Gli scrittori dentro e dopo gli anni di piombo. Uno studio di Roberto Contu

Al Book Pride 2018 di Milano, il 25 marzo 2018, si è tenuto un incontro tra Alessandro Zaccuri, giornalista e scrittore, e lo studioso Roberto Contu, autore nel 2015, per Aguaplano di Perugia, del corposo saggio Anni di piombo, penne di latta, sottotitolato “1963-1980. Gli scrittori dentro gli anni complicati”. Al centro del volume e della conversazione la complessa relazione tra gli scrittori e il proprio tempo, che, negli anni di piombo, sconquassò il sistema culturale italiano e mise in crisi le certezze dello scrittore “impegnato”, tradizionalmente intenzionato a modificare il mondo ma infine in ritirata dal proprio ruolo di “legislatore”.
Dell’interessante e documentato saggio di Contu, che dà largo spazio all’esempio incarnato da Pasolini fino al 1975, presentiamo la scheda che compare sul sito della casa editrice.

Anni di piombo, penne di latta
(1963-1980. Gli scrittori dentro gli anni complicati)
di Roberto Contu
Aguaplano, Perugia, 2015

www.aguaplano.eu

"Anni di piombo, penne di latta" di Roberto Contu. Copertina
“Anni di piombo, penne di latta” di Roberto Contu. Copertina

L’idea da cui nasce questo libro è che il «quindicennio lungo» 1963-1980 sia stato il tratto decisivo di una crisi sistemica del mondo intellettuale italiano, evidente in modo particolare nel panorama dei nostri scrittori. Se nell’immediato dopoguerra si era giunti alla canonizzazione del modello di intellettuale partecipe alla costruzione di una società migliore, già dalla fine degli anni Cinquanta, e in modo decisivo durante i Sessanta, tale aspirazione entrò in crisi. Gli anni Settanta registrarono un disorientamento generalizzato nella facoltà degli scrittori di farsi interpreti della realtà. In questo contesto, emersero impreparazione, senso di spiazzamento, impossibilità di risposte chiare, a volte imbarazzante mancanza di coraggio. Se al massimo grado di tensione la nostra intellighènzia cercò di partorire il proprio articolato «io so», di contro il mondo rispose con un ben più sonoro «non ci interessa». Il fatto che l’ultima spiaggia di tale pretesa fu quella massimamente risonante dei giornali non fece che sottolineare il rumore della ritirata degli scrittori, i quali fino all’ultimo cercarono di trovare il bandolo della matassa. Gli anni Ottanta avrebbero visto così la luce a partire dal superamento di statuti intellettuali che non avevano retto il colpo di una società divenuta troppo estesa e troppo di tutti per continuare ad aspettare la parola di uno solo.

[info_box title=”Roberto Contu” image=”” animate=””]è dottore di ricerca in Italianistica e Letterature Comparate all’Università degli Studi di Perugia. Insegnante di ruolo nella Scuola Secondaria di Secondo Grado, collabora come professore a contratto con il Dipartimento di Lettere dell’Università degli Studi di Perugia, presso il quale svolge attività di ricerca.[/info_box]