La Neolingua e l’estinzione dell’italiano e dei dialetti: una riflessione di Pino Casamassima

Pino Casamassima, scrittore e giornalista, suona più di un campanello di allarme per l’invasione di un parlato innaturale, similinglese, generato dalla rete. Da lì una povera neolingua, frutto di una progressiva estinzione della ricchezza linguistica dell’italiano e dei suoi tanti dialetti, il cui genocidio fu paventato da Pasolini con dolore, e con occhiali preveggenti,  fin dal 1964, anno delle lungimiranti riflessioni affidate alle Nuove questioni linguistiche.

La rete cancella l’idioma dei nonni: la neolingua e i dialetti
di Pino Casamassima

http://brescia.corriere.it – 23 dicembre 2017

A discapito dell’italiano e di tutti i dialetti della Penisola – bresciano compreso, ovviamente – sui social impazza una Neolingua (da «1984» di Orwell, non da programma tv): una sorta di similinglese (che inglese non è, almeno nella sua sintassi corretta). Dietro tutto ciò non c’è nessun Grande Fratello: solo il progressivo sgretolamento dei nostri linguaggi (italiano e dialetti) sotto i colpi di un (consapevole? inconsapevole?) rifiuto culturale delle proprie radici. Insinuatasi col cavallo di Troia dal ventre pieno di tecnologia, management, web, e quant’altro, la lingua inglese ha aperto le porte a una dittatura linguistica (culturale) che nella rete ha generato, appunto, la suddetta Neolingua.

La rete
La rete

Un’invasione favorita da un vocabolario italiano che di anno in anno vede crollare i suoi bastioni, come dimostrano le periodiche inchieste tra i maturandi. Uno tsunami desolante sul piano delle percentuali. Dopo aver assassinato il congiuntivo, le liste di proscrizione della Neolingua hanno giustiziato accenti e apostrofi, ed esiliato il dialetto. Nel nostro territorio – almeno nelle pianure e nei luoghi lacustri -, le nuove generazioni comunicano fra loro senza più spendere mezza parola della lingua dei nonni: quel dialetto che non è «un» linguaggio, ma «il» linguaggio di un luogo. Fino a non molto tempo fa si poteva pensare che questa Neolingua fosse confinata e confinabile nel recinto della rete: cioè che svanisse nell’etere col contestuale allontanamento dalla tastiera. Così non è stato, perché nel frattempo quella tastiera è diventata la nostra scimmia sulla spalla: quegli androidi che ci portiamo appresso e coi quali c’imponiamo una reperibilità da 24 ore al giorno. Sul dialetto ci fu un epico scontro (uno dei tanti) fra Moravia e Pasolini. Il primo lo riteneva una iattura per l’italiano, il secondo, la vera cultura di un Paese: l’unica, efficace barriera a quella omologazione che tanto aborriva. Ricordò Pasolini come «l’italianizzazione forzata» rappresentasse una tessera del goffo mosaico della vagheggiata autarchia fascista. Attraverso un’unica lingua il regime avrebbe plasmato il nuovo cittadino italiano, identico da Milano a Palermo. Ecco perché non si poteva parlare in dialetto in pubblico: perché le espressioni locali rappresentano comunità diverse, italiani diversi. Mutatis mutandis, il nuovo regime del web ha precipitato i dialetti nella Suburra della comunicazione. Il passo fra i like postati su fb e quelli detti a voce è breve e prossimo.
A quando «I like» debutteranno anche in forma orale? Espressioni per altro già molto in uso fra i giovanissimi e non solo: di recente, durante un viaggio in treno, avevo dietro di me un – italianissimo – manager che a un certo punto, col suo androide, s’è espresso così con la sua – italianissima – interlocutrice: «Darling, in my free time i like so much to see Netflix». Avvilente – come la sua cravatta – e desolante, perché «innaturale». Tra una ventina d’anni, Lorenzo e Leonardo, i miei nipotini classe 2017, si esprimeranno in modo «naturale» con linguaggi inediti. Un lessico – nato dalla e con la rete, oltre che dalla commistione con le tante altre lingue in arrivo dai vari angoli del mondo – che avrà totalmente bandito non solo i dialetti, ma anche buona parte dell’italiano, che resisterà solo nelle forme delle burocrazie di vario genere e natura. Non ci sono ricette di contrasto: solo orientamenti personali. Per quanto mi riguarda, chiederò alle mie figlie di usare con i loro figli anche il dialetto. (Non solo, anche) .