PPP, lo Yemen e il sogno di Sana’a.L’appello all’UNESCO del 1974

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Fondo Angela Molteni

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Pasolini: un appello all’UNESCO per salvare Sana’a (1970-1974)

Nell’ottobre del 1970 Pier Paolo Pasolini girò a Sana’a, capitale dello Yemen del Nord, alcune scene del film Il Decameron (nella città fu realizzata in seguito anche parte della lavorazione del film Il fiore delle Mille e una notte, girato tra il ’73 e il ’74). Domenica 18 ottobre 1970, dunque, terminate le riprese, Pasolini utilizzò la pellicola avanzata per girare 13 minuti di documentario, che intitolò Le mura di Sana’a.
Il cortometraggio fu concepito come “Documentario in forma di appello all’UNESCO” perché intervenisse per proteggere la bellezza di quella città, che Pasolini sentiva come una sognante e perfetta Venezia di sabbia.
Il documentario fu proiettato per la prima volta il 20 giugno 1974 al Cinema Capitol di Milano, in occasione dell’anteprima italiana del Fiore delle Mille e una notte.
Così il regista parlò del suo filmato sul “Corriere della Sera” del 29 giugno 1974:

Era l’ultima domenica che passavamo a Sana’a, capitale dello Yemen del nord. Avevo un po’ di pellicola avanzata dalle riprese del film. Teoricamente non avrei dovuto possedere l’energia per mettermi a fare anche questo documentario; e neanche la forza fisica, che è il requisito minimo. Invece energia e forza fisica mi son bastate, o perlomeno le ho fatte bastare. Ci tenevo troppo a girare questo documento. Si tratterà forse di una deformazione professionale, ma i problemi di Sana’a li sentivo come problemi miei. La deturpazione, che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva con un dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desiderio di far qualcosa, da cui sono stato perentoriamente costretto a filmare.
(in “Corriere della Sera”,  29 giugno 1974, col titolo Pasolini racconta con rabbia l’assurda rovina di una città, ora in Per il cinema,a cura di W.Siti e F. Zabagli, II, Meridiani, Mondadori, Milano 2001, p.3171)

E così disse a Roma, nell’ottobre  1974, alla Conferenza stampa  della Lega italo-araba:

Ma intanto ogni giorno che passa è un pezzo delle mura di Sana’a che crolla o viene nascosto da una catapecchia “’moderna”. […]
(Conferenza stampa  della Lega italo-araba, Roma, ottobre 1974, in Per il cinema, cit., p.2123)

Pasolini a Sana'a. Foto di Roberto Villa
Pasolini a Sana’a. Foto di Roberto Villa

E questo infine l’Appello  che Pasolini rivolgeva all’UNESCO nel suo documentario :

Ci rivolgiamo all’UNESCO, perché aiuti lo Yemen a salvarsi dalla sua distruzione, cominciata con la distruzione delle mura di Sana’a.
Ci rivolgiamo all’UNESCO, perché aiuti lo Yemen ad avere coscienza della sua identità e del Paese prezioso che esso è.
Ci rivolgiamo all’UNESCO, perché contribuisca a fermare una miseranda speculazione in un paese dove nessuno la denuncia.
Ci rivolgiamo all’UNESCO, perché trovi la possibilità di dare a questa nuova Nazione la coscienza di essere un bene comune dell’umanità, e di dover proteggersi per restarlo.
Ci rivolgiamo all’UNESCO, perché intervenga, finché è in tempo, a convincere un’ancora ingenua classe dirigente, che la sola ricchezza dello Yemen è la sua bellezza, e conservare tale bellezza significa oltre tutto possedere una risorsa economica che non costa nulla. E che lo Yemen è in tempo a non commettere gli errori commessi dagli altri paesi.
Ci rivolgiamo all’UNESCO, in nome della vera, seppure ancora inespressa, volontà del popolo yemenita.
In nome degli uomini semplici che la povertà ha mantenuto puri.
In nome della grazia dei secoli oscuri.
In nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato. (1970-1974)
(Per il cinema, cit., p.2110)

Dopo l’allarme lanciato da Pasolini,  nel 1986 l’UNESCO dichiarò Sana’a “patrimonio dell’umanità” e nel 1988, con il contributo del Fondo Pasolini di Roma creato da Laura Betti, lanciò una campagna internazionale per la conservazione e il restauro della città.  Così nello stesso anno una delegazione ufficiale, composta tra gli altri da Romano Prodi, presidente dell’Iri, dal Ministero dei beni culturali, da Laura Betti e da Enzo Siciliano, si recò a Sana’a, in quanto fu l’Italia a voler iniziare un progetto pilota per il restauro, con un preventivo di circa quindici miliardi di lire per complessivi due anni di lavoro.

[idea]Nota[/idea]Lo Yemen si situa a sud-ovest della penisola arabica, confina con l’Arabia Saudita a nord, con il Mar Rosso a ovest, con il Mar Arabico a sud e con l’Oman a est. Ai tempi dell’antica Roma il paese era conosciuto con il nome di «Arabia Felix» (Arabia felice) per il lucrativo ricavo dal passaggio del traffico di spezie. In seguito lo Yemen divenne parte dell’Impero Ottomano dal quale si staccò nel 1918. Il sud del paese, sottoposto al controllo del Regno Unito, divenne indipendente nel 1967. Le due parti si unirono nel 1990 e diedero vita all’odierna Repubblica dello Yemen, unica della penisola araba, con presidente e due camere legislative. Il paese rimane tuttavia a forte rischio di destabilizzazione interna, anche a seguito delle tensioni tra la confinante Arabia Saudita e l’Iran in contesa per il controllo dell’area yemenita.

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Documentario in forma di appello all’UNESCO

Regia e commento Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli
Montaggio Tatiana Casini Morigi
Produzione Rosima Amstalt; produttore Franco Rossellini
Pellicola
Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex
Sincronizzazione Cinefonico Palatino
Riprese domenica 18 ottobre 1970: esterni Sana’a (Yemen del Nord), Adramaut (Yemen del Sud)
Durata 13 minuti e 20 secondi
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