PPP in India per “Appunti” su un film da farsi (1967-1968)

PAGINE CORSARE

Fondo Angela Molteni

La vita

Alla Mostra del cinema di Venezia del 1968, insieme a Teorema, Pasolini presentò anche il mediometraggio Appunti per un film sull’India, girato tra il  dicembre 1967 e il gennaio 1968.
Nico Naldini specifica nella sua biografia pasoliniana (Pasolini, una vita, Einaudi 1989, oggi riedita da Tamellini, Verona 2014, p. 394) che tali Appunti si riferivano sostanzialmente a un film “da farsi”  «sulla storia di un maragià il quale, secondo una leggenda mitica indiana, offre il proprio corpo alle tigri per sfamarle (questo, idealmente, prima della liberazione dell’India); e, dopo la liberazione dell’India, sempre idealmente, cioè implicando i problemi moderni dell’India,  la famiglia di questo maragià scompare perché i suoi membri muoiono di fame ad uno ad uno durante una carestia».
«Questa era l’idea del film – disse Pasolini a Lino Peroni (“Inquadrature”, nn. 15-16, autunno 1968) -. Così sono andato in India a fare una specie di inchiesta per verificare se questa idea era attendibile o no».
Pasolini pensava anche di realizzare un film sullo sviluppo della coscienza politica in alcune nazioni del Terzo Mondo, alcune delle quali si erano affrancate dal colonialismo e stavano avviando forme di gestione democratica.  Per rappresentare poeticamente tutto ciò, il regista prevedeva di utilizzare racconti che avessero le loro radici nella cultura locale e che risultassero omogenei grazie a ciò che egli stesso definiva un «sentimento violentemente, e magari anche velleitariamente, rivoluzionario: così da fare del film stesso un’azione rivoluzionaria (non partitica, naturalmente, e assolutamente libera fin quasi all’anarchia)».
Pasolini presentò diversi progetti ad alcuni produttori: l’unica possibilità di realizzazione gli si prospettò però grazie alla Rai, che gli propose appunto di fare uno “speciale” per TV7.
Pasolini effettuò le riprese cinematografiche per le strade, principalmente nella città di Bombay e nelle sue estreme, poverissime periferie, con la cinepresa in spalla, riprendendo gente comune e dialogando con alcuni intellettuali indiani. L’intento del regista non era quello di realizzare un documentario, ma di verificare la propria concezione poetica del film. E di ricercare inoltre i personaggi che avrebbero interpretato l’episodio da cui era partito. Pasolini presentò a persone di ogni estrazione sociale la propria idea di realizzazione della storia del marajà: di tali persone egli ascoltò e registrò le opinioni, i commenti, i suggerimenti; e colse, sui volti vecchi e giovani di coloro che incontrò, e nei gesti, nei sorrisi puri, nei quali traspare una grande quiete interiore, una incredibile ricchezza di espressioni.
Nel filmato sono numerose le immagini di povertà e di morte. Sulle riprese di un corteo funebre e di una cremazione il film si conclude con le parole di Pasolini: «Un occidentale che va in India ha tutto ma in realtà non dà niente. L’India, invece, che non ha nulla, in realtà dà tutto» (anche in Per il cinema, a cura di W. Siti, I,  “Meridiani” Mondadori, Milano 2001, p. 1072).

[info_box title=”” image=”” animate=””]
Appunti per un film sull’India (1967-68)

Scritto, diretto, fotografato e commentato
da Pier Paolo Pasolini
Collaborazione Gianni Barcelloni Corte
Montaggio Jenner Menghi
Produzione Rai Radiotelevisione Italiana
Produttore delegato Gianni Barcelloni Corte, BBG cinematografica srl
Pellicola Kodakformato 16 mm, b/n; macchine da ripresa Arriflex.
Riprese dicembre 1967-gennaio 1968; esterni Stato di Maharashtra (Bombay), Stato di Uttar Pradesh, Stato di Rajahstan, New Delhi
Durata 34 minuti
Prima proiezione XXIX Mostra di Venezia, sezione “Documentari”, 18 agosto 1968

[/info_box]

*Foto in copertina: © Gianni Barcelloni (1968)