“I promessi sposi”. Un film mancato di PPP

Nel suo ultimo saggio L’isola che non c’è. Viaggi nel cinema italiano che non vedremo mai  (Cineteca di Bologna, 2015) lo storico del cinema Gian Piero Brunetta porta alla luce un episodio pressoché sconosciuto della creatività cinematografica di Pasolini, che nel 1960, insieme a Ennio De Concini, mise mano a una potenziale sceneggiatura del romanzo italiano per eccellenza, I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Di quell’idea virtuale, che non si tradusse mai in visione,  dà conto Stefania Vitulli su “Il giornale” del 2 agosto 2015, in una recensione al libro di Brunetta, grande esploratore di film rimasti, come quello “manzoniano” di Pasolini, al solo livello dell’immaginazione. 

Ecco i film che non vedremo mai
Dal Mastorna di Fellini ai Promessi sposi di Pasolini
di Stefania Vitulli

www.ilgiornale.it –  2 agosto 2015

«Ciò che abbiamo inventato è tutto autentico», si scrivevano Federico Fellini e il suo sceneggiatore Tullio Pinelli nell’epistolario pubblicato da Marsilio anni fa.  Parlavano delle storie, messe nei film e incrociate con la vita in modo inestricabile, ma anche dei dietro le quinte e dei dubbi sui progetti in corso.
Cosa accade quando quelle storie rimangono abbozzi, sceneggiature abortite, personaggi che attenderanno di vivere per sempre? Per rispondere a questa domanda lo storico del cinema Gian Piero Brunetta ha raccolto in un volume anni di ricerche sui film italiani mai realizzati: L’isola che non c’è. Viaggi nel cinema italiano che non vedremo mai (Cineteca di Bologna, pagg. 354, euro 18). Ogni regista ha il suo film da sogno rimasto nel cassetto, stroncato da mancanza di fondi, produttori senza visione, censura o semplicemente dalla sfortuna di nascere al momento sbagliato. Emblema di questi film mai nati è proprio Il viaggio di G. Mastorna che Fellini si tenne accanto per anni, racconta Brunetta, come un «fantasmone minaccioso e ingombrante», che forse, come dice lo stesso Fellini, visse «Nei film successivi… Me lo sono mangiato un poco alla volta ingoiandolo come un veleno».
«Sì cara Marta, si possono fare col cinematografo cose veramente meravigliose» – scriveva Luigi Pirandello nel 1928 a Marta Abba -. «Ho in mente cose straordinarie». Ma il progetto che più amò non vide la luce: i suoi ultimi dieci anni di vita furono segnati dalla potente tensione a portare sullo schermo i Sei personaggi . Doveva essere un «film parlante contro i film parlanti» di Pirandello cui indica già con precisione i movimenti di macchina, in un trattamento che vede la Abba nel ruolo della figliastra.

"I promessi sposi" (1941) di Mario Camerini. Con Gino Cervi
“I promessi sposi” (1941) di Mario Camerini. Con Gino Cervi

E poi ancora la potenziale, esplosiva sceneggiatura de I promessi sposi  firmata Pier Paolo Pasolini. «Un trattamento a cui lavorammo insieme», racconta Ennio De Concini. «Ma è più farina del suo sacco che del mio». Siamo nel 1960. Doveva essere una grossa produzione, perché Carlo Ponti si aspetta di ripetere il successo di Guerra e pace . Ai due viene in mente di far partire la storia qualche anno dopo la fine del romanzo ed entrambi, spiega Brunetta, proiettarono nel trattamento – che non compare nemmeno nei «Meridiani» di  PPP – le proprie biografie. Specie Pasolini, che vide, in Renzo e Lucia, la storia sua e di sua madre, in fuga dal Friuli in seguito allo scandalo di Ramuscello a cercare nuova vita a Roma.
E poi ancora, tra i copioni inabissati, Il sergente nella neve di Ermanno Olmi e Rigoni Stern; l’incontro di Visconti e De Santis con le novelle di Verga; i tanti progetti di un film sull’Italia di Cesare Zavattini, che arriverà a ottant’anni prima di dirigere La Veritàaaa.  Al termine del volume, Brunetta inserisce un goloso «Cinelimbo. Inventario provvisorio dei film italiani mai realizzati» che, da Agenore Incrocci a Valerio Zurlini, prevede un elenco sterminato di titoli. Esclusi quelli che gli autori viventi non hanno voluto citare per scaramanzia. Convinti di poterne riprendere i copioni più avanti.

"L'isola che non c'è" di Gian Pietro Brunetta. Copertina
“L’isola che non c’è” di Gian Piero Brunetta. Copertina

Gian Piero Brunetta
(Cesena, 1942) è uno storico e critico cinematografico italiano. Ordinario di Storia e critica del cinema   presso l’ Università degli Studi di Padova, è conosciuto per essere l’autore di una vasta produzione scientifica, tra cui l’importante opera in quattro volumi dedicata alla storia del cinema italiano (Storia del cinema italiano, Ed Riuniti 1982-1993).
Nato da genitori veneziani sfollati durante la seconda guerra mondiale, si laurea nel 1966 con una tesi sulla formazione della teoria e critica cinematografica in Italia negli anni Trenta e  sulla genesi dell’idea di neorealismo. La sua formazione è guidata da maestri come Gianfranco Folena e Sergio Bettini: di qui i suoi interessi di tipo semiotico e linguistico uniti  a quelli narratologici e di storia dell’arte contemporanea. Dalla seconda metà degli anni Settanta il suo lavoro assume una dimensione storica.
Ha diretto varie collane cinematografiche e ha collaborato con il quotidiano “la Repubblica” e con numerose riviste letterarie e cinematografiche italiane e straniere. Ha collaborato con il regista Gianfranco Mingozzi per i programmi televisivi L’ultima diva: Francesca Bertini (1982) e Storie di cinema e di emigranti (1988) , ed è stato consulente per il film Splendor  (1988) di Ettore Scola. Ha curato grandi mostre sull’arte italiana (Dipingere con la luce per la mostra di Palazzo Grassi; L’arte italiana, 1900-1945, nel 1989), nonché gli undici video per la mostra La città del cinema di Cinecittà (1995). Ha ideato e curato la trasmissione radiofonica Radiocelluloide e ideato e diretto la mostra La guerra lontana (Museo della guerra, Rovereto, 1985).
Nel 1995 è stato nominato Commendatore della Repubblica Italiana.
(Fonte : it.wikipedia.org)