“Il mondo è vedovo” di Paola Turroni (e una digressione su Pasolini)

di Davide Nota

www.fonticoperte.com.unita.it – 5.11.2013

La poesia “ipersoggettiva” di Pasolini funge da parametro per l’esercizio di lettura che un poeta della giovane generazione, Davide Nota, compie su un poema di Paola Turroni. Raffronti tra poeti uscito sulla community de “l’Unità” il 5 novembre 2013.

Carillon di Ferruccio Nobile (particolare)
Carillon di Ferruccio Nobile (particolare)

Quando a settembre lanciammo la campagna delle “Nuove poesie contro la guerra” in Siria, che pareva imminente, programmai tra le uscite che furono poi sospese (a seguito del cambiamento della situazione politica internazionale) un estratto dal libro di Paola Turroni di cui oggi voglio parlarvi.
Il mondo è vedovo (edito nel 2010 dalla casa editrice “Carta bianca” di Bologna, diretta da Stefano Massari e Alberto Bertoni) è un poemetto storico non narrativo, evocativo di una tragedia (lungo una linea di lirica metafisica del dolore, da Anna Achmatova a Antonella Anedda), suddiviso in nove canti e aperto da una fulminea dichiarazione di poetica: “Non so del vostro passo cosa fate, io cerco solamente di guardare. / Arrivano i soldati a cancellare – il nome. Io esisto in voce / di quelle persone, di questo cammino.”.
(Proprio in questi giorni ci si è interrogati, nelle varie zuffe letterarie che popolano la rete e i social network, sulla simbiosi tra vita ed opera nella poesia di Pasolini, un autore ingombrante che continua a dividere l’ambiente letterario tra infiammati lettori e sprezzanti rottamatori. Questi ultimi sostengono che l’ipertrofia dell’io autobiografico nell’opera dello scrittore, ucciso il 2 novembre del 1975 in un’imboscata che chiede ancora giustizia (esecutori e mandanti), sia cifra di un tardo-romanticismo che non ha mai smesso di dominare la nostra letteratura nazionale, mentre il paradigma (il canone?) della poesia contemporanea è (cioè deve essere?) impersonale. Rispondo: Pasolini adotta consapevolmente un modulo arcaico (dantesco) che brucia e oltraggia i canoni e i paradigmi del Novecento. La sua operazione consiste proprio nel muovere il corpo biografico nella realtà come una funzione cinetica dell’opera, in una ricerca sul campo reale del Nuovo fascismo e della mutazione antropologica in atto, le cui scoperte di antropologo-poeta sono registrate e trasmesse in forma letteraria. Un “io” come “oggetto” dunque, non “soggetto”, “inquieto fenomeno”, come fa notare Gianni D’Elia ne L’eresia di Pasolini (Effigie, 2005): “Siamo all’estetica della cavia”.
Questa digressione ci è utile al discorso. Dalla morte di Pasolini ad oggi il panorama poetico italiano è radicalmente mutato. Dalla crisi dei movimenti del Settantasette al primo lustro del Duemila l’ideologia della “Fine della storia” aveva permesso il radicamento di una nuova estetica dominante, il cui atto battesimale è l’antologia La parola innamorata (1978) proponente una poesia iper-soggettiva, priva di fondale storico, o di neo-orfismo metropolitano e postmoderno, frammentario e alogico (in sede critica: il ritorno all’antitesi crociana tra le categorie di “poetico” e “impoetico”).
Il mondo è vedovo si inserisce in un moto vasto e eterogeneo di riapertura della percezione estetica di una generazione che torna a sentire fisiologicamente il peso degli eventi e della tragedia storica, sebbene questa sia segnata da una “distanza” geografica (la guerra è “comunicata”ma si svolge in un altrove di dolore cieco) fedelmente rappresentata dall’assenza della prima persona (come nel poema Rom di Loris Ferri, un’opera da mettere a confronto.).
In Paola Turroni questo sentimento è un sentimento musicale, un coro di voci che il libro mette in scena con le sue carovane di profughi e i suoi funerali. Compito del poeta è quello di guardare l’immagine decontestualizzata che la comunicazione mediatica offre come un frammento ermetico e di immaginarne la voce, di immaginarne una storia, di immaginarne una realtà, ricostruendo la città dove il presente ha prodotto macerie e brandelli.
Il libro è un poema al femminile, anche, e declinato al plurale, nel senso che le voci che lo compongono sono quasi sempre voci di donne in attesa (figlie e madri, che attendono il ritorno “dei loro soldati / dei loro sicari”) e che parlano in “noi” come narrando un corpo comune. La guerra che non si vede è la storia, anche, di un’attesa materna o filiale che qualcosa torni: “Qualche volta il cielo torna / come abbraccio della terra / qualche volta torna la memoria / ci soccorre opaca come una storia …”. E la poesia dimora in questa pausa di sospensione. Buona lettura.

[info_box title=”Paola Turroni” image=”” animate=””] (1971) ha pubblicato Animale (Fara Editore, Rimini 2000), Due mani di colore (Medusa Editore, Milano 2003) con Sabrina Foschini, Il vincolo del volo (Raffelli Editore, Rimini 2003) di cui una selezione è uscita tradotta in inglese per la rivista americana “How2”, Il mondo è vedovo (Carta Bianca, Bazzano 2011). È inserita nelle antologie Parco Poesia 2004 (Guaraldi, Rimini 2004), Il segreto delle fragole (Lietocolle, Como 2006), Corale (Le Voci della Luna, Bologna 2007), 12 poetesse italiane (Nuova Editrice Magenta, Varese 2008), PoesiaPresente Mappagiovane (Le Voci della Luna, Bologna 2010), Nelle mani di Salomé (Galleria Comunale e Biblioteca Malatestiana, Cesena 2010). Ha collaborato come traduttrice a I surrealisti francesi (Stampa Alternativa, Viterbo 2004). Il Mondo è vedovo è stato invitato alla 54° esposizione di arte contemporanea di Venezia, con un video di Stefano Massari ed una suggestiva installazione nel Padiglione della Repubblica di San Marino.[/info_box]
[info_box title=”Davide Nota” image=”” animate=””] è nato nel 1981 a Cassano d’Adda, in provincia di Milano. Residente dalla prima infanzia ad Ascoli Piceno ha studiato a Perugia dove nel 2005 ha fondato la rivista di poesia e realtà “La Gru” (2005-2012) e nel 2007 si è laureato con una tesi sulla “Nuova poesia in Italia (1975-2005). Dal 2008 vive a Roma dove ha ideato la campagna dei poeti in rivolta “Calpestare l’oblio” (2009-2010; in collaborazione con “l’Unità” e “Left”) e nel 2011 ha fondato la casa editrice Sigismundus. Ha pubblicato i libri di poesia Battesimo (2005), Il non potere (2007) e La rimozione (2011), ma anche una storia per l’infanzia dal titolo Giovanna oltre lo schermo (Ladolfi, 2011) illustrata da Valeria Colonnella.[/info_box]