resoconto asettico, specie a vantaggio di chi non c’era. Ci riesce tuttavia, e da par suo, Stefano Casi, autore di una descrizione-interpretazione raffinatissima in cui l’”affresco” coreografico di Sieni è intrecciato allo sguardo visionario di Pasolini che gli ha fatto da lievito e da ipirazione. La si può leggere sul blog https://casicritici.wordpress.com/2015/04/11/come-si-osserva-un-affresco-in-quattro-dimensioni/,  a cui volentieri rinviamo.