Battiston, Lo Cascio, Popolizio, Fantastichini: attori per PPP

Non si contano le manifestazioni e le retrospettive che in tutta Italia (e nel mondo) continuano a riflettere su Pasolini e a ricordarne (o rimpiangerne)  il valore artistico e intellettuale, anche a seguito della ricorrenza del quarantennale dalla morte. In questo sorprendente panorama, che certo può far parlare di un “caso” Pasolini, spiccano anche i tanti annunci di progetti inediti di spettacolo, teatrale o musicale, che si concentreranno soprattutto nel prossimo autunno e poi punteggeranno i cartelloni delle stagioni 2015-2016 dei teatri della penisola. Per stilare un qualche elenco qui provvisorio, si va dunque dal Concerto per Pasolini, su musica commissionata dal Teatro Verdi Pordenone al maestro Azio Corghi (2 novembre), a una miriade di omaggi tributati al poeta di Casarsa da nomi illustri della scena italiana di prosa. Tra questi  Luigi Lo Cascio, che concluderà la stagione del Teatro Metastasio  di Prato con lo spettacolo Il sole e gli sguardi. La poesia di Pier Paolo Pasolini in forma di autoritratto; Ennio Fantastichini, protagonista al Brancaccio di Roma (2 novembre 2015) della rappresentazione Tra la carne e il cielo; Massimo Popolizio che per il Teatro di Roma curerà con un cast di giovani attori un adattamento teatrale da Ragazzi di vita.
Da non dimenticare infine anche Giuseppe Battiston che, insieme al cantautore Piero Sidoti, sarà interprete dall’1 al 15 novembre 2015, al Teatro Palamostre di Udine, del lavoro Non c’è acqua più fresca, ispirato alla poesia, soprattutto friulana, di Pasolini (regia di Alfonso Santagata, drammaturgia di Renata Molinari, produzione CSS). Uno spettacolo che a Battiston darà modo di intrecciare anche le sue personali topografie sentimentali, dato che proprio da Casarsa proviene il ramo paterno della sua famiglia, come ha raccontato in una recente intervista al giornalista Mario Brandolin.

La mia emozione per Pasolini unico, disperato, straordinario
di Mario Brandolin

www.messaggeroveneto.it – 24 giugno 2015

«La prima volta che lessi le poesie in friulano di Pasolini ero un ragazzo, le trovai difficili, le lasciai lì … Poi negli anni, ritornandoci, ho compreso che quei versi parlavano dei miei luoghi, quelli della mia infanzia. Quella parole così mie, quei suoni, proprio quelli di mio padre, casarsese lui pure, quella lingua che si parlava a tavola, mi raccontavano quella terra di “primule e temporali”, di feste, di sagre paesane, di vento, di corse in bicicletta, di colori, suoni profumi, che erano stati anche miei…». Così Giuseppe Battiston a proposito del perché del suo prossimo impegno teatrale, imperniato sulle poesie in friulano di Pier Paolo Pasolini: Non c’è acqua più fresca (da un verso di Dedica in Poesie a Casarsa, 1942), spettacolo che fa parte del gruppo di sei messi in cantiere dal Css per ricordare il poeta corsaro nel quarantennale della sua scomparsa.
«Quelle poesie mi hanno riportato a momenti della mia infanzia che, invece di assumere i toni malinconici, si sono ravvivati, simili a sogni, e ho così immaginato di poter raccontare un aspetto di quella vita e di quel tempo che nella poesia di Pasolini si fanno memoria collettiva, e non esclusivamente friulana». E proprio per questo Battiston ha voluto accanto a sé in questa sua nuova avventura due compagni di viaggio, coi quali ha condiviso diverse esperienze artistiche: il regista Alfonso Santagata e la drammaturga Renata Molinari, con i quali (e con Piero Sidoti che curerà la parte musicale) è stato in questi giorni al lavoro a Udine per un primo approccio, visto che lo spettacolo sarà di scena al Palamostre dal primo al 15 novembre prossimi.

Piero Sidoti e Giuseppe Battiston. Foto di Daniela Crevena
Piero Sidoti e Giuseppe Battiston. Foto di Daniela Crevena

«Sono amici non friulanofoni – spiega Battiston – che però condividono con me la convinzione che le poesie friulane di Pasolini abbiano una forza evocativa, un vigore espressivo, una musicalità che, come nel rock, non richiede l’immediata comprensione del significato di ogni parola, ma chiede invece di abbandonarsi alla musica». «Ma – si affretta a specificare il popolare attore udinese – non sarà uno spettacolo esclusivamente in friulano:  ci sarà la lingua di Pasolini che è soprattutto lingua poetica. E questo grazie anche al confronto con la seconda versione, quella de La seconda forma de “La meglio gioventú” del 1974, che ha toni più cupi: un confronto che evidenzia il percorso di Pasolini, la sua presa di coscienza molto amara. Anche se il nostro non sarà uno spettacolo amaro. Vorremmo insomma che venisse fuori la vitalità, disperata ma straordinaria di Pasolini e del suo mondo».
Un mondo che lo spettacolo intende ricreare «attraverso una selezione di poesie – spiega Renata Molinari – e, anche se è un po’ presto per descrivere quello che realmente avverrà sul palcoscenico, posso dire che comincia a delinearsi una struttura drammaturgica che vuol essere soprattutto un contrappunto più leggero al grande dolore che queste poesie veicolano».
Non sarà comunque un recital, come tengono a precisare tutti gli artefici, «ma – dice Santagata – uno spazio per le tante voci che popolano il mondo di Pasolini, in particolare la concretezza della gioventù, con i suoi desideri, la sua tenacia: sarà il tentativo di dare vita al sogno di quelle voci, di quelle presenze». Dopo lo spettacolo su Pasolini, che, come rassicura Battiston «non sarà l’ennesima celebrazione di un morto», l’attore, che sarà legato al Css per altre due stagioni (l’anno prossimo dovrebbe confrontarsi con Italo Svevo), affronterà a Torino La morte di Danton di Georg Büchner per la regia di Mario Martone. «Una felice stagione di full immersion nel teatro – ci dice – che mi permetterà, tra le altre cose, di capire direttamente come sta cambiando il nostro teatro con la nuova riforma: se come sempre in peggio o finalmente in meglio».