Il Pasolini con graffio di Dino Pedriali, di Agnese Testadiferro

Recentemente, all’Hemigway Cafè  di Jesi, si è tenuto un omaggio al grande fotografo Dino Pedriali, cui si devono le ultime fotografie scattate a Pasolini a Sabaudia e a Chia, bellissime e ormai leggendarie. Tra esse una è diventata un’icona e un gioiello: è quella che ritrae in primo piano il volto inconfondibile di Pasolini, con il pugno della mano sinistra che gli copre la bocca, così da mettere ancora più in evidenza l’intensità dello sguardo. Di questo celeberrimo scatto, proprio a Jesi, Pedriali ha rivelato il retroscena, insieme al progetto da rarità per collezionisti cui intende dar vita nel 2015, per il 40.mo della morte del poeta . Ne dà conto l’articolo di Agnese Testadiferro apparso su “Il Corriere Adriatico” del 5  gennaio, il cui direttore Paolo Traini, insieme all’autrice e allo stesso maestro Pedriali,  ci autorizza gentilmente alla pubblicazione.

 di Agnese Testadiferro 
www.corriereadriatico.it – 5 gennaio 2015

 Sono passati 40 anni dalla morte di Pasolini e questo  2015  sarà un anno che parlerà di lui. Il poeta, scrittore e sceneggiatore nato a Bologna nel 1922, ricordato come uno dei maggiori intellettuali del ‘900  italiano, fu ritratto tante volte, ma gli ultimi scatti, pubblicati nel 2011 in una monografia, sono del fotografo Dino Pedriali che si è innamorato di Jesi, lasciando testimonianze inedite proprio su Pasolini. Suo è lo scatto in bianco e nero, divenuto foto icona a livello mondiale, che ritrae il volto dello scrittore: occhi pensanti, fronte aggrottata e dita della mano sinistra chiuse a pugno a coprire la bocca.
Per la prima volta Pedriali ha rivelato a pochi intimi i retroscena della fotografia, realizzata due settimane prima della morte. “Fu scattata all’improvviso, in orizzontale, mentre stavo girando la macchina fotografica per farla in verticale. Lui stesso si mise in quella posa spontaneamente, ma ci restò due secondi. – rivela Pedriali – Io ebbi la tempestività di scattare, anche se la macchina non era nella posizione che desideravo. Uno scatto unico, non ce ne sono di simili”.
Così unico che, ecco la confessione, “è il negativo più rovinato della storia!”. E questa confessione-rivelazione ha deciso di farla a Jesi, attraverso una testimonianza scritta di proprio pugno in un foglio bianco A4 all’Hemingway Cafè dove è gelosamente custodita dal titolare Davide Zannotti. Ecco il testo del manoscritto: “Come è nata questa foto? Io vivevo a Torino. Arrivo dal mio stampatore e lui mi dice ‘Dino, scusami ho combinato un danno. Mi è scivolata la pinzetta e ho rigato il negativo del ritratto di Pasolini’. Il mio stampatore di Torino si chiamava Martini. ‘Vedrai – proseguì – che questa cicatrice sulla fronte di Pier Paolo Pasolini ti porterà tanta fortuna’”. Ogni singola riproduzione del ritratto è infatti, da sempre, ritoccata a mano per rimediare al graffio.
“Dato l’anniversario ho deciso che riprodurrò in suo omaggio 50 copie del ritratto stampandolo dal negativo così come è. Copie che resteranno tiratura unica perché poi, per suo rispetto, continuerò a custodire negativi e scatti senza più nessuna riproduzione. Scatti che lui avrebbe dovuto vedere proprio il giorno dell’aggressione, il 2 novembre. Mi reputo un suo prescelto, perché volle espressamente me per ritrarlo mentre scriveva Petrolio“. E Pedriali ha scelto ancora una volta Jesi per fare un ulteriore omaggio al 40.mo di Pasolini: ha commissionato al noto e quotato artista jesino Bob Money un’opera unica, vintage, per riprodurre il negativo. L’opera in china è stata completata in questi giorni col titolo “Pasolini di Dino Pedriali con taglio”.
Nello stesso periodo del ’75 Pedriali fece anche la monografia di Andy Warhol. “Il 27 dicembre mi hanno telefonato dalla Andy Warhol Foundation per dare la liberatoria ad utilizzare una mia foto per l’invito ufficiale mondiale per la presentazione del IV catalogo ragionato il 24 gennaio prossimo. Onestamente questo non me lo aspettavo e per me è un momento di liberazione!”.

Dino Pedriali è un fotografo di Roma, denominato il Caravaggio della Fotografia. Il suo obiettivo ha immortalato personaggi del XX secolo come De Chirico, Warhol, Pasolini, Man Ray, Moravia e Fellini. Chiedendogli degli esordi, risponde: “Al gallerista di Torino, Luciano Anselmino, Man Ray chiese di me per realizzare il reportage della sua casa-studio di Parigi: 1975 Atelier Man Ray. Poi contattò Pasolini che,dopo aver visto il reportage mi chiese di realizzarlo anche per lui. Nel frattempo Andy Warhol chiese di me per un lavoro simile, e così da Parigi iniziai a preparare Viaggio in Italia con Andy Warhol.
Questi tre miti del’900 sono stati i miei Maestri.  Ecco cosa mi hanno insegnato: Man Ray a fotografare al buio, Pasolini la potenza dell’immagine e Warhol  la filologia”.