Giuseppe Zigaina, un ricordo di Nico Naldini

Il poeta e cugino di Pasolini Nico Naldini ripubblica per Guanda l’Alfabeto degli amici. Tra essi, l’artista recentemente scomparso Giuseppe Zigaina, grande amico di Pasolini e pittore mai condizionato dalle mode effimere.

 Zigaina, un artista libero e felice
di Nico Naldini

www.messaggeroveneto.gelocal.it  – 22  aprile 2015

Fino a qualche anno fa, quando sul Carso scoppiava un temporale, la terra delle colline, smossa dalla pioggia battente e dai rigagnoli che vi si formavano, lasciava apparire resti di ossa umane che al ritorno del sereno si sbriciolavano tra le rocce al sole. Tra questi scheletri di membra sparse nascoste alla pietà dei seppellitori, si allargavano chiazze rossastre che segnalavano il sotterramento di schegge sbriciolate e arrugginite delle granate, degli elmetti, degli affusti dei cannoni e di tutto l’acciaio che era volato da un campo all’altro. Erano relitti di un’antica distruzione che formavano sotto l’erba un deposito incoerente di polveri e di frantumi. Questi frantumi, queste briciole avevano perduta ogni individualità dolorosa; spento il furore delle antiche battaglie che li avevano disseminati, erano rientrati nel grembo della natura.
Non gliel’ho mai chiesto, ma credo che Zigaina abbia passeggiato lungamente sui rilievi carsici che, visti dalla casa dove abita in pianura, sono appena una sagoma ondulata sull’orizzonte. Piú da vicino, Zigaina ha potuto contemplare il mistero di questi trapassi, studiarne le forme apparentemente incoerenti e il linguaggio della loro dissoluzione e dissolvenza. Ha sentito scoccare l’ora del passaggio delle memorie umane all’infinita memoria del tutto e, lasciando ogni cosa fissata nel segmento del suo passaggio, ne ha descritto i contorni cedevoli a molte combinazioni prima di raggiungere il mistero della meta finale. Tante ossa spolpate e farinose, lavate dalla pioggia e percorse in lungo e in largo dalle formiche, chiodi arrugginiti, pezzi di ferro fusi dalle esplosioni, tutti immersi negli umori mutanti della natura, sono stati assunti come temi della sua pittura. Compiuto innanzi tutto l’atto di abiura di ogni iconismo moralistico, cattolico, gotico e macabro, sono stati rappresentati per quello che sono: povere ossa umane, semplici distruzioni di organismi un tempo fiorenti che tornavano al mistero dell’essenza inorganica e forse il loro era il grande ritorno in quel movimento circolare della vita che ha fatto sentire la sua musica nei versi di Goethe.

Un'opera di Giuseppe Zigaina
Un’opera di Giuseppe Zigaina

Ma forse ho sbagliato tutto, perché Zigaina non è mai andato sul Carso (…) e la sua pittura è il sogno di una cosa che non ho mai capito. Se ho sbagliato, chiedo perdono. Ma di una cosa non chiederò perdono, perché so di non sbagliare. Zigaina è un uomo pieno di salute e la sua virilità è dimostrata dai suoi non precari equilibri di mente e di corpo. Oscar Wilde diceva che nessun vizio è più sano dell’omosessualità perché si svolge in luoghi all’aperto come parchi pubblici, terrains-vagues, adiacenze ferroviarie e moli marittimi. Ma nessun vizio artistico è più sano dell’esercizio della pittura perché la si fa in piedi, agitando le braccia e ottenendo attraverso questa incalzante gestualità successo e denaro che sono sicuri coefficienti di longevità. Qualcuno per colmo di ipocrisia pensa che il denaro sia disdicevole all’arte: niente di più falso. Arte e denaro vanno in perfetto accordo ed è superfluo citare i nomi dei grandi artisti che sono stati anche dei grandi danarosi. Zigaina non è diventato uomo di successo, il successo gli è connaturato, lo ha colto dove e come ha voluto.
Altra ipocrisia corrente è quella dell’artista tormentato: sono infelici e tormentati gli artisti falliti, Zigaina invece è uomo felice, felice come tutti i grandi pittori. La misura della felicità di un pittore sta in una celebre dichiarazione di Picasso: «Io non cerco, trovo». «Già – gli risponde de Chirico – trovi quello che rubi». Picasso non ha mai rubato niente e neanche de Chirico che era felice specialmente quando andava a giocare a bigliardo con i fiaccherai di piazza di Spagna.
Infine Zigaina è un artista sicuro di se stesso, non ha mai avuto bisogno di frequentare le mode e se pensiamo che gran parte degli artisti italiani è vissuta in questi anni nell’attesa di vedere ciò che si faceva a New York, Zigaina che è sempre vissuto nel suo triangolo friulano tra Cervignano, Aquileia e Grado è il più bell’esempio che abbiamo sott’occhio di artista autonomo, sano, puro e felice.