Due libri sul teatro ”friulano” di Pasolini

I Turcs tal Friul, regia di Rodolfo Castiglione, 1976

Sono ben note le sei “tragedie borghesi” in versi che Pier Paolo Pasolini concepì a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta. Meno scontata è invece la conoscenza degli esordi in cui il giovane Pasolini, a Bologna e poi soprattutto negli anni friulani, riversò un forte e trasversale interesse teatrale, sia attraverso un nutrito corpus di scritti drammaturgici sia con concrete esperienze di messinscena. Provvedono ora a colmare questa lacuna, o quanto meno a mettere in campo nuovi approcci, soprattutto di ambito teatrologico, le recenti pubblicazioni di due giovani studiose, che danno seguito e ulteriore sviluppo al pionieristico studio di Stefano Casi I teatri di Pasolini (Ubulibri, 2005) e che sono realizzate anche con il supporto di consulenza del Centro Studi Pasolini di Casarsa e della Cineteca-Fondo Pasolini di Bologna.Il primo lavoro è La diversità a teatro. I drammi giovanili di Pasolini ( Stilo ed., 2011) di Jole Silvia Imbornone, dottore di ricerca in Italianistica e critico musicale, con particolari interessi nei confronti del teatro di Moravia e di Pasolini. Il saggio prende le mosse dal primo dramma del sedicenne liceale Pier Paolo La sua gloria, che rivela forti e precoci ambizioni letterarie, oltre che una interessante sperimentazione linguistica. In seguito è perlustrata l’originale rielaborazione del mito offerta dalla pièce, tuttora inedita nella sua interezza, Edipo all’alba, velata ma già audace espressione drammaturgica in Pasolini del desiderio omosessuale. Immancabile l’analisi dello straordinario dramma postumo in friulano I Turcs tal Friul, con riflessioni connesse anche alle messinscene successive alla sua apparizione a stampa nel 1976. Il saggio si chiude infine con l’esame del testo, pochissimo noto, La poesia o la gioia, prima opera teatrale pasoliniana che ammetta un personaggio con connotati chiaramente allusivi alla figura paterna e che è intrisa di echi del maledettismo francese. Una vasta e attenta ricognizione, dunque, che fa il punto sul primo tempo, evidentemente decisivo, del teatro pasoliniano.Si concentra invece in modo esclusivo sul dramma dei Turcs il secondo studio I Turchi in Friuli di Pier Paolo Pasolini (prefazione di Romolo Rossi, ed. le Mani, 2011) della giovane studiosa Isadora Cordazzo, che ha già al suo attivo il libro Accattone di Pasolini: dal testo al film (Pendragon, 2008). Anche con l’ausilio di particolari lenti psicoanalitiche, oltre che con riferimento al contesto storico della stesura, il testo teatrale pasoliniano è indagato con originalità nei significati profondi sottesi alle logiche drammaturgiche della partitura e all’uso stesso della lingua friulana materna e legata al vissuto familiare e personale dell’autore. Il saggio è completato infine da due interessanti sezioni: da un lato, la descrizione analitica dei due più importanti allestimenti scenici del dramma, nel 1976, per la regia di Rodolfo Castiglione, e nel 1995, per quella di Elio De Capitani; dall’altro, una piccola galleria di interviste e conversazioni con alcuni artisti (De Capitani, Renato Rinaldi, Giovanna Marini, Francesca Breschi) e con il musicologo Roberto Calabretto, impegnati a ricostruire le intenzioni teatrali e musicali del memorabile allestimento del 1995.

Il regista Elio De Capitani

Quanto alle problematiche implicate in tutta la tensione pasoliniana per le arti della drammaturgia e della rappresentazione, non resta che attendere nel 2012 il volume Pasolini e il teatro, attualmente in preparazione per la cura di Stefano Casi, Angela Felice e Geraldo Guccini. Dopo il primo titolo Pasolini e la televisione di imminente uscita, questo importante lavoro costituirà il secondo numero di una specifica collana “Pasolini. Ricerche”, realizzata in collaborazione tra l’editrice Marsilio e il Centro Studi di Casarsa.