“La Crocifissione” di Pier Paolo Pasolini (1949), da “L’Usignolo della Chiesa Cattolica”

L’Usignolo della Chiesa Cattolica viene pubblicato nel 1958 nella collana di poesia diretta per Longanesi da Nico Naldini, dopo traversie editoriali che hanno notevolmente influito sulla struttura originaria della raccolta. Il libro comprende poesie scritte fra il 1943 e il 1949 e inizialmente conteneva testi sia in italiano che in friulano. Pasolini in una lettera all’amico Luciano Serra del gennaio 1944 riferisce di avere pronto un libretto di “meditazioni religiose” intitolato L’usignolo della Chiesa Cattolica. Tre anni più tardi in una lettera a Gianfranco Contini a proposito di questo progetto confessa che: “sento per lui una certa tenerezza, poiché rappresenta quel me ventunenne e ancora vergine, che ritornato a Casarsa dopo molto tempo, si era lasciato suggestionare da una specie di cristianesimo paesano, non senza trovare però nel suo Eros esasperato dolci ed equivoche fonti d’eresia”.

I versi de La Crocifissione si trovano nella sezione Paolo e Baruch e si aprono con la «citazione di un famoso passo della Prima lettera ai Corinti di san Paolo: “Ma noi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo pe’ Giudei, stoltezza pe’ Gentili” (I,23). La morte di Cristo viene rappresentata come uno scandalo che si compie sotto gli occhi della madre e di tutti, come spettacolo di “morte, sesso e gogna”» (Guido Santato, Pier Paolo Pasolini. L’opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Carocci editore 2012, p. 152).
Un accenno a questa poesia, che doveva essere pubblicata, insieme ad altre, nel Quaderno della Fenice dell’editore Guanda, si trova in una lettera di Pasolini a Giacinto Spagnoletti, datata Roma, 31 maggio 1950.

Dal film “Il Vangelo secondo Matteo” (1964)

LA CROCIFISSIONE

Ma noi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo pe’ Giudei, stoltezza pe’ Gentili

Paolo, Lettera ai Corinti

Tutte le piaghe sono al sole
ed Egli muore sotto gli occhi
di tutti: perfino la madre
sotto il petto, il ventre, i ginocchi,
guarda il Suo corpo patire.
L’alba e il vespro Gli fanno luce
sulle braccia aperte e l’Aprile
intenerisce il Suo esibire
la morte a sguardi che Lo bruciano.

Perché Cristo fu ESPOSTO in Croce?
Oh scossa del cuore al nudo
corpo del giovinetto…atroce
offesa al suo pudore crudo…
Il sole e gli sguardi! La voce
estrema chiese a Dio perdono
con un singhiozzo di vergogna
rossa nel cielo senza suono,
tra pupille fresche e annoiate
di Lui: morte, sesso e gogna.

Bisogna esporsi (questo insegna
il povero Cristo inchiodato?),
la chiarezza del cuore è degna
di ogni scherno, di ogni peccato
di ogni più nuda passione
(questo vuol dire il Crocifisso?
sacrificare ogni giorno il dono
rinunciare ogni giorno al perdono
sporgersi ingenui sull’abisso.)

Noi staremo offerti sulla croce,
alla gogna, tra le pupille
limpide di gioia feroce,
scoprendo all’ironia le stille
del sangue dal petto ai ginocchi,
miti, ridicoli, tremando
d’intelletto e passione nel gioco
del cuore arso dal suo fuoco,
per testimoniare lo scandalo.

Dal film “Il Vangelo secondo Matteo” (1964)